Il canto è del 1901 e proviene da un precedente canto in cui al posto di Bresci,il giustiziere di Umberto I, compariva il nome dell'espropriatore anarchico Pini, morto alla Cajenna. Per notizie più esatte cfr. il testo «Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento», di S. catanuto e F. Schirone, ed. Zero in condotta, Milano, 2001, p.161. Il testo, per intero, fa:
Pria di morir sul fango della via imiteremo Bresci e Ravachol: chi tende a te la mano, o borghesia, è un uomo indegno di guardare il sol. Le macchine stridenti dilaniano i pezzenti e pallide e piangenti stan le spose ognor Restano i campi incolti e i minator sepolti e gli operai travolti da omicidio ognor. E a chi non soccombe s schiudan le tombe si apprestin le bombe s'affili il pugnal: è l'azione ideal! Francia all'erta sulla ghigliottina tronca il capo a chi punir la vuol Spagna vil garrota ed assassina fucila Italia chi tremar non suol. In America impiccati, in Africa sgozzati in Spagna torturati a Montijuch ognor Ma la razza trista del signor teppista l'individualista sa colpire ancor. E a chi non soccombe... Finché siam gregge è giusto che vi sia cricca social per leggi decretar finché non splende il sol dell'Anarchia vedremo sempre il popol trucidar. Sbirri inorridite se la dinamite voi scrosciare udite contro l'oppressor. Abbiamo contro tutti, sbirri e farabutti e uno contro tutti noi li sperderem. E a chi non soccombe...
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