Quello che noi abbiamo imparato cerchiamo di trasmetterlo perché serva a tutti gli operai in lotta.
1.DALLA FALCK ALLA THISSEN
DALLA FALCK DI SESTO SAN GIOVANNI ALLA THYSSEN DI TERNI
Noi operai ex acciaierie Falck siamo gia passati attraverso l'amara esperienza della chiusura della Falck di Sesto San Giovanni.
Falck è un padrone italiano, Thyssen un padrone straniero ma i ragionamenti si ripetono. La crisi dell'acciaio in Europa, dicevano, richiede la chiusura di alcuni stabilimenti siderurgici, occorreva tagliare per rendere più remunerativi gli investimenti, bisognava investire all'estero dove sfruttando le differenze nazionali dei salari si facevano più soldi.
Nessuno seppe rispondere a questa condanna a morte, nessuno seppe o volle mettere sotto accusa questo ragionamento rispondendo semplicemente: il padrone corre dietro ai suoi profitti sacrificando gli operai, gli operai non accettano di sacrificarsi per far fare più profitti ai padroni.
Una massa di chiacchieroni si occupò di noi operai Falck, tutti per trovare una soluzione. Dicevano che la fabbrica doveva essere chiusa, ma che nessuno doveva andare in mezzo ad una strada: una parte di operai è andata in pensione, gli altri dispersi in tante piccole fabbriche a condizioni di merda, gli altri ancora a lavorare la spazzatura del compostaggio all'inferno, senza contare quelli che se ne sono andati per l'amianto respirato in tanti anni.
Questa la soluzione che sottoscrissero il padrone, i sindacati, le istituzioni locali. La Falck chiuse i battenti, un'altra fortezza operaia era stata espugnata col consenso delle direzioni sindacali.
Operai di Terni, dalle sconfitte si può imparare molto di più che da tante vittorie fasulle.
Quello che noi abbiamo imparato cerchiamo di trasmetterlo perché serva a tutti gli operai in lotta.
PRIMO. La lotta dura non la organizza nessuno se non gli operai stessi. I tempi degli scioperi annunciati, delle manifestazioni processione sono finiti. Il padrone vuol chiudere per guadagnare sempre di più, gli operai vogliono continuare a lavorare in fabbrica per continuare a mangiare e lottare assieme. Gli operai lottano per sopravvivere, il padrone per arricchirsi. Gli operai hanno diritto alle forme di lotta più decise, in fin dei conti lottano per la pagnotta.
SECONDO. Gli operai non sono forti quando hanno il sostegno dei preti, dei politici, dei consigli comunali. La Goodyear aveva l'appoggio di tanti, finì anche in televisione, la hanno chiusa nel più completo silenzio. Gli operai sono forti solo quando mostrano i denti, l'esempio ultimo i tranvieri, gli operai di Termini Imerese, i blocchi di Scanzano.
TERZO. Ai dirigenti sindacali bisogna impedire di svolgere il ruolo dei becchini. Di rendere con la loro mediazione indolore la morte delle fabbriche. Sono incapaci di fronteggiare la corsa dei padroni al profitto, balbettano di fronte alle dure leggi del mercato dei padroni, non sanno far volare per aria carte, piani, bilanci, metà falsi e metà offensivi. E’ offensivo leggere quanti soldi i dirigenti delle fabbriche mettono in tasca ogni anno.
La fabbrica non si chiude e basta. Nessun argomento che ne giustifichi la chiusura può essere accettato da parte degli operai.
QUARTO. Operai di Terni, avete iniziato bene, questi sono giorni importanti. Un blocco totale della fabbrica e della città può colpire i padroni tedeschi, devono capire che chiudere Terni vuol dire andare verso uno scontro sociale di vaste proporzioni. Allo stesso modo si impressionerà il governo, questa volta non serviranno le briciole della cassa integrazione e della mobilità per chiudere in silenzio un'altra fabbrica.
I sindacalisti compromessi devono mettersi da parte, lo spazio nelle trattative va dato alla gioventù operaia che è in prima fila nelle lotte. Una garanzia in più per non finire con accordi bidone come Falck, Goodyear, Breda, Riva e Calzoni, Alfa di Arese e tante tante altre.
Il tempo sta cambiando. Siamo al vostro fianco.
Gli ex operai FALCK del Comitato Operai Falck contro l'amianto
20099 Sesto San Giovanni via Falck 44 ( Mi ) 4 Febbraio 2004
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