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- roma -
Roma, torna in piazza l'altra città, quella che non crede ai teoremi
by da liberazione Saturday October 11, 2003 at 12:02 PM mail:  

Oggi la risposta dei movimenti alle accuse di associazione a delinquere contro chi lotta per la casa.


Dal Colosseo alle 16 di oggi per sfilare fino a Piazza Venezia. Ci saranno giovani, donne, migranti, bambini, anziani ma non animali, come annunciato dai promotori, per via del divieto esplicito del questore. Poi tutti sulla vicina e michelangiolesca Piazza del Campidoglio per un'assemblea cittadina.
La prima risposta di piazza alle perquisizioni di cinque attivisti romani sarà il corteo annunciato ieri in una conferenza stampa convocata in una delle sei occupazioni animate da Action, l'"Agenzia comunicazione diritti" su cui pende l'incredibile accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio immobiliare.

Tra i perquisiti figura clamorosamente Nunzio D'Erme, consigliere capitolino disobbediente e delegato dal sindaco Veltroni sui temi della partecipazione democratica, gli stessi cui rimanda l'esperienza di Action, riconosciuta da Campidoglio, municipi, costruttori e proprietari con i quali ci sono trattative per fitti a canone sociale e recupero del patrimonio abitativo: nell'XI municipio, ad esempio, il delegato alla casa del presidente Smeriglio, Gianluca Peciola, fa riferimento ad Action.

Lo stesso D'Erme è in questi giorni nell'occhio del ciclone dopo la sua partecipazione (e alcune dichiarazioni-stampa distorte) ai blitz della scorsa settimana quando fu versato del letame sotto la residenza romana di Berlusconi. Ieri proprio D'Erme ha ricordato la "sfida" alla città rappresentata dalla delega e in cui è contenuta, secondo il consigliere disobbediente, l'idea di una relazione diversa tra amministrazione e soggetti sociali che vogliono «innovare le forme della politica, praticare sperimentazioni, andare oltre la democrazia rappresentativa», come spiega a Liberazione anche Guido Lutrario, portavoce disobbediente e a sua volta perquisito. Se la delega a D'Erme venisse ritirata, come chiede la destra (anche per coprire la recentissima condanna a un anno per falsificazione di atti inflitta al vicepresidente del consiglio regionale, Luzzi di An) sarebbe «un ritorno indietro» a detta di decine di amministratori regionali, provinciali, comunali e municipali, Rifondazione (alla conferenza stampa è intervenuta la segretaria cittadina Chicca Perugia) e giovani comunisti, Aprile, Arci, Cub, Radio Città Aperta, Senza Confine, comitati cittadini che si battono su questioni ambientali e sociali, lavoratori di Sky aderenti alla Cgil, consiglieri disobbedienti verdi e del Prc di Genova, Milano, Rimini, Vicenza, Gorizia, Molise, Friuli e Casalecchio di Reno e reti nazionali di movimento che aderiscono al corteo.

Intanto Veltroni ha risposto ieri alla lettera aperta di Patrizia Sentinelli, capogruppo Prc in Campidoglio che, dalle colonne di Liberazione, gli chiedeva che Roma fosse «la città che provoca un dibattito generale sulle forme del conflitto sociale» e di «continuare l'esperienza della delega: un percorso accidentato ma capace di sperimentazioni significative di protagonismo sociale». Veltroni - insoddisfatto dalle smentite di D'Erme - ha scritto che nelle istituzioni non si rappresenta «solo se stessi, altrimenti Bossi avrebbe ragione a sostenere la secessione facendo il ministro». Sul rifiuto di violenza, intolleranza e illegalità e sulla fedeltà al programma, il sindaco di Roma chiede «un chiarimento definitivo, senza se e senza ma». «La coerenza che chiede non mi sembra incompatibile con gli atti di disobbedienza - replica Sentinelli - e la risposta del sindaco mi sembra un fatto positivo perché non toglie la delega e riapre un dibattito pubblico. Ma i due si devono parlare». E poco prima di andare in stampa, è giunta in redazione la risposta di D'Erme che puntualizza come anche Veltroni parli, a volte, da uomo di partito. In particolare, le questioni della violenza e dell'illegalità sembrano al consigliere disobbediente una sorta di "forche caudine": «Il suo ripudio della violenza - scrive - non gli precluse la scelta di incoraggiare i soldati italiani che partivano per l'Iraq, né di benedire la guerra umanitaria in Kossovo. Al contrario sarò sempre per la pace e il disarmo e mi attengo scrupolosamente alle leggi più importanti, quelle universali dei diritti dell'uomo, della donna, dei bambini. Il mio programma, quello dei movimenti sociali, non sempre coincide con quello della Giunta».


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