chi va al campo? chi propone il manifesto fiamma tricolore? Mazzei - Galoppini
At 00.06 31/07/2003 +0200, you wrote: Da alcuni giorni si è scatenata la caccia agli antimperialisti ed agli antiamercanisti. Chi l'ha aperta? Ma è ovvio: la sinistra delle caverne (senza nessuna offesa per gli uomini e le donne che nelle caverne erano costretti a vivere). La caverna, o meglio la fogna, si chiama ecn.org, un luogo del cyberspazio davvero elegante e raffinato dove un manipolo di nullafacenti smanetta sulla tastiera con il solo scopo di insultarci.
Non uno straccio di ragionamento, ma il solito mix di una sinistra che incrocia virtuosamente il vuoto di idee con la predisposizione genetica (in senso politico) al complottismo e ad una mentalità inquisitoria che rende tanti "antagonisti" molto più vicini a Di Pietro e ai girotondari di quanto comunemente si osi pensare.
Ci è stato detto che assumendo l'antimperialismo come asse fondante si arriva necessariamente - chissà perché - all'abbraccio (ma dove sarebbe avvenuto, di grazia!) con i fascisti! Uno schemino davvero esaltante che avrebbe come presunto contraltare la triade proletariato-lotta di classe-comunismo. Ma forse che i comunisti, quando erano una cosa seria, hanno mai ragionato così? Forse che hanno rinunciato a confrontarsi a tutto campo, specie nelle epoche di transizione caratterizzate da grandi processi di scomposizione e ricomposizione?
D'altra parte i nostri critici non si nascondono, deducendo il nostro "criptofascismo" dal sostegno alla resistenza irachena (ebbene sì, magari fossimo in grado di sostenerla meglio), dalla posizione sulla Jugoslavia e sui movimenti islamici ecc. Insomma quello che ci viene proposto è il solito atteggiamento dottrinario: contro gli Usa, ma anche contro Saddam; contro la Nato, ma anche contro Milosevic; con i palestinesi, ma soprattutto contro gli islamici di Hamas. In sintesi: noi siamo puri, il mondo è cattivo, sono tutti nemici sullo stesso piano ecc.
Ora, potremmo anche disinteressarci di questo sinistrume sempre uguale a se stesso, ed in effetti penso proprio che dovremo farlo, ma è innegabile che ci insegni una cosa: la totale impermeabilità di quell'area ad ogni proposta innovativa, ad ogni sforzo di misurarsi con i problemi per come si pongono realmente. Noi abbiamo tante difficoltà, ma abbiamo fatto una proposta, gli unici ad averla fatta dopo l'occupazione americana dell'Iraq. Ci sono altre proposte in giro? Non ne conosco, ma a questa fetta sguaita e di "sinistra" di un "popolo di sinistra" ultraconservatore non gliene può fregare di meno. Anzi, guai a chi osa fare proposte. Addosso a chi ci prova! E se per caso trova interlocutori esterni alla tribù di sinistra botte ancora più dure: costoro sono certamente collusi con i fascisti.
I fascisti, i fascisti, i fascisti....ma è possibile che si continui ad usare questa parodia dell'antifascismo così come (ovviamente in maniera assai più seria) la Dc utilizzava l'antifascismo istituzionale per disegnare archi più o meno costituzionali che avevano l'unico obiettivo di consolidare il proprio regime. Ma è possibile che non si vogliano vedere le forze realmente in campo, a partire dal mostro planetario a stelle e strisce che non si presenta certo come fascista, ma semmai come antifascista (Saddam sì che è fascista...). E in Italia, il governo Berlusconi è il governo dei fascisti? Ma per favore....Questo vedere fascisti dappertutto serve solo a giustificare una collocazione, ovviamente del tutto subalterna, nel recinto della sinistra governativa, politically correct ed atlantica.
Certo gli "antagonisti" dal proclama facile e dalla tastiera rovente non lo ammetteranno mai, tanto non devono mica rendere conto a nessuno del loro operato, ma la loro azione è complementare a quella della sinistra bipolare. E come quest'ultima è solo una delle due facce in cui si articola il regime dell'alternanza, questi "antagonisti" da strapazzo sono solo la faccia più estremista di un sinistrume irrecuperabile ad ogni ipotesi di lotta politica che si collochi strategicamente fuori e contro il bipolarismo.
Queste considerazioni non debbono consolarci, perché il quadro che abbiamo di fronte è davvero desolante. Naturalmente occorre sempre distinguere. Non tutti i cosiddetti "antagonisti" sono come i frustrati che imperversano in ecn. Anche a quel mondo dovremo parlare, anche in quel mondo dovremo farci ascoltare. Ma dovremo parlare una lingua chiara senza nulla concedere alle tribù globalizzate, estremiste nel linguaggio, quanto integrate nel pensiero.
Andiamo avanti dunque. La strada che abbiamo intrapreso non sarà facile, ma è l'unica. E' una strada che individua e nomina il nemico fondamentale, che indica un metodo - quello dell'apertura a tutti coloro che vogliono quantomeno discutere questa prospettiva di lavoro - che rompe con schematismi sempre più ossificati non tanto inutili quanto assolutamente dannosi. Certo, è ancora poco, siamo appena ai primi passi, ma facciamoli con decisione. La miseria di chi ci attacca è una riprova della necessità di compiere passi coraggiosi. Non vogliamo "morire americani", ma per farlo occorre uscire dalle caverne (ancor più dalle fogne di certa "sinistra"), per andare a prendere un boccone d'aria fresca. Per fortuna viviamo in una società in crisi che libera forze, certo in molte direzioni, ma appunto per questo occorre essere aperti e duttili.
Ho scritto queste considerazioni, forse un pò banali, con un unico scopo: quello di dire che è più facile che un qualunquista di ieri diventi un partigiano della lotta all'imperialismo americano domani, piuttosto che i cavernicoli di "sinistra" decidano di misurarsi con la realtà politica, sociale e culturale dei nostri tempi. Dico questo non per rincarare la dose, ma perché sono sempre più convinto della necessità di trarne le necessarie conseguenze politiche. Leonardo
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----- Original Message ----- Wrom: QEMSFDULHPQQWOYI To: antiamericanisti Sent: Friday, August 01, 2003 4:33 PM Subject: Re: [antiamericanisti] la sinistra delle caverne
Questa mail di Leonardo è da applausi, la sottoscrivo anche nelle virgole e mi dispiace di non conoscerlo di persona: una persona che, da quanto scrive, dimostra di aver capito perfettamente qual è il problema (della sinistra e oltre).
Chissà come prenderanno certi commissari telematici (che su ecn avevano già sparato contro Grimaldi al tempo delle bombe su Belgrado denunciandone al pubblico ludibrio le "frequentazioni" con il "fascista" di turno) l'invito a "tornarsene nelle fogne"... Mi chiedo se non farebbero meglio a farsi assumere da "Libero", che con le storielle sul "pericolo rosso-nero-verde" ha fatto la sua fortuna (si fa per dire).
Ma veniamo subito al punto clou, l'antifascismo. Di passata, segnalo il discorso di Fidel Castro del 26 agosto: un esempio di dignità di fronte al servilismo dell'Ue allineatasi agli Usa nel fondamentalismo dei "diritti umani", ma anche lui, che insiste nel vedere "fascisti" ovunque, nel caso specifico Aznar, perché non si aggiorna? Ma se a Cuba, in fondo, la cosa è di secondario interesse di fronte alla determinazione nel difendere l'indipendenza della patria e le sue conquiste sociali, a casa nostra - e in specie tra persone che vogliono individuare il proverbiale bandolo della matassa - persistere con i fantasmi del fascismo e dell'antifascismo ingenera solo pigrizia mentale (tra cui rientra anche quella di leggere sul fascismo solo autori ad esso avversi, il che non significa che gli altri siano tutti suoi apologeti) e riproduce un conservatorismo di cui la sinistra - come la destra - dà costante ed abbondante sfoggio; mentre ci vuol poco a capire che la liberal-democrazia (che ha bisogno di destra, centro e sinistra) è un'ideologia come tutte le altre il cui 'Dio unico' è "il mercato" (con il tipo umano e di rapporti interpersonali che informa), malgrado abbia la pretesa di presentarsi come deideologizzata e "patria ideale della tolleranza e del libero pensiero". In realtà, chi sa ben vedere si acco rge che nella liberaldemocrazia non c'è spazio se non per i... liberaldemocratici (opportunisti o meno), con il resto che non si riconosce nel "Dio unico" lasciato a sfogarsi in marginalissime carnevalate rosse, nere ecc., con annessa e benvenuta guerra tra poveri (o meglio "poveracci"). L'antifascismo, speculare del resto all'anticomunismo (non a caso cavalcato regolarmente, sotto elezioni, dal ... Cavaliere), è uno dei principali dogmi accessori che tengono in piedi questo sistema da colonia-Usa, e fortunatamente gli estensori della bozza di manifesto se ne sono accorti, forse non traendone ancora tutte le debite conseguenze (ma l'osservazione di Leonardo secondo la quale Saddam Hussein sarebbe... "fascista" lascia intendere che ha già capito tutto). I politicanti di sinistra-centro-destra, ritengono però a buon diritto (viste certe gazzarre degli "antagonisti" degne dei polli di Renzo) che l'antifascismo filoatlantico paghi ancora, altrimenti non accadrebbero squallide vi cende come quelle racontate qui (http://www.rinascita.info/cogit_content/rq_analisi/SuggerimentiperilsenatoreM.shtml), oppure quella davvero patetica dei pannelli affissi ad una festa dell'Unità (Ds, sì, avete capito bene) di una località toscana che ritraggonono - accanto a vari accostamenti tra Berlusconi e boss mafiosi - lo stesso Cavaliere e Junio Valerio Borghese con la scritta "a volte ritornano": il grottesco è stato che Forza Italia si è indignata soprattutto per quest'ultimo accostamento, a riprova che nell'antifascismo si riconosce tutta la repubblichetta colonizzata. Pensare di dar battaglia agli Usa e ai loro lacchè facendo proprio l'antifascismo di Stato filoatlantico è assolutamente ridicolo e indica una sicura mancanza di senso della realtà (che è una dote per chi vuol far politica). Se poi si volesse obiettare che c'è un antifascismo giusto (o "vero") diverso da quello ufficiale, risponderei che si tratta di un ennesimo valzer di parole per evitare di chiamar e le cose del 2003 col proprio nome.
Il nome. La questione del nome è importante, ma varia a seconda che si pensi a quello di un movimento oppure di un'associazione culturale. Nel primo caso c'è da pensare ad un nome che sia escludente il meno possibile. Faccio un esempio: se si usano parole come "sociale", "cristiano", "nazionale" si rischia di perdere potenziali simpatizzanti (che non verranno in maggioranza dalle file dei militanti di lungo corso, di qualsiasi area, spesso fossilizzati in atavici manicheismi) che, però, non appena sentono una di quelle parole sragionano immediatamente. La denominazione a tinte forti può pagare all'inizio, ma dopo saranno i fatti a parlare, perciò direi di mantenersi sul generale evitando denominazioni troppo melense ("Europa libera", ad esempio, avrebbe il pregio di permettere d'inserirsi nel discorso sulla costituzione dell'Europa, con un chiaro riferimento alla libertà che sicuramente fa presa; oppure la semplice parola "Indipendenza", che dev'essere parte del comune sentir e di chi aderisce ad un movimento come quello che si ha in vista, altrimenti di che stiamo a parlare?). I nomi con il prefisso "anti-" invece non vanno bene, perché ci si deve sempre definire in positivo. Al limite, "fronte antiamericano" potrebbe avere un senso per un'associazione culturale, di sensibilizzazione sul tema del "pericolo americano". Un movimento politico dovrà senz'altro contemplare una sezione studi impegnata sia nella produzione di documenti originali che, soprattutto, in un'opera di raccolta e selezione dell'ampio materiale già pubblicato. Fermo restando che un movimento politico non deve esporre concetti troppo cervellotici, ma far risuonare innanzitutto l'irrazionale che c'è nelle persone, che non sono solo combinazioni di dna o fattori di un qualsiasi sistema di produzione (ma neppure tutto spirito!). Nell'uomo la passione e il sentimento vengono perennemente soffocati, anche a causa di ogni ideologia che vuole imporsi come unica postulando un'antropolog ia sempre limitata ed arbitraria (e perciò fondamentalmente falsa) al fine di far tornare i conti del proprio schema traballante. L'esatto contrario di quel che dovrebbe fare un movimento politico realmente "alternativo", da non scambiare con l'ennesimo tentativo d'assalto alla cittadella del potere per poi dire: "adesso si fa come si dice noi".
Sinistra/destra. Importante l'osservazione di Martinez quando ha detto che qui non si tratta di rifondare una qualsiasi sinistra. Dopo le vicende della Jugoslavia, l'11 settembre e le successive aggressioni statunitensi, chi non è completamente deficiente ha capito che non c'è da rifondare un bel niente. E non ho detto, per carità, che c'è da buttare tutto (il discorso vale anche per l'America, ci mancherebbe altro, perché il Male assoluto non esiste, altrimenti si ragiona come Bush). Una volta detto questo è bene sapere che anche in altri lidi qualcosa si sta muovendo, e un soggetto politico radicalmente nuovo non dovrebbe escludere pregiudizialmente il dialogo con altre realtà che - in buona fede e trasparenza (che non vuol dire "abiure" o "passaggi ad altre sponde") - elaborassero strategie affini se non addirittura collimanti. A titolo d'esempio, segnalo che sul sito censurati.it (http://www.censurati.it/article.php/sid/253/mode/nested/order/0/thold/0) è stato postato l'appello della Fiamma Tricolore in vista delle prossime elezioni europee 2004 (con l'ipoteca elettoralistica - limitata per di più alle sole europee - che mi pare ancora troppo poco per cantare vittoria): non so, non ho un'idea netta in proposito, ma un appello del genere al quale corrispondesse un conseguente agire non inquinato da vecchi schematismi eguali e contrari a quelli della sinistra (e visto e considerato che per l'indipendenza dell'Italia e dell'Europa come priorità assoluta non ci sono all'orizzonte legioni pronte a battersi), dovrebbe essere quanto meno discusso dagli "antiamericanisti" (ripeto: sempre che non sia uno dei tanti fuochi fatui usciti dal 'cimitero' dell'area nazionalpopolare). Oppure - e mi pare più in sintonia con gli intenti degli "antiamericanisti" - si tenga d'occhio l'iniziativa del quotidiano "Rinascita" per la convocazione, in settembre, di un'assemblea di cittadini a titolo personale (e non in rappresentanza di partiti, movi menti, correnti ecc., sempre pronti a fungere da cavallo di Troia) che vogliano discutere dell'alternativa di un "socialismo nazionale". A costo di essere ripetitivo (ma considerati certi nervi scoperti è bene esserlo): non dico che gli "antiamericanisti" dovrebbero apparentarsi con la Ft (al cui interno, tra l'altro, non credo manchino gli "anticomunisti"); dico solo che guardarsi intorno - con un sano spirito di curiosità - fa sempre bene.
Insomma, la costituzione di un nuovo soggetto politico ha senso solo se esso saprà porsi (e non semplicemente definirsi) come realmente alternativo rispetto all'esistente, superando le vecchie dicotomie non certo per cantare le lodi di un tutto indistinto (che mai c'è stato), ma in grado - questo sì - di saper discernere chi è amico e chi non lo è; è una regola che vale per tutti, non solo per gli "antiamericanisti", ma non prima di aver effettuato un lucido esame dell'esistente scevro da ogni sorta di pregiudizio, onde non creare l'ennesimo, settario, equivoco "alternativo".
Vorrei infine ringraziare Mauro per essersi così nobilmente speso per tre persone che non conosce (ma leggo, con dispiacere, che Alessandra Colla "è stata sucidata"): a differenza di certi abissi d'ignoranza e malafede, Mauro legge ed è mosso da sincera curiosità intellettuale. Adesso vado a leggere il nuovo documento spedito da Moreno.
Saluti a tutti EG P.S. Una raccomandazione: perché alcuni non la smettono di firmarsi con pseudonimi? Se si vuole costruire una 'casa', è ammissibile pensare di farlo con dei perfetti sconosciuti?
------------ Da: "Galoppini Enrico" <enrico.galoppini@tin.it> Data: Sat, 2 Aug 2003 19:22:28 +0200 Oggetto: Re: [antiamericanisti] la sinistra delle caverne
Chiedo scusa a tutti gli iscritti se mi permetto una deroga al sensato invito a discutere, d'ora in poi, solo la bozza fatta circolare da Moreno: sono tre giorni che il mio account su yahoogroups mi rimanda indietro i messaggi, per cui, adesso che il meccanismo infernale pare essersi sbloccato, inoltro questo, che credo ancora utile ai fini di una discussione costruttiva. Per capire, insomma, che cosa si vuol fare. Perché un giorno, sì, ci sarà anche da fare, e non solo smanettare sulla tastiera. La civiltà del fare si oppone, d'altro canto, a quella del dire. Per quanto riguarda la bozza di manifesto, per adesso, ad una prima lettura mi piace davvero molto: forse, come dice Giulio Bonali, calibrerei meglio alcuni riferimenti all'Urss, come eviterei le similitudini (frutto di un'estrema semplificazione) tra la necessità di opporsi agli Usa e, in passato, al nazionalsocialismo (e al fascismo). Questo, direi, per onestà intellettuale, perché nella storia, sotto la veste dell'oppressore ci sono stati visti tutti: non ultima la liberaldemocrazia (britannici in India e in Cina - assieme ad altri -, l'"italietta" liberale in Libia; come, del resto, i sovietici in Ungheria, o i cinesi comunisti in Tibet: e si potrebbe andare avanti per ore). Fuori da ogni polemica, sia chiaro, poiché qui non è più il caso di fare il tifo per nessuna 'icona' politica passata (che personalmente non ho mai avuto). Se poi, con quell'accostamento si vuole evocare un moto della coscienza, un imperativo morale, sono d'accordissimo, ma mi permetto di osservare (p oiché qui non si sta 'rifondando' niente) che insistendo troppo con la similitudine con la resistenza al fascismo (assimilato in tutto, arbitrariamente, al nazionalsocialismo) si rischia di tenere lontane molte persone che non si sentono "di sinistra" (tutti d'accordo sul fatto che se uno non si sente "di sinistra", non è detto che 1) si senta "di destra" o, peggio, 2) sia un mostro a sette teste?) ma che avvertono come non più dilazionabile un impegno fattivo contro il pericolo n. 1 del nostro tempo. E, considerato che il pericolo n. 1 ha legioni di lacchè e d'indifferenti ("di sinistra", "di destra" e "di centro") che portano acqua al suo mulino, non mi pare il caso di giocarsi potenziali aderenti e simpatizzanti non "di sinistra" per due o tre riferimenti a fascimo e nazionalsocialismo - mi auguro accessori rispetto all'economia complessiva del discorso - fatti nel testo. Sulla libertà personale, infine, direi che bisogna andare con i piedi di piombo, perché tutti ci teniamo. Ma nache qui, chissà ciascuno come la interpreta! La mia, non è certo quella di portare la pistola in stile cowboy (vi assicuro che c'è anche chi, in Italia, vorrebbe introdurla). Sarebbe interessante un dibattito sulla libertà, che credo a tutti evochi un valore di positivo. Ma, per ora, si converrà che non si è vicini alla... presa del potere da parte degli "antiamericanisti"! Un saluto a tutti Enrico
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saluti cavernicoli
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