Quando Thyssen-Krupp e sindaco e presidente Provincia di Terni tubavano, in quel di Dusserldorf..2 o 3 anni fa.
Acciaierie in mano a Krupp: l’incubo della mega-centrale
La Thyssen-Krupp è l’unica proprietaria dell’Acciai Speciali Terni. La grande multinazionale con sede in Germania ha acquisito anche il 10% delle quote ancora in mano al gruppo Agarini. Le acciaierie di viale Brin non sono più italiane.
Ma questa non è la novità principale tra quelle emerse stamattina nel corso della conferenza stampa durante la quale il sindaco Paolo Raffaelli e il presidente della provincia Andrea Cavicchioli hanno riferito dell’esito del loro viaggio ad Essen e Dusseldorf dove hanno incontrato i vertici della società proprietaria della più importante azienda della provincia di Terni.
In Germania, ha detto Raffaelli, credono nelle possibilità degli stabilimenti di Terni, tanto da averci investito quasi 600 miliardi di lire in sei anni, da quando cioè è andato in porto il processo di privatizzazione. Ci credono a tal punto che hanno deciso di accettare la proposta del gruppo Agarini acquisendone le quote. Niente pagamento "in natura", come aveva immaginato qualcuno pensando che Agarini potesse trarre benefici da questa operazione acquisendo nuovi spazi nel settore della commercializzazione dell’acciaio Krupp. Secondo le informazioni assunte, le quote di Agarini saranno liquidate.
E le strategie? Per l’inossidabile non ci sono problemi, l’Ast è leader mondiale. Bene anche il magnetico, ma in questo settore la Krupp propone la realizzazione di una holding internazionale tra tutte le sue fabbriche. Terni finirebbe insieme a siti indiani, francesi e tedeschi: una situazione da valutare, per conservare comunque un’autonomia del sito ternano.
Va male invece la Società delle Fucine che presenta ormai perdite strutturali di diversi miliardi l’anno. I vertici Krupp - ha detto Cavicchioli - non hanno dato ultimatum, ma è chiaro che ragionano in termini puramente aziendali. Insomma il rischio di chiusura c’è. E su questo si potrebbe aprire il primo vero conflitto tra Terni e i nuovi padroni dell’acciaieria.
Per il momento è confermato il mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato. Una stretta sulle assunzioni, hanno detto ad Essen, determinata sia dalla situazione del mercato dell’acciaio, sia dalla più generale congiuntura internazionale.
Tempi duri per l’occupazione. Ma non solo. La partita più grande è un’altra, quella dell’energia. Come è noto dal primo gennaio per l’Ast inizia il cosiddetto decremento dell’incentivazione sulle tariffe per l’acquisto dell’energia elettrica. Cosa significa? Da oltre trent’anni, da quando cioè la "Terni" aveva ceduto le centrali idroelettriche della Valnerina all’Enel, le acciaierie godevano di tariffe ridotte per l’energia. Ora queste agevolazioni sono finite: dal prossimo anno, gradualmente cominciano gli aumenti. Nel 2002 peseranno sull’Ast per 20/30 miliardi, ma a regime si arriverà alla cifra di 70/100 miliardi l’anno.
Un costo aggiuntivo insostenibile hanno detto i vertici Krupp. Due le soluzioni: o rinegoziare con i nuovi proprietari delle centrali (gli spagnoli di Endesa) le tariffe elettriche, oppure costruire una nuova centrale a metano per autoprodursi l’energia.
Di questa centrale si era già parlato in giugno: l’Ast disse di avere già pronto il progetto per un impianto da 400 Megawatt. Raffaelli stamattina ha rilanciato: se questa dovesse essere la soluzione, allora tanto vale raddoppiare - ha detto - fino ad arrivare ad una centrale da 800 Megawatt.
Una supercentrale di dimensioni spropositate. Perché? Perché, dice il sindaco, in questo modo il territorio ternano diventerebbe attrattivo anche per altre aziende, potendo fornire energia a basso prezzo.
Ma l’impatto ambientale? E’ chiaro ha risposto il sindaco che un impianto del genere andrebbe realizzato fuori dalla conca ternana. E dove? Questo, ha precisato Cavicchioli, andrebbe, semmai, determinato con metodo scientifico. Resterebbe il problema del trasporto dell’energia, tramite un nuovo elettrodotto. E se la funzione di questa nuova centrale dovesse essere quella immaginata, ha aggiunto Raffaelli, non a servizio esclusivo dell’Ast, per realizzarla sarebbe ipotizzabile una società mista pubblico-privato.
Ma ce la farebbe il territorio ternano a reggere l’impatto con quest’impianto, insieme a quello dell’inceneritore unico fortemente voluto dallo stesso sindaco? "Non mischiamo le due cose", ha risposto Raffaelli. "Qui non si gioca più. E’ in ballo il futuro della città per i prossimi cinquant’anni".
Resta da chiarire dove si deciderà questo futuro e quanto peso avrà la comunità locale su scelte che sempre più spesso sembrano esser prese molto lontano da qui.
___________________________________________________
da: http://www.terniweb.it/cgi-local/speciali/cat_img.cgi?newsid1002291277,7849,
|