Europa, piovono pacchi-bomba.
La lettera-bomba inviata a Romano Prodi, dunque, faceva parte di un «pacchetto» di ordigni simili che i sedicenti «anarchici informali» hanno inviato contro l'Unione Europea. E ieri, al primo giorno effettivo di riapertura degli uffici dell'Europarlamento dopo la chiusura festiva, una busta è esplosa nell'ufficio del capogruppo del Ppe, Hans Gert Poettering, ferendo la sua segretaria, mentre altri quattro plichi sospetti, tutti inviati da Bologna lo scorso 22 dicembre, sono stati scoperti dai servizi di sicurezza in alcuni uffici dell'Europarlamento di Bruxelles e sequestrati prima che esplodessero. Uno di questi era indirizzato al vice capogruppo dei popolari europei, lo spagnolo Josè Ignacio Salafranca. Nel frattempo, a Manchester, un ordigno identico a quelli trovati a Bruxelles, è esploso nell'ufficio dell'europarlamentare laburista Gary Titley. Per fortuna, oltre alla fiammata e al grande spavento, nessuno si è fatto male, con l'eccezione della segretaria del parlamentare, leggermente ferita.
Impatto mediatico Si tratta, se ce ne fosse stato il bisogno, della riprova che l'attacco contro Romano Prodi è stato ideato nell'ambito di una offensiva contro uomini e istituzioni dell'Unione Europea, secondo uno stile tipico di questa area, che già in passato - ma in misura minore - aveva organizzato azioni simili, con la spedizione contemporanea di lettere bomba ad indirizzi diversi, come nel caso degli attacchi contro obiettivi spagnoli. In questo caso, tra l'altro, la decisione di inviare i plichi esplosivi sia contro esponenti del partito popolare europeo, sia contro i laburisti, dimostra come gli ideatori di questa strategia eversiva vogliano sottolineare che per chi lotta contro «l'oppressione» non c'è alcuna differenza tra moderati o progressisti, perché tutti esponenti di un sistema che si vorrebbe abbattere.
Resta, alla fine della giornata, la sensazione di trovarsi nel mezzo di una offensiva che, per quanto modesta sotto il profilo «militare», sia riuscita ad ottenere una vasta eco mediatica (obiettivo non secondario) e a mettere a nudo l'inadeguatezza del coordinamento europeo tra polizie e una certa qual dose di inefficienza.
Nessun controllo preventivo Sembra davvero inverosimile che nessuno, prima della riapertura degli uffici di lunedì, abbia pensato di controllare preventivamente tutte le buste arrivate al parlamento europeo. Eppure non ci voleva molta fantasia a sospettare che poteva arrivare una «pioggia» di plichi dal momento che, come detto, questo rientra nella metodologia di questi gruppi. La stessa nota diramata dal ministro dell'interno belga, Antoine Duquesne, a spiegazione della mancata intercettazione della lettera indirizzata a Pottering, denota un certo imbarazzo: «Il fatto che essa non sia stata oggetto di attenzione particolare è probabilmente dovuto alla circostanza di essere stata spedita il 22 dicembre ed è stata quindi consegnata dai servizi di distribuzione interni delle istituzioni europee di Bruxelles prima dell'adozione di misure di sicurezza» seguite all'attentato a Prodi. «Una inchiesta complementare - ha aggiunto il ministro - dovrà fare luce sulle circostanze precise».
Colti di sorpresa Insomma, per usare un'immagine, si può dire che la stalla è stata chiusa dopo che i buoi erano scappati. Resta il fatto che questa strategia ha colto di sorpresa apparati che, nel pieno emergenza terrorismo, dovrebbero mostrare maggior reattività.
Ma perché l'Europa? Poettering ha espresso la sua opinione: «È mirato ad alcuni politici ed in particolare a coloro che sono più in favore del processo di integrazione europea. Non so quale sia l'idea dietro queste azioni, ma non permetteremo a nessuno di spaventarci e di arrestare il nostro lavoro».
Una spiegazione che può essere verosimile. Infatti negli ambienti anarco-insurrezionalisti (sempre se le sigle «Federazione anarchica informale» e «Cooperativa artigiana fuoco e affini - occasionalmente spettacolare» siano autentiche) l'Europa è considerata una sorta di super-Stato organizzato solo ed esclusivamente per meglio favorire gli interessi del capitalismo e per rafforzare, con l'istituzione di polizie e magistrature europee, tutti gli strumenti della repressione. Per cui, anche assumendo la logica di quei gruppuscoli, l'offensiva contro le istituzioni europee e i loro rappresentanti politici risponde ad una logica.
Difficile dire, invece, come e quanto durerà. È possibile che le lettere-bomba siano seguite dal silenzio. E che, magari tra qualche tempo, gli stessi gruppi, con denominazione diversa, organizzino un attacco simile contro una multinazionale, ovvero se la prendano contro uno stato - ad esempio la Grecia - accusato di favorire misure repressive.
Questo perché in questa area non esistono gruppi organizzati sul modello Brigate Rosse, ma ci sono più che altro «soggetti» che si uniscono e si dividono in maniera del tutto estemporanea e che, sulla traccia di alcune idee-guida (contro il capitalismo, la repressione, gli inquinatori) decidono di volta in volta come e quando colpire.
Mordi e fuggi Una sorta di «mordi e fuggi» che non segue una elaborazione ben precisa, ma è improntato allo spontaneismo. Certamente si tratta di un limite politico, perché tutte le azioni saranno fine a se stesse. Ma nello stesso tempo, per le polizie il lavoro è ben più difficile. Perché dietro questa strategia si muovono «terroristi invisibili», privi di organizzazione e retroterra. E perciò, al momento, inafferrabili.
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