Sei tra poliziotti e carabinieri nei guai per aver picchiato militanti del centro sociale Orso.
Per le violenze in ospedale nella notte dell’omicidio di Davide «Dax» Cesare, l’inchiesta della Procura rischia di mettere nei guai non solo il gruppo di militanti già indagati del centro sociale «Orso», ma anche una mezza dozzina di carabinieri e poliziotti. L’indagine è molto delicata perché deve chiarire (e provare) le singole responsabilità personali nei duri scontri tra forze dell’ordine e giovani di estrema sinistra nella drammatica serata del 16 marzo. Davide Cesare era stato appena accoltellato in via Brioschi da tre balordi neofascisti. Una ventina di suoi amici hanno seguito l’ambulanza fino al San Paolo, dove un medico ha incautamente comunicato la morte di Dax. Polizia e carabinieri, in quel momento, erano in inferiorità numerica. Secondo i primi risultati dell’inchiesta, i giovani del centro sociale, esasperati nel vedersi circondati anche in quel momento, hanno per primi cominciato a insultarli e a spintonarli. I rilievi sulle auto di polizia e carabinieri, però, non confermano che gli agenti fossero stati anche bersagliati da lanci di sassi. In ogni caso, a questo punto le parti s’invertono. Polizia e carabinieri chiedono e ottengono rinforzi. Un video amatoriale, ora sotto sequestro, documenta un pestaggio: un giovane, già immobilizzato a terra da un poliziotto ora identificato, viene picchiato da un carabiniere, che è indagato da tempo. Al pestaggio assiste un altro agente, in via di identificazione, che tiene lontani gli altri ragazzi. Fu proprio quel video-choc a spingere il prefetto a chiedere ai pm di indagare, in nome della «credibilità delle istituzioni», anche sulle «violenze commesse da chi deve difendere i cittadini». Sui successivi scontri ci sono soltanto testimonianze. Una decina di giovani concordano nell’addossare le violenze più gravi a due carabinieri: uno brandiva una mazza di legno, l’altro picchiava impugnando la radio di servizio. Gli stessi testimoni sottolineano che a fermare quei due «esaltati» furono i poliziotti. Ieri il pm Gittardi ha convocato quattro giovani di sinistra che sono invece indagati per aver partecipato agli scontri: difesi dall’avvocato Mirko Mazzali, hanno scelto di non rispondere, mentre i loro compagni protestavano all’ingresso del tribunale contro «il muro di gomma della menzogna». La prossima settimana in Procura sfileranno prima i poliziotti e i carabinieri convocati come testimoni e poi i loro colleghi sotto accusa. Medici e infermieri del San Paolo hanno purtroppo confermato anche le peggiori denunce: un gruppo di agenti decise di caricare anche i giovani che si erano rifugiati nel vialetto interno e perfino nella sala del pronto soccorso. I testimoni parlano di ragazzi immobilizzati con la faccia a terra e percossi da due o tre agenti. La loro identificazione è però problematica, perché quasi tutti i volti erano coperti dai caschi di servizio. L’inchiesta prosegue contro tutti i responsabili.
|