Questo e non altro rappresenta per i titolari della ThyssenKrupp la dismissione del reparto "Lamierino magnetico"
Quando alla fine dell'Ottocento, precisamente nel 1884, la soc. "Terni" e le sue acciaierie cominciarono a produrre acciaio, i padroni, i "poteri forti" sapevano che portare in città migliaia di contadini abituati al focolare, alla vita all'aperto e senza orari scanditi al minuto, come quelli delle fabbriche, avrebbe rappresentato un grosso problema.
Per i problemi politici e sindacali ci avrebbero pensato finanziando le squadracce fasciste, per gli altri ci pensarono alcuni impreditori illuminati come quelli che costruirono le "Acciaierie".
Infatti, a Terni, a differenza di altre città del nord, quelle immense del triangolo industriale (Torino-Milano-Genova), immense rispetto alle dimensioni di una città come Terni che alla fine dell'Ottocento contava solo 15.ooo abitanti, gli imprenditori costruirono un gran numero di case nei pressi degli stabilimenti di loro proprietà. Si perchè la storia della soc.Terni non è solo storia di acciaio, ma anche di elettricità prodotta in alcune centrali idroelettriche, Galleto, Recentino, di concimi chimici come la claciocianamide prodotta a Papigno e dell'ammoniaca prodotta a Nera Montoro.
Costruirono le vie ferrate per il tram, le strade, le fognature, portarono la corrente e l'acqua potabile nelle case dei contadini-operai.
A Terni le baracche erano molto poche, non esistevano le immense baraccopoli di Torino e di Milano e sopratutto non esisteva quel razzismo diffuso del nord, perchè culturalmente, noi originari del centro, non ci sentiamo molto diversi da quelli del sud, dai terroni, e ogni volta che ci spostiamo al nord, esclusi i ricchi che si spostano per turismo o altro ( Con i soldi tutto il mondo è paese, cioè ai tuoi piedi), siamo considerati al pari dei terroni.
Gli immigrati, i contadini che giungevano a Terni dai dintorni: dal Lazio, dalle Marche, dall'Abruzzo, dalla Campania e anche dalla Toscana, attirati da migliori condizioni di vita trovavano una città chiusa perchè diffidente verso la novità, ma non ostile quanto lo erano le popolazioni del nord. Trovavano anche imprenditori più disponibili a venire incontro alle esigenze di questi improvvisati lavoratori dell'industria.
Le vecchie famiglie si spezzarono e altre vennero ricostruite, ma si poteva progettare perchè il lavoro era per tutta la vita. Pensate la felicità dei commercianti che dalle poche cose che vendevano rpima, cominciarono a vestire una intera città In molti passarono dalle bancarelle a negozi sempre più grandi fino a i Grandi Magazzini che possiedono oggi, oltre allle numerose proprietà acquistate coi loro ricchi commerci.
Anche i professionisti: ragionieri commercialisti, dentisti, architetti, ingegneri etcc....videro moltiplicarsi i guadagni.
La città, Terni, tutte le città crescevano intorno ad un nucleo centrale, una iniziativa primaria, un settore trainante che era rappresentato dall'industria e dagli operai. Per cento anni la città, fino al 1984, ha vissuto di rendita sulla sua industria, con sovvenzioni e aiuti delle partecipazioni statali, senza accorgersi che altri paesi stavano emergendo e chiedevano di evolversi, di arricchirsi, di arrivare anche loro al livello della mangiatoia che le banche e i "poteri forti" alzavano ogni volta per paura della loro emancipazione che porta con se una richiesta ovvia di autonomia politica, religiosa e culturale.
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