Indymedia e' un collettivo di organizzazioni, centri sociali, radio, media, giornalisti, videomaker che offre una copertura degli eventi italiani indipendente dall'informazione istituzionale e commerciale e dalle organizzazioni politiche.
toolbar di navigazione
toolbar di navigazione home | chi siamo · contatti · aiuto · partecipa | pubblica | agenda · forum · newswire · archivi | cerca · traduzioni · xml | toolbar di navigazione toolbarr di navigazione toolbarr di navigazione toolbar di navigazione
Campagne

autistici /inventati crackdown


IMC Italia
Ultime features in categoria
[biowar] La sindrome di Quirra
[sardegna] Ripensare Indymedia
[lombardia] AgainstTheirPeace
[lombardia] ((( i )))
[lombardia] Sentenza 11 Marzo
[calabria] Processo al Sud Ribelle
[guerreglobali] Raid israeliani su Gaza
[guerreglobali] Barricate e morte a Oaxaca
[roma] Superwalter
[napoli] repressione a Benevento
[piemunt] Rbo cambia sede
[economie] il sangue di roma
Archivio completo delle feature »
toolbarr di navigazione
IMC Locali
Abruzzo
Bologna
Calabria
Genova
Lombardia
Napoli
Nordest
Puglia
Roma
Sardegna
Sicilia
Piemonte
Toscana
Umbria
toolbar di navigazione
Categorie
Antifa
Antimafie
Antipro
Culture
Carcere
Dicono di noi
Diritti digitali
Ecologie
Economie/Lavoro
Guerre globali
Mediascape
Migranti/Cittadinanza
Repressione/Controllo
Saperi/Filosofie
Sex & Gender
Psiche
toolbar di navigazione
Dossier
Sicurezza e privacy in rete
Euskadi: le liberta' negate
Antenna Sicilia: di chi e' l'informazione
Diritti Umani in Pakistan
CPT - Storie di un lager
Antifa - destra romana
Scarceranda
Tecniche di disinformazione
Palestina
Argentina
Karachaganak
La sindrome di Quirra
toolbar di navigazione
Autoproduzioni

Video
Radio
Print
Strumenti

Network

www.indymedia.org

Projects
oceania
print
radio
satellite tv
video

Africa
ambazonia
canarias
estrecho / madiaq
nigeria
south africa

Canada
alberta
hamilton
maritimes
montreal
ontario
ottawa
quebec
thunder bay
vancouver
victoria
windsor
winnipeg

East Asia
japan
manila
qc

Europe
andorra
antwerp
athens
austria
barcelona
belgium
belgrade
bristol
croatia
cyprus
estrecho / madiaq
euskal herria
galiza
germany
hungary
ireland
istanbul
italy
la plana
liege
lille
madrid
nantes
netherlands
nice
norway
oost-vlaanderen
paris
poland
portugal
prague
russia
sweden
switzerland
thessaloniki
united kingdom
west vlaanderen

Latin America
argentina
bolivia
brasil
chiapas
chile
colombia
ecuador
mexico
peru
puerto rico
qollasuyu
rosario
sonora
tijuana
uruguay

Oceania
adelaide
aotearoa
brisbane
jakarta
manila
melbourne
perth
qc
sydney

South Asia
india
mumbai

United States
arizona
arkansas
atlanta
austin
baltimore
boston
buffalo
charlottesville
chicago
cleveland
colorado
danbury, ct
dc
hawaii
houston
idaho
ithaca
la
madison
maine
michigan
milwaukee
minneapolis/st. paul
new hampshire
new jersey
new mexico
new orleans
north carolina
north texas
ny capital
nyc
oklahoma
philadelphia
pittsburgh
portland
richmond
rochester
rogue valley
san diego
san francisco
san francisco bay area
santa cruz, ca
seattle
st louis
tallahassee-red hills
tennessee
urbana-champaign
utah
vermont
western mass

West Asia
beirut
israel
palestine

Process
discussion
fbi/legal updates
indymedia faq
mailing lists
process & imc docs
tech
volunteer

Vedi tutti gli articoli senza commenti
Polymedialab: rassegna stampa
by IMC Italy Wednesday, Dec. 10, 2003 at 9:30 PM mail:

Alcuni articoli apparsi su geneva03... MEDIA-ATTIVISTI ALL'OPERA Digital divide a Ginevra, tra protesta e proposta.


di Sara Sironi 10/12/2003
Mega insegne luminose che sfidano cartelli scritti a mano: il digital divide è presente anche nelle differenze del trattamento riservato alle grandi aziende e alle piccole associazioni. E non siamo in una fiera commerciale, stiamo parlando del Wsis (World Summit on the Information Society), il primo Summit delle Nazioni Unite dedicato alle nuove tecnologie e allo sviluppo che si è aperto oggi a Ginevra.

La denuncia arriva dal collettivo Geneva03, una delle molte realtà della società civile che hanno organizzato eventi collaterali e/o alternativi al meeting ufficiale (ieri mattina è avvenuto un discusso sgombero da parte della polizia della sede del Polimedia Lab, le altre iniziative in programma non sembrano aver subito cancellazioni).

Dalle associazioni cattoliche alle organizzazioni non governative, dai centri sociali alle federazioni di giornalisti: un numero impressionante di persone mobilitate per discutere sui temi dell'informazione e delle tecnologie senza censure né diktat imposti da aziende e governi (tra i relatori c'è anche Richard Stallman, il guru della Free Software Foundation).

Ma proprio la bozza del Plan of Action del WSIS dichiara l'intenzione di coinvolgere la società civile nella costruzione di una società dell'informazione che riconosca a tutti il diritto di accedere ai media. E alcune organizzazioni non governative partecipano ai lavori del Summit. Ma chi sta "fuori" accusa: qualche associazione per fare da tappezzeria, il solito alibi per salvaguardare gli interessi delle solite corporazioni.

L'associazione internazionale Reporter senza frontiere, da anni in prima linea per la libertà di stampa e di informazione, fa parte dei grandi esclusi, ma non si è data per vinta: da oggi si può ascoltare Radio non grata, un'emittente "pirata" che trasmetterà durante tutto il Summit per denunciare gli attacchi censori di molti paesi partecipanti al Summit tra cui Tunisia, Cina, Vietnam, Cuba e Maldive.

Tra le molte iniziative collaterali è particolarmente interessante il World Forum on Communication Rights, un convegno che si terrà domani presso il Palexpo di Ginevra. L'attenzione è focalizzata sulle dinamiche della comunicazione in relazione alla povertà, sulla deviazione del copyright da diritto a strumento di oppressione, sull'informazione in tempo di guerra e al servizio della pace, sull'impatto dell'informazione sui diritti umani. Il Forum (gestito da un coordinamento internazionale di agenzie non governative) nasce dall'ampio progetto del Cris (Communication Rights in the Information Society), una campagna internazionale che chiede che i diritti di comunicazione siano centrali nella società dell'informazione e nel Summit Onu, del quale ha condiviso la fase preparatoria.

Non resta che attendere i risultati del frenetico cantiere, ufficiale e non, che (per ora) si è fermato a Ginevra.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
Ancora da Virgilio Tecnologia
by IMC Italy Wednesday, Dec. 10, 2003 at 9:32 PM mail:


Vertice di Ginevra: l'IT è la chiave per lo sviluppo mondiale.
La tecnologia come fattore abilitante per diffondere le informazioni a livello mondiale e facilitare così lo sviluppo dei paesi. Questo l'argomento attorno cui ruota il vertice che si tiene in questi giorni a Ginevra


di Raffaella Festari
Virgilio Tecnologia
10 dicembre 2003

La tecnologia come fattore abilitante che facilita lo sviluppo delle società mondiali. Questo il tema alla base della dichiarazione di intenti stilata il 9 dicembre dai partecipanti al World Summit on the Information Society (WSIS), ovvero il vertice mondiale sulla società dell'informazione, la cui prima parte inizia oggi a Ginevra e si concluderà venerdì. La seconda parte avrà luogo a Tunisi dal 16 al 18 novembre 2005.

Si tratta di una conferenza ONU organizzata dall'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) di importanza fondamentale per lo sviluppo della società dell'informazione e della conoscenza, che riunisce a Ginevra più di 4500 delegati di 174 Stati, 5000 membri di 663 ONG, 630 rappresentanti di 111 aziende private e gli inviati di 72 organizzazioni internazionali.

Ha aperto il vertice il presidente della confederazione Pascal Couchepin, seguito dal segretario generale dell'ONU Kofi Annan. Entrambi hanno lanciato un appello ai governi, affinché si impegnino a diminuire il divario digitale. Annan ha espresso la speranza che la comunità internazionale tragga maggiormente vantaggio dalle tecnologie dell'informazione, che possono contribuire a migliorare la vita di tutti gli abitanti del pianeta. Il segretario generale ha sottolineato che la libertà d'opinione e d'espressione è fondamentale per lo sviluppo, sia della democrazia, sia della pace. "Le disparità non scompariranno da sole: spetta ai dirigenti riuniti a Ginevra dimostrare la volontà politica necessaria", ha dichiarato Annan.

Articolata la dichiarazione di principi. Al primo punto si dichiara l'intenzione di costruire una società dell'informazione incentrata sulle persone e che permetta ai singoli individui e alle comunità di raggiungere il loro pieno potenziale nel promuovere lo sviluppo sostenibile e nel migliorare la qualità della vita. Dal secondo punto in poi si illustra la volontà di promuovere l'Information Technology quale strumento fondamentale per garantire questi principi e promuoverne lo sviluppo. In sostanza, proprio tramite il diffondersi delle informazioni facilitato dagli strumenti forniti dall'Information Technology, sarà possibile promuovere obiettivi di sviluppo quali l'estirpazione della povertà e della fame, il raggiungimento dell'educazione primaria universale, dell'uguaglianza fra gli uomini e di un ruolo sempre più importante delle donne, la riduzione della mortalità infantile, l'aumento della salute delle madri, la lotta contro l'AIDS, la malaria e altre malattie, e molti altri obiettivi elencati nella Millennium Declaration. All'articolo 9 si ribadisce l'importanza fondamentale dell'ICT, che deve essere visto non come fine ultimo, ma come strumento che deve essere utilizzato per raggiungere altri scopi.

Più di 60 gli articoli elencati nella dichiarazione di principi del summit, che, partendo dai punti fondamentali che si rifanno ai diritti umani, arrivano ad affermare che tutti gli individui hanno diritto di trarre beneficio dalle opportunità che può offrire l'ICT. Per assicurare questo, si deve collaborare per aumentare l'accesso alle infrastrutture e alle tecnologie IT, all'informazione e alla conoscenza; aumentare la fiducia e la sicurezza nell'utilizzo delle infrastrutture informatiche; creare un ambiente abilitante a tutti i livelli; rispettare le diversità culturali; riconoscere il ruolo dei media; indirizzare la dimensione etica della società dell'informazione e infine incoraggiare la cooperazione internazionale. Questi sono, secondo gli autori della dichiarazione, i principi chiave per costruire una società dell'informazione accessibile a tutti. Ovviamente è fondamentale, nel quadro fin qui delineato, il ruolo dei Governi e delle infrastrutture.

Come in ogni vertice che si rispetti, non mancano le "contromanifestazioni". Il gruppo più attivo in questo senso è la comunità "Geneva03", formatasi da circa un anno, precisamente dall'European Social Forum di novembre 2002. E’ composta da membri di differente estrazione, che si rapportano in modi radicalmente differenti al WSIS: alcuni hanno preso parte al processo ufficiale di organizzazione del summit, altri no, alcuni si concentrano sulle questioni riguardanti la proprietà intellettuale, altri si focalizzano sulla battaglia per la libertà del movimento e di comunicazione. Tutti, comunque, sono uniti dall'opinione comune che visioni e approcci alternativi sono necessari a Ginevra durante il WSIS.

Geneva03 ha organizzato prima e durante il vertice tre eventi: il "polimedia lab", che fornisce spazio e risorse per workshop e produttori media indipendenti; una conferenza di due giorni (il 9 e il 10) fatta da discussioni aperte, seminari e presentazioni; l'High Noon, una maratona di filmati che hanno come soggetto gli attivisti media indipendenti e i progetti di community media sorti in giro per il mondo. Maggiori informazioni e dettagli aggiornati sulle attività della comunità sono disponibili sul sito geneva03.net.

Partecipa al summit anche la Free Software Foundation (FSF) Europe, "assieme ad altri rappresentanti della società civile" come si legge dal sito della FSF"per assicurarsi che i principi fondamentali dell'era digitale non siano determinati solo dall'industria dei media e dai governi e che i diritti umani non incontrino limiti di tipo tecnologico". Pare infatti che uno dei maggiori timori della comunità dell'informazione sia il predominio dei "grandi" dell'industria di settore, con una conseguente limitazione della libertà della rete e degli strumenti informatici in generale. Vedremo nei prossimi giorni quali saranno gli esiti raggiunti dalla tre giorni di Ginevra.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
La Stampa
by IMC Italy Wednesday, Dec. 10, 2003 at 9:34 PM mail:

Wsis: il futuro passa da Ginevra
Si apre domani il Summit Mondiale per la Società dell'Informazione, un appuntamento organizzato dall'ONU per decidere le nuove strategie dello sviluppo tecnlogico globale. Preannunciate forti polemiche e contestazioni

9 dicembre 2003

di Stefano Porro

Chi l'avrebbe mai detto che Ginevra, anche se solo per due giorni, sarebbe diventata la capitale mondiale della comunicazione. A partire da domani e fino al 12 dicembre, il capoluogo svizzero ospiterà la prima edizione del "World Summit on the Information Society" (WSIS), un evento organizzato dalle Nazioni Unite e dall'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni a cui parteciperanno oltre 150 Paesi, circa 6 mila delegati, una sessantina di Capi di Stato, enti del settore pubblico e privato, associazioni e ONG di tutto il mondo.

Un'iniziativa di straordinaria importanza, dove per la prima volta verranno analizzati a livello globale i mutamenti economico-politici e le problematiche sociali innescate dalla diffusione di massa delle nuove tecnologie di comunicazione. Non sarà un appuntamento scontato, almeno a giudicare dalle tematiche su cui i delegati dovranno confrontarsi, come il divario digitale, la trasformazione della conoscenza in merce attraverso brevetti e copyright, la concentrazione delle proprietà dei mezzi di comunicazione di massa e, soprattutto, l'individuazione delle strategie per favorire uno sviluppo coerente della società digitale nei prossimi anni. La speranza di molti è che al Summit prevalga una visione che contrasti le attività di controllo politico dell'informazione dei governi autoritari e limiti le richieste di protezionismo economico provenienti dalle grandi major del software e della musica, per favorire invece la libera diffusione della conoscenza e il rispetto dei diritti umani (in alcuni paesi, come Cina e Vietnam, chi viene scoperto a navigare su un sito straniero corre il rischio di essere arrestato). Il che non è affatto scontato, dal momento che i rappresentanti della società civile, inizialmente coinvolti nel processo preparatorio del WSIS iniziato due anni fa, si sono visti chiudere la porta in faccia durante le fasi decisionali più delicate.

Particolarmente clamorosa è stata l'esclusione dal vertice dell'organizzazione per la libertà di informazione "Reporters sans frontières", colpevole forse di aver diramato alcune settimane fa un preoccupante rapporto sulla mancanza di libertà in rete. Ecco perché mediattivisti, esponenti del Social Forum e delle ONG si sono dati appuntamento a Ginevra per organizzare un vero e proprio contro-summit che rilascerà una Dichiarazione alternativa rispetto a quella ufficiale del WSIS. "Ci opponiamo a una società dell'informazione chiusa e tecnologicamente determinata, dove la conoscenza è considerata come merce privilegiata di un sistema che antepone le esigenze del mercato a quelle delle persone" protestano a gran voce gli attivisti. In rete la mobilitazione è già partita da tempo, concentrandosi su siti e blog frequentatissimi che preannunciano l'occupazione del vertice, come "WSIS? We Seize!" (http://www.geneva03.org/), o sul più istituzionale "World Forum on Communication Rights" (http://www.communicationrights.org), che ha promosso varie iniziative di protesta e dialogo in molte università italiane. A Ginevra, il nostro paese avrà il delicato compito di gestire i negoziati per raggiungere una posizione unitaria dell'Unione Europea. Nonostante il ministro per l'Innovazione Tecnologica Lucio Stanca abbia dichiarato che "non spetta ai governi gestire e controllare Internet, che rappresenta un'opportunità di crescita per il Sud del mondo", rimangono ancora molti dubbi su quale sarà il reale operato della nostra compagine governativa. In particolare, la task-force italiana che parteciperà al Summit è stata fortemente criticata per non aver incluso tra le sue fila nemmeno un rappresentante della società civile e per non aver espresso posizioni chiare su temi scottanti come la governance di Internet e la sicurezza delle tecnologie della comunicazione. Insomma, le divergenze rimangono aperte e l'atmosfera si preannuncia particolarmente calda. E non è un caso che molti delegati giunti a Ginevra nei giorni scorsi paventino un possibile fallimento del WSIS per l'incapacità di trovare delle posizioni comuni. In quel caso, i giochi sarebbero rimandati alla seconda fase del vertice, che si terrà a Tunisi nel 2005. Un'era geologica, vista la velocità dell'innovazione digitale.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
Vita
by IMC Italy Wednesday, Dec. 10, 2003 at 9:40 PM mail:

Ginevra: Summit dell'informazione al via

di Giulio Leben (g.leben@vita.it)

09/12/2003
logo della manifestazione
WSIS: ai blocchi di partenza la societa mondiale dell'informazione a Ginevra, domani fino al 12 dicembre. Vertice e controvertice
Vertice
Internet e' una risorsa per tutta l' umanita' da proteggere e sviluppare e, dopo il vertice di Rio sull' ambiente o quello di Pechino sulle donne, le Nazioni Unite dedicano un Summit planetario alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict). L'appuntamento e' per domani a Ginevra, dove 65 capi di Stato e di governo, ministri e delegati di 174 Paesi, parteciperanno al primo Summit mondiale sulla societa' dell'informazione, in programma fino a venerdi'. Obiettivo simbolo del Vertice e' la lotta al ''divario digitale'', ovvero al fossato che separa chi ha accesso a Internet e alle Ict da chi non dispone neanche di un telefono in casa. Un fossato immenso ed illustrato da un solo dato: i 400mila abitanti del Lussemburgo dispongono di piu' connessioni all' Internet internazionale dell'insieme dei 760 milioni di Africani.

Una Dichiarazione di principi ed un Piano d'azione all'esame del Vertice si prefiggono di colmare le piu' gravi lacune di tale divario con l'impegno a collegare ogni villaggio a Internet e alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Tic) entro il 2015 e quello di garantire l'accesso ai servizi Tv e radio a tutta la popolazione mondiale entro la stessa data. Ma le divergenze tra Nord e Sud hanno fatto slittare al 2005 - quando a Tunisi si svolgera' la seconda fase del Summit - la decisione sulla creazione di un 'Fondo di solidarieta' digitale' per finanziare lo sviluppo delle Ict nei Paesi poveri.

Rinviata al 2005, anche la soluzione delle divergenze sull' amministrazione di Internet che i Paesi industrializzati vorrebbero lasciare in mano ai privati e Paesi come la Cina o il Brasile vorrebbero affidare ad un'agenzia dell'Onu. Indetto per studiare il ruolo che le tecnologie della comunicazione e dell'informazione - dalla radio, al telefono fino a Internet - possono svolgere per sostenere lo sviluppo economico, i diritti dell' uomo e la democrazia, il Vertice ha richiesto due anni di lavori e di conferenze preparatorie durante i quali sono stati esaminati i mezzi per rendere le Ict accessibili a tutti, le misure necessarie per garantire la ''cybersicurezza'' e la questione dei ''contenuti'' impostasi quasi a sorpresa, in un summit considerato in primo luogo tecnico. E' stata invece tra gli aspetti piu' conflittuali dei preparativi del Vertice. Paesi quali la Cina proponevano infatti formulazioni restrittive sui diritti umani e la liberta' di stampa. La Cina ha, pero', dovuto fare concessioni ed i documenti del Vertice ribadiranno ancora una volta i principi della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, si e' rallegrato un rappresentante delle Nazioni Unite. Un intero paragrafo e' dedicato ai media di cui si riconosce il contributo alla ''liberta' di espressione e alla pluralita' dell'informazione''. Sul ''governo di Internet'' il Piano d'azione all'esame del Vertice prevede di chiedere al Segretario generale dell'Onu di creare un gruppo di lavoro incaricato di elaborare nuove proposte entro il 2005. Un simile compromesso si e' delineato per il progetto di Fondo di solidarieta' digitale'. Molti capi di Stato e di governo del Sud del mondo hanno deciso di essere presenti a Ginevra: da Fidel Castro (Cuba) a Hosni Mubarak (Egitto) e da Mohammed Khatami (Iran) a Abdoulaye Wade (Senegal) e Robert Mugabe (Zimbabwe).

Dei Paesi del G8, invece, solo la Francia inviera' a Ginevra un capo di governo, il primo ministro francese Jean Pierre Raffarin, mentre per l' Italia - presidente di turno dell'Unione europea - sara' presente il ministro per l' Innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca. Il via al Summit sara' dato dal Segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Il Vertice mondiale sulla societa' dell'informazione e' il primo summit dell' Onu ad essere stato aperto al settore privato e alla societa' civile. Numerose organizzazioni non governative (Ong) hanno pero' gia' denunciato il discorso 'tecnico, neo- liberale e mercantile' che ha dominato i preparativi del Vertice. Stigmatizzata anche la decisione di far svolgere la seconda fase del Summit in Tunisia, paese - hanno affermato - dove la liberta' d'espressione non e' rispetta.

Vertice alternativo
Manifestazione in programma venerdì 12 a Ginevra, non saranno in centinaia di migliaia le persone che protestarono, tuttavia, molte le iniziative che si svolgeranno intorno al Summit mondiale della società dell'informazione.
Ong e associazioni, invitate ufficiali del Summit, approfitteranno dell'occasione per incontrarsi lungo il corso di eventi paralleli nelle sale del PalaExpo di Ginevra.
Un modo per affrontare i temi che, nonostante le pressioni della società civile, non hanno trovato adeguato spazio nel Summit ufficiale.

Giovedi 11, la campagna CRIS (Diritti alla Comunicazione nella Società dell'Informazione, http://www.crisinfo.org) organizzerà infine un "Forum mondiale" dedicato al ruolo della comunicazione nella lotta contro povertà guerra e violazione dei diritti umani nel mondo.
Anche il tema della proprietà intellettuale verrà affrontato lo stesso giorno al Palaexpo, argomento affrontato nella Dichiarazione ufficiale, ma che ha lasciato insoddisfatte le associazioni coinvolte. Su questo interverrà Richard Stallman, celeberrimo fondatore della Free Software Foundation.

L'indomani si incontreranno invece i media comunitari di tutto il mondo per il Community Media Forum. Dalle radio di villaggio africane alle televisioni di quartiere europee, infatti, i media tradizionali arrivano dove Internet è ancora lontana, svolgendo un ruolo sociale e politico spesso decisivo.

Dal 6 al 14 dicembre, inoltre, l'"Usine", centro sociale ginevrino, ospiterà "WSIS? WE SEIZE!": iniziative di mediattivisti, hackers e associazioni di migranti riuniti nella piattaforma Geneva-03 (http://www.geneva03.org). Sono previsti incontri e dimostrazioni pratiche che la comunicazione e l'informazione possono ormai essere realizzate in autonomia dai grandi circuiti industriali, grazie alla condivisione di saperi e tecnologie permessa dalla rete.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
il manifesto - 6 dicembre
by IMC italia Wednesday, Dec. 10, 2003 at 10:43 PM mail:


Ginevra, informazione sgradita

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
il manifesto - 10 dicembre
by incollata Wednesday, Dec. 10, 2003 at 10:49 PM mail:


due articoli

Il costo di un bene comune
Da oggi a Ginevra il Summit mondiale sulla «società dell'informazione»
L'utopia di una informazione libera alle prese con l'ideologia del libero mercato che domina il Wsis. I dubbi e le critiche delle organizzazioni non governative che denunciano il «digital divide» e le leggi sulla sicurezza informatica che limitano il diritto d'accesso alla comunicazione
ARMAND MATTELART
Il vertice di Ginevra sulla «società dell'informazione» si tiene ad appena un decennio dall'avvento di Internet come rete pubblica. Questa reattività nella risposta è all'altezza del carattere strutturante della nuova «risorsa intellettuale», del nuovo «capitale cognitivo», che sta per investire tutte le attività umane. Troppo spesso, oggi, si dimentica che ci sono voluti tre quarti di secolo perché fosse rimessa in causa l'ingiusta suddivisione dello spettro di frequenze tra le grandi potenze marittime. Solo nel 1979, e grazie alla pressione del «Movimento dei paesi non allineati», la Conferenza amministrativa mondiale della Radio (Camr) convocata dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni (Uit) smantellò quel monopolio di onde. La storia della nozione di «società dell'informazione» è carica di ambiguità. E lo è ugualmente quella più recente di «società globale dell'informazione», coniata nel 1995 dai sette paesi più industrializzati (G7). E' da molto tempo che una lunga tradizione di pensiero critico ha svelato i presupposti ideologici del concetto di «informazione», indicando gli effetti collaterali della confusione tra quest'ultimo e quello di sapere.
L'informazione riguarda il tecnico. Il suo problema è trovare la codificazione più efficace (velocità e costo) per trasmettere un messaggio telegrafico da un emittente a un destinatario. Importa solo il canale. La produzione di senso non è in programma. L'informazione è tagliata fuori dalla cultura e dalla memoria. Essa «corre dietro l'attuale» come diceva lo storico Fernand Braudel. La forma di temporalità che essa implica risparmia sul tempo di elaborazione del sapere. Lo schema meccanico del processo di comunicazione è consustanziale alla rappresentazione lineare del progresso. In base a questo schema l'innovazione si diffonde dall'alto verso il basso, dal centro verso la periferia.
Questa prospettiva strumentale spiega perché, nella pratica, un organismo tecnico come la Uit possa essere promosso ad anfitrione di una conferenza sul divenire della «informazione» e delle sue reti, e perché l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) possa classificare la «cultura» come «servizi» e rivendicare prerogative su di essa. Questa prospettiva permette ugualmente di cogliere le ragioni per cui la «società dell'informazione», come paradigma del futuro post-industriale, si sia trovata dagli anni `50 associata alla tesi della fine delle ideologie, della fine degli intellettuali critici a vantaggio dell'irresistibile ascesa degli intellettuali «positivi», inclini a prendere decisioni.
La stessa Unesco, dopo aver privilegiato a lungo il termine «società dell'informazione» tende a sostituirle l'idea di «società del sapere». Diventa così possibile tessere un legame organico tra la questione delle tecnologie e quella della «diversità culturale», messa all'ordine del giorno dal progetto di «Convenzione internazionale per la conservazione della diversità culturale» al termine dell'ultima Conferenza generale tenuta da questa organizzazione a Parigi nell'ottobre 2003.
Interrogarsi sulla nozione di società dell'informazione è oggi una priorità. Ma questa critica è solo un episodio nella guerra delle parole contro tutti gli slittamenti semantici della lingua, i neologismi globalizzanti, che giorno dopo giorno si naturalizzano senza che i cittadini abbiano avuto il tempo di praticare il dubbio metodico nei loro confronti e di identificare il luogo dei loro inventori e operatori.
Il messianesimo è connesso alla storia degli immaginari della comunicazione. Ogni salto nella padronanza del tempo e dello spazio ha visto riaggiornarsi la promessa di una società più solidale, trasparente, libera, egalitaria e prospera. Nel 1849 Victor Hugo profetizzava il «filo elettrico della concordia» che «circonderà il globo e stringerà il mondo». Alla vigilia della grande guerra, Jack London celebrava la pellicola magica come «messaggera dell'educazione universale che avvicina i popoli del mondo.» Mentre si avvicinava il secondo conflitto mondiale padre Teilhard de Chardin pronosticava la «universalizzazione della noosfera» punto finale dell'unificazione del genere umano.
La fine del millennio non fa eccezione. Con la deregulation delle reti finanziarie e dell'informazione, la bolla discorsiva sui paradisi reticolari si combina con la bolla speculativa. La prima in equilibrio instabile con le realtà del tecno-apartheid, la seconda con l'economia reale. Il confronto tra governi, agenzie delle Nazioni unite, settore privato e società civile nel corso delle conferenze preparatorie del vertice (prepcom) ha però messo in dubbio la credibilità dei felicissimi discorsi sulla suddetta «rivoluzione dell'informazione».
Qual è la strada verso l'organizzazione sociale delle tecnologie? Quali attori vi sono coinvolti? Nelle svariate versioni del progetto di «Dichiarazione» e del «Piano d'azione» di questa fase preparatoria, gli emendamenti e le soppressioni proposte hanno svelato una trama di risposte contrastanti. Le trattative che si si sono concluse nella terza prepcom (15-26 settembre 2003), l'ultima ufficialmente prevista, non sono arrivate a un documento che traducesse «un'intesa comune e armoniosa». Gli articoli della Dichiarazione, circa cinquanta e suddivisi in undici sezioni, sono rimasti infarciti di frasi o parole tra parentesi. Tant'è che gli organizzatori hanno dovuto convocare due sessioni supplementari a metà novembre e dal 7 al 9 dicembre 2003.
La filosofia dei beni pubblici comuni, secondo cui l'informazione, il sapere e la cultura devono sfuggire alla logica del mercato, riesce però a malapena ad aprirsi una strada tra l'invocazione dei dettami della «cultura della sicurezza» e della «sicurezza delle reti», pronti a sacrificare sull'altare delle leggi anti-terrorismo il diritto di comunicare dei cittadini, e i proclami sulle virtù autoregolatrici delle nuove forze della natura, il mercato e la tecnica. Il settore privato, riunito nel «Comitato di coordinamento degli interlocutori commerciali» sotto la presidenza della Camera di commercio internazionale, rivendica la posizione di mentore e direttore della società dell'informazione.
Lo stato dovrebbe limitarsi a organizzare un «ambiente favorevole» allo spiegamento tecnologico, a sopprimere ogni impedimento agli investimenti e a sciogliere la competitività. Non si nega che il rispetto della diversità culturale e linguistica sia alla base della società dell'informazione, ma si mette in risalto che la promozione dei contenuti locali non deve «creare irragionevoli barriere al commercio». Il mercato crea la diversità dell'offerta. Tutte argomentazioni ampiamente espresse in altre tribune, per esempio la Wto, il G8, e a cui aderiscono i governi a corto di progetti di «modernizzazione».
In un contesto di concentrazione crescente, i grandi gruppi mediatici non vogliono assolutamente veder messa in piazza la questione della censura economica, e i governi autoritari sono poco inclini a rispondere del loro regime di censura permanente. Anche gli attori della società civile trovano grandi difficoltà a far sentire la propria voce sulla democrazia e i media. La versione finale si orienta verso un articolo molto breve. Il che è paradossale, considerato il carattere strategico che dovrebbe rivestire il dibattito sulla libertà d'espressione e il diritto di comunicare.
Ma è uno dei rari articoli che si riferisce apertamente al servizio pubblico e ai media comunitari nella creazione di media «indipendenti, pluralisti e liberi» (queste parole sono ancora tra parentesi nella versione prodotta dalla terza prepcom!). Le organizzazioni della società civile hanno espresso agli organizzatori del vertice il proprio malcontento per il modo in cui il progetto di Dichiarazione prendeva in considerazione l'insieme dei loro contributi e, pur continuando a partecipare alle trattative ufficiali, al termine della terza conferenza hanno deciso di produrre, prima della realizzazione del vertice, una propria «Dichiarazione comune». Prova che in occasione di questa prima esperienza di partecipazione attiva a un vertice delle Nazioni unite, la società civile organizzata è riuscita a costituirsi in una forza unita, a dispetto del carattere eterogeneo dei suoi componenti.
Se c'è un argomento controverso, è quello delle regole riguardanti la proprietà intellettuale. Esso è anche all'origine di un nuovo gap tra Nord e Sud. Le proposte di revisione fatte da numerosi governi del terzo mondo, sostenuti da organizzazioni della società civile, si scontrano con un rifiuto categorico. Motivo: la questione riguarda altre istituzioni multilaterali come la Wto e l'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Wipo). Nella sua versione provvisoria (tra parentesi) del settembre 2003, l'articolo 33 si limita a segnalare: «La protezione della proprietà intellettuale è indispensabile per incoraggiare l'innovazione e la creatività nella società dell'informazione. In ogni modo, stabilire un giusto equilibrio tra la protezione della proprietà intellettuale, da una parte, e il suo uso e la divisione del sapere dall'altra, è essenziale per la società dell'informazione».
Non si vede di buon occhio il criterio che, in una società-mondo sotto l'influenza dei monopoli dell'informazione e del sapere, permetterebbe di fissare il «giusto equilibrio» (bilanciare), come base per una «info-etica», per riprendere l'espressione dell'Unesco. Non siamo comunque vicini a vedere realizzarsi l'augurio, che il programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp) aveva prefissato nel suo «Rapporto sullo sviluppo umano» pubblicato nel 1999, di vedere evolvere le regole di gestione della proprietà intellettuale in modo tale da «stabilire un sistema che non neghi l'accesso al sapere ai paesi in via di sviluppo.»
Sembra del resto che qualsiasi tentativo di rompere con l'unilateralismo e la mancanza di trasparenza delle istituzioni private e pubbliche che abbiano competenze relative ai mercati aperti alla società dell'informazione, sia destinato a incontrare grandi resistenze. E' il caso dello statuto dell'Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), istituzione privata che dagli Stati uniti gestisce gli indirizzi di internet su scala mondiale, simbolo del tropismo della rete delle reti. Raggiunta questa grandezza è del tutto normale predicare il «principio della neutralità tecnologica»; in parole povere, esortare il vertice ad astenersi dal «promuovere e sviluppare i software liberi» davanti ai sostenitori della revisione delle regole sulla proprietà intellettuale.
Il rischio che corre la Dichiarazione finale è proclamare grandi principi con cui nessuno possa dirsi in disaccordo, sulla solidarietà «tra i popoli del mondo», la cooperazione internazionale, le identità culturali, mentre nel profondo, imperversa il determinismo tecnico.
Stroncare il digital divide da qui al 2015 connettendo a Internet scuole, biblioteche, ospedali, amministrazioni pubbliche, locali e nazionali: ecco l'obiettivo. La «connettività» diventa la parola d'ordine; la e-educazione, la e-sanità, l'e-governo la sua vetrina promozionale. Il discorso sul digital divide fa così da schermo alle innumerevoli fonti della divisione sociale. A cominciare da quella che è all'origine delle ineguaglianze in materia di scolarizzazione. La solidarietà, a sua volta, si declina col digitale. Davanti al rifiuto dei governi del Nord di finanziare progetti, il governo del Senegal ha proposto la creazione di un «fondo di solidarietà digitale», finanziato da doni di utenti di informatica. Siamo ben lontani dalle raccomandazioni fatte dall'Undp nel rapporto già menzionato: tassare il flusso internazionale di telecomunicazione e i brevetti depositati all'Ompi, visto che queste operazioni fanno uso di risorse mondiali comuni.
Quali «società di sapere»? Se non si vogliono riprendere i miti tecnicisti portati dalla «società dell'informazione» un giorno bisognerà decidersi a interrogarsi sui cambiamenti strutturali in corso nelle condizioni di produzione e di circolazione dei saperi, in tutto il mondo. Ecco che cosa indica l'urgenza di scambiare l'idea di vertice dell'informazione con quella di stati generali del sapere. Augurandosi che la dinamica sia, questa volta, data da una società civile allargata, ansiosa di inserire la questione della tecnica nel divenire della democrazia.
Copyright Le Monde diplomatique/il manifestoTraduzione di Paolina Baruchello


L'informazione negata
Parte il Wsis. Ma la polizia chiude il media center alternativo
SERENA TINARI
Connecting people for a better life: mettiamo in rete le persone, per una vita migliore. La brochure è a colori: foto patinate di indiani ed africani col cellulare nella sinistra, la telecamera nella destra e naturalmente, una postazione Internet a banda larga. Sorridenti e digitali: una cartolina dal sud del pianeta che non c'è. La pubblicazione, firmata da una società leader nella telefonia cellulare, è nella cartella stampa ufficiale del Wsis, ovvero del World summit on the information society. E non si tratta di una fortuita coincidenza. Sono proprio quelle, in fondo, le parole d'ordine del primo summit delle Nazioni Unite sulla società dell'informazione che si apre oggi a Ginevra. Un vertice dai grandi numeri: delegati da 192 paesi e 64 capi di stato, 8000 vip e 2000 osservatori dal mondo delle associazioni. Con funzionari e portaborse, in tutto almeno ventimila persone. Prima durante e dopo le sessioni ufficiali, una galassia infinita di conferenze e controvertici: il Wsis promette di essere una vera maratona. Il primo giudizio impietoso lo dà uno degli organizzatori, il giornalista Guillaume Chenevière intervistato dal settimanale L'Hebdo: «Il Wsis ha già fallito un primo obiettivo: comunicare se stesso». In effetti, il vertice è passato finora quasi inosservato sui media elvetici. Si è fatta sentire la voce del mondo dell'impresa, con l'accorato appello della Camera di commercio internazionale, che chiede al Wsis «di non perdersi in retorica e lasciare ai privati la libertà di svolgere la loro funzione». Detto in soldoni: «Fateci lavorare». La posta in gioco è effettivamente alta.
Qualche numero? A Manhattan ci sono più telefoni che in tutto il continente africano. In India, meno dell'un per cento della popolazione possiede un computer. La connessione costa l'1,2 per cento dello stipendio di un lavoratore medio americano, il 278 per cento di quello di un nepalese. A tutto questo il Wsis dovrebbe dare risposte, con una «Dichiarazione di principi» ed un «Piano di azione», da rivedere a Tunisi nel 2005. Lunedì la Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh) e l'Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct) sono tornate alla carica e hanno posto tre condizioni per lo svolgimento del vertice nel 2005: che la Tunisia mostri la volontà di migliorare lo stato della libertà di stampa nel paese; la revoca della presidenza del Comitato organizzatore, affidata al generale Habib Ammar; che il governo tunisino garantisca l'accesso al summit per media e società civile. Condizioni non esose, che pure non sembrano all'orizzonte. Il presidente tunisino è atteso oggi a Ginevra per l'inaugurazione del Wsis, con Kofi Annan ed il presidente svizzero Pascal Couchepin.
Sarebbe stato raggiunto nella tarda serata di sabato, invece, l'accordo fra le delegazioni governative sui documenti da sottoporre ai capi di stato. Superate secondo Marc Furrer, che ha condotto le trattative, «le dispute su diritti umani, libertà dei media, diritti di proprietà intellettuale, gestione e sicurezza di internet». Nei prossimi giorni, scopriremo come e a che prezzo. Punto e a capo invece per la proposta, lanciata dal Senegal, di un fondo internazionale per la «solidarietà informatica»: un Comitato dovrà valutare proposte da portare a Tunisi. Soddisfatti Stati Uniti, Unione Europea e imprese, che avevano espresso riserve sull'iniziativa.
Fuori dal vertice, la prima giornata del fronte autorganizzato è stata faticosa. Una dozzina di persone, giunte da vari paesi europei per mettere in piedi il «PolimediaLab», un media-center per scambiare saperi ad alta tecnologia, sono state identificate e sgomberate dalla polizia di Ginevra, che si è presentata in tenuta antisommossa. Il capannone che doveva ospitare i workshop non era, a quanto pare, a norma di legge. Imperfezione organizzativa che le forze dell'ordine ginevrine non hanno esitato a cavalcare. Fino a tarda sera sono andate avanti le trattative con le autorità politiche della città per l'assegnazione di una sede alternativa: «possibile che durante il vertice per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione non si trovi uno spazio per ospitare chi la comunicazione la fa dal basso e con ogni media necessario?». http://www.geneva03.org

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum
©opyright :: Independent Media Center
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.

Questo sito gira su SF-Active 0.9