La sinistra si mobilita davanti alla sfida dell’estrema destra
LUCCA. I post fascisti hanno voglia di contarsi e di farsi vedere. La data prescelta è il 27 settembre, anniversario della nascita di Alessandro Pavolini, uomo di cultura e di manganello. I fascisti toscani ci sono particolarmente affezionati e ogni tanto lo ripropongono in tutte le salse: incensano l’urbanista e ammiccano al fondatore delle brigate nere. Il tam tam ha funzionato, perché alla manifestazione indetta da Alleanza nazionale a Scandicci, si sono accodati i militanti di Azione Giovani a Massa e quelli di Forza Nuova a Lucca. A sentirli la data del 27 settembre è una pura e semplice coincidenza, ma è ben strano che tre manifestazioni dello stesso tenore, in Toscana, si tengano lo stesso giorno. A Lucca e a Massa negano anche qualunque legame con la ricorrenza di Pavolini, ma allora vuol dire che le strade del revisionismo storico si intrecciano casualmente. (segue dalla prima pagina) Le tre manifestazioni sono politicamente e culturalmente diverse tra loro. Nessuno può mettere sullo stesso piano An e Azione Giovani con Forza Nuova. Ma il «pubblico» a cui si rivolgono è lo stesso. E tuttavia le tre manifestazioni del 27 settembre questa volta hanno prodotto anche qualcosa di diverso della scontata opposizione della sinistra e delle forze antifasciste. Questo continuo «dar fiato a quel che pensa la gente», crea imbarazzi nella destra che vuole governare il paese senza dover fare continuamente i conti con i fantasmi del passato. A Scandicci la commemorazione di Pavolini è organizzata dal locale di circolo di An, ma i dirigenti nazionali del partito si sono dissociati e hanno escluso la preannunciata partecipazione del ministro Alemanno. Il coordinatore nazionale Ignazio La Russa è ancor più esplicito: «Non mi scandalizza che si organizzi un dibattito su Pavolini, mi scandalizza che due o tre giovani del partito abbiano deciso di organizzarlo senza concordarlo con i vertici del partito. Mi allarma il fatto che si confonda l’analisi storica con l’attualità politica». Alleanza nazionale non ne vuole sapere di essere trascinata nelle bolgia fascista dai camerati di un tempo. Fini ha preso le distanze perfino da Berlusconi quando si è lasciato andare a giudizi scoppiettanti su Mussolini e sul confino degli antifascisti. Figuriamoci il sindaco di Lucca Pietro Fazzi, berlusconiano, quando ha saputo che Forza Nuova ha indetto per il 27 settembre una manifestazione nella sua città. «Non tocca a me decidere la concessione delle piazze per le manifestazioni politiche - ha messo le mani avanti il sindaco - ma rispetto alle ragioni del raduno indetto (le politiche sulla famiglia e sull’infanzia dell’Unione europea) manifesto la più assoluta condanna». Il forzanovista lucchese Fabrizio Sgandurra, come la manzoniana donna Prassede, tratta le idee come le amiche, ne ha poche e a quelle poche è molto affezionato. Solo che le idee morte producono fanatismo: «Saremo dai 200 ai 400. Chi lo può impedire ai nostri militanti di venire a Lucca? Gli altri si mobilitano? E’ la solita campagna di odio...» Il prefetto non si è ancora pronunciato e la dissociazione del sindaco Fazzi non è così perentoria. Tanto che Forza Nuova non torna indietro. Il gruppo di estrema destra non intende cedere a Lucca, dove è nato e ha il più consistente, seppur esiguo, seguito politico. La città è considerata non tanto una roccaforte, quanto un possibile terreno di espansione, una lunga tradizione anticomunista alle spalle, a suo tempo una cellula storica di fiancheggiatori di Mario Tuti, qualche simpatia tra le frange del tifo calcistico allo stadio. A Lucca, il 27 settembre, Forza Nuova vuole contestere i «poteri forti» dei «tecnocrati europei», ma si troverà di fronte l’altra parte della città, quella antifascista, non solo di sinistra. La mobilitazione à già iniziata, non senza qualche frecciata polemica all’indirizzo del sindaco Fazzi «che quando vuole le manifestazioni le impedisce, come fece quando i comitati cittadini volevano protestare contro il suo piano urbanistico». Si temono scontri e incidenti e il prefetto sembra guardare a una via d’uscita: una manifestazione blindata fuori dalle Mura, probabilmente nella zona dello stadio. A Forza Nuova va bene, agli antifascisti no. E sullo sfondo di una possibile giornata di guerriglia urbana, sembrano deboli le caute dissociazioni del sindaco Fazzi. A Massa, in piazza, ci saranno i militanti di Azione Giovani che si raduneranno, se avranno l’autorizzazione, in piazza Garibaldi per un concerto «alternativo» che - dice il presidente Alessandro Amorese - non vuole assolutamente ricordare Pavolini». Due i gruppi musicali invitati. Uno si chiama «Ddt», acronimo che sta per «Dodicesima disposizione transitoria», quella che impedisce la ricostruzione del partito fascista. «Musica rock di gruppi identitari alternativi» dicono i giovani di destra «per far sapere che in città ci siamo anche noi». Con l’aggiunta che i «Ddt» hanno in repertorio refrain impresentabili: «Cinquant’anni ormai sono passati, i ricordi sono sbiaditi, vecchio partigiano non potrai cancellare 600 giorni di repubblica sociale...» Il campanello d’allarme è scattato in consiglio comunale. L’ha suonato la diessina Gabriella Gabrielli, chiedendo al sindaco di non concedere la piazza. Il sindaco ci sta pensando, Fabrizio Neri (Margherita), ci sta pensando. Anche a Massa i giovani e la sinistra si stanno mobilitando. Alcuni di essi però passeranno dei guai per aver messo uno striscione in omaggio a Aldo Salvetti, trucidato dai fascisti: sono stati identificati dai carabinieri e denunciati per affissione abusiva. Un’intransigenza destinata ad alimentare la tensione. Giuliano Fontani
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