Terni, una SpA pubblica!
La storia recente della città di Terni, fino alla fine del mille Ottocento paese dello Stato Pontificio di 15.ooo anime, comincia con la costruzione delle "Acciaierie". La zone era appetibile perchè ricca di acque e sopratutto acque che provenivano dall'alto, la "Cascata delle Marmore" e che adeguatamente convogliate con delle condutture forzate potevano a valle far girare le potenti turbine delle centrali idroelettriche le quali poi convogliavano l'energia così prodotta alla vicina fabbrica.
Nel giro di pochi Km., dalle vicina Cascata nei pressi di Papigno alla "Terni SpA", le acque si trasformavano in energia pulita e sopratutto a poco prezzo, questo non sfuggì all'ingegner Benedetto Brin. Correva l'anno 1880.
La città sede di una grande Fabbrica d'Armi e di importanti Fonderie Pontificie fece il salto di quantità, da 15.ooo abitanti, arrivò, nel giro di pochi anni ai 6o.ooo. Dalle cittadine vicine, Spoleto, Rieti sopratutto, ma anche dalle Marche, arrivarono contadini poveri che si trasformarono in operai e abitarono i numerosi palazzi costruiti per loro nelle vicinanze della Grande Fabbrica.
La mattina, dieci minuti prima delle sei, le sirene che chiamavano gli operai al lavoro svegliavano la città, che con le sue attività, ruotava tutta intorno a questa nuova grande fabbrica metallurgica che costruì, in sinergia con la Fabbrica d'Armi dell'Esercito italiano, anche parti di navi da guerra e armamenti nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. Per la verità costruì anche parte del Batiscafo con cui Augusto Picard raggiunse le profondità marine ma questo forse è meno noto; la guerra è più importante, almeno per molti.
Oggi chi arriva a Terni con il treno può ammirare la grande Pressa con la quale venivano formate le bramme di acciaio che poi passavano al laminatoio o ai profilati, per produrre lunghi rotoli di acciaio da utilizzare per costruire automobili e elettrodomestici oppure i lunghi ferri utilizzati anche in edilizia. A fianco nacque poi la Terninoss, dove l'acciaio delle pentole e di altri prodotti usciva a livelli di alta qualità. Una serie di piccole aziende, il famoso "indotto", nacquero intorno a questa grade fabbrica.
Le prime crisi cominciarono dopo la seconda guerra mondiale quando, con il pretesto di ristrutturare la fabbrica vennero buttati fuori, seguendo elenchi di proscrizione, nel giro di due anni, prima 7oo e poi 2.ooo operai. In una città che allora arrivava ai 1oo.ooo abitanti perdere in deu anni 2.7oo posti di lavoro con le ripercussioni nell'indotto non fu uno scherzo. Furono buttati fuori tutti gli attivisti socialisti e comunisti, e i sindacalisti della CGIL. Si potevano tenere gli operai a casa per un periodo e ristrutturare la fabbrica alle nuove produzioni civili, rialanciando l'economia della città, ma un Mario Scelba e un Giulio Andreotti impegnati a pagare il bandito Giuliano per far sparare ai contadini siciliani, non potevano certo dare a Terni una spinta economica, a quella città che affidava l'8o% dei voti ai socialisti e ai comunisti. Quella città che nel 1948 manifestò contro il Patto Atlantico, e gli operai delle "Acciaierie" pagarono on un morto, Luigi trastulli e moltissimi feriti gravi, quel Patto, la NATO, che aveva costruito la rete segreta che doveva impedire anche con la forza, l'andata al governo dei comunisti e dei socialisti che avessero vinto le elezioni democratiche; come nella Spagna di Manuel Azana del 1936, producendo una carneficina.
Lo sviluppo previsto dal piano regolatore elaborato dall'architetto Ridolfi non ci fu e la città restò quella che era.
Negli anni del democristianismo diffuso si doveva andare ad elemosinare qualche investimento, grazie ai buoni uffici del concittadino Filippo Micheli, che grazie alla sua posizione di rilievo, fu anche amministratore della DC e collettore di tangenti dalla industria pubblica per quel partito, affinchè la città non deperisse, ogni volta che qualche fabbrica chiudeva. E' accaduto con la chiusura della fabbrica di concimi chimici di Papigno che ora ristrutturata ospita gli stabilimenti cinematografici nei quali benigni ha girato parte dei suoi film e poi con la chiusura dello Jutificio di Centurini e dialtre meno conosciute come la SIRI, nel quale reparto ricerca venne inventato, il motore ad ammoniaca sintetica frutto dell'ingegno di Luigi Casale nato a Langosco di Lomellina (Pavia) ma laureato a Torino dove rimase come assistente e poi come aiuto nell'istituto di chimica Generale e poi a Berlino e Napoli, infine a Terni dove insieme alla moglie Maria Sacchi esperta analista brevettò la produzione della ammoniaca sintetica NH3. L'ammoniaca sintetica NH3 si ottiene dagli elementi di Azoto ed Idrogeno nel rapporto di 1: 3. Nacque uno stabilimentoi a Nera Montoro, a pochi km. da Terni che produce ancora Ammoniaca. Visto che il motore ad ammoniaca non veniva preso in considerazione, Casale inventò un motore a Metanolo, montato su una Fiat 527 "Ardita 2.5oo" che ebbe successo ma ilpetrolio, per ragioni pratiche decise dalle "Sette sorelle" fu preferito come combustibile unico.
Anni dopo vennero scoperti i Polimeri, nella fabbrica che assunse il nome Polymer, e che oggi si barcamena alla meno peggio essendo tramontati i buoni uffici dei boiardi di Stato.
Ogni volta che qualcosa è unica e non ha alternative mette l'uomo in un brutta condizione di dipendenza. Ne sa qualcosa Enrico Mattei che pagò con la vita il suo impegno a trattare con i paesi arabi in concorrenza con le famigerate "Sette sorelle" del petrolio. Ne sappiamo qualcosa tutti oggi, con il sistema liberista che obbliga a scelte dolorose e condizionate.
Oggi, in un sistema, quello liberista, dove fare appello, con tutto il rispetto per le autorità ecclesiastiche, ad una etica umana sensibile ai problemi dei lavoratori, delle loro famiglie e della collettività è puro esercizio accademico, non c'è altra via che riconvertire l'economia cittadina, accettando le proposte che per decenni sono state rifiutate dagli amministratori locali in nome del mantenimento di un tessuto cittadino omogeneo, si, ma anche esso a senso unico.
Bisogna fare quello che già venti anni fa in molti sostenevano negli organi dirigenti dei partiti e dei sindacati di sinistra, e per la verità anche di destra, ma che una maggioranza miope e insensibile alle sorti della città ma sensibilissima alle proprie, rifiutò, emarginando le cosidette, dagli agenti della CIA come Giuliano Ferrara, "belve berlingueriane", che oltretutto dissentivano, sopratutto, dalla scelta di accettare contributi dagli imprenditori locali in cambio di favori, di gare di appalto vinte, di licitazioni private assegnate.
Erano gli anni dell'edonismo reaganiano e della Tatcher, di Bettino Craxi e delle intuizioni geniali dei miglioristi comunisti che non vedevano lora di aprire conticini nei paradisi fiscali. D'altra parte anche mogli e fidanzate li pressavano e dicevano loro che: "Lo fanno tutti, tu che sei il più scemo?".
Non parliamo dei posti di lavoro lottizzati perchè ci porterebbe lontano e poi oggi non esistono quasi più aree protette e i figli e nipoti di tutti sono esposti alle durissime leggi della scelta liberista.
Vendersi o non vendersi? Questo il problema!
Resistere al richiamo della scelta che ha bisogno di una persona priva di anima, di pensiero autonomo e di cervello pensante e adeguarsi e in cambio di un salario decente accettare i suggerimenti dei "Poteri forti?"; oppure ribellarsi e combattere per non cadere nella trappola dei fascisti americani e dei loro cani da guardia europei che ci vogliono trascinare in un colossale crac economico finanziario e sconvolgere con un dissesto sociale, con contrasti violenti tra classi, di dimensioni epocali?
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