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Iraq: l'Iatlia rafforza la sua occupazione
by da il Manifesto Wednesday, Feb. 25, 2004 at 5:06 AM mail:  

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IRAQ
L'Italia rafforza l'occupazione
Barbara Contini al governo di Nassiriya completa la task force per gli appalti
Il ricatto di Bremer Un'italiana governatore di Nassiriya, promesse di appalti per le imprese, ma le truppe devono restare in Iraq almeno fino alla fine del 2005
GIULIANA SGRENA
L'Italia stabilizza la propria occupazione di Nassiriya assumendo anche la guida dell'Autorità provvisoria di coalizione (Cpa). Barbara Contini è stata infatti scelta per succedere al governatore britannico John Bourne che lascia, in anticipo. 42 anni, milanese, poliglotta, esperta di cooperazione, ha già diretto l'ufficio dell'Osce (l'organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa) a Mostar, e dallo scorso anno è in Iraq, prima per coordinare i progetti del Cesvi, e poi a Bassora per il Cpa ha lavorato con americani e britannici. Ed ora la nomina a governatore della provincia di Dhi Qar, di cui Nassiriya è il capoluogo, che è stata molto apprezzata dalla Farnesina: «un significativo riconoscimento del ruolo svolto dal nostro paese in particolare nell'area di Nassiriya, dove opera il contingente italiano». La nomina arriva proprio nel momento in cui alla Camera è in discussione il rifinanziamento della missione italiana che, non solo è tutt'altro che umanitaria, ma che per di più si prospetta molto più lunga dei sei mesi di cui si sta discutendo in parlamento. Di «tempi lunghi» parla anche il ministro della difesa Antonio Martino, rispondendo evidentemente positivamente alla richiesta del proconsole americano Paul Bremer che ha chiesto all'Italia di rimanere, almeno fino a dicembre del 2005 (intervista al Corriere della sera, 20 febbraio 2004). In cambio Bremer nomina - è stato lui insieme al coordinatore britannico Patrick Nixon a farlo - una italiana alla guida della Cpa di Nassiriya e, soprattutto, ha promesso appalti alle aziende italiane, visto che finora i contratti erano riservati a statunitensi e britannici. Entro la fine del prossimo mese gli americani dovrebbero assegnare appalti per 5 miliardi di dollari, mentre sempre di più il Golfo è meta di fiere per uomini d'affari interessati al business della ricostruzione irachena. L'Italia aveva partecipato in massa (con 110 imprese su 1.300 di 45 paesi presenti) alla fiera internazionale «Rebuilding Iraq», che si è svolta a gennaio a Kuwait city. Ricostruzione, sempre se la situazione non peggiorerà ulteriormente.

Per seguire meglio la partita degli appalti, il governo italiano - con le varie strutture interessate - ha messo a punto una «task force» di una trentina di persone e, a metà gennaio, ha piazzato un proprio uomo, Lino Cardarelli, come numero due del Program management office, la struttura guidata dall'ammiraglio David Nash competente nella gestione dei contratti per la ricostruzione dell'Iraq. Cardarelli, già consigliere del ministro delle infrastrutture Lunardi, è arrivato a Baghdad su invito degli americani, per i quali ha sicuramente le carte in regola visto che come amministratore dell'americana Banker's Trust per cinque anni si è occupato di privatizzazioni nei paesi dell'est (Germania, Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia). Ora il quadro si completa con la nomina di Barbara Contini, altra esperta in materia di contratti e appalti.

Ma il compito potrebbe essere più difficile del previsto: a Nassiriya, come nel resto del paese e soprattutto nel sud sciita cresce la tensione per la richiesta delle elezioni - negate da Bremer - in vista del passaggio dei poteri a un governo provvisorio iracheno. I militari italiani che dovrebbero mantenere la sicurezza sono, come le altre forze di occupazione, bunkerizzati nelle loro basi. Soprattutto dopo l'attentato del 12 novembre.

Barbara Contini non si nasconde le difficoltà: «la situazione è molto tesa. Dobbiamo risolvere problemi di sicurezza locali», ammette. Ma anche il consiglio provinciale nominato dalla Cpa e che dovrebbe guidare è contestato dalla popolazione.

E il fatto che l'Italia rafforzi ulteriormente la propria presenza come forza occupante all'interno delle strutture della Coalizione - dove, a livello centrale, c'è già un rappresentante civile e uno militare, oltre a un «vice-ministro» - non migliorerà certamente i rapporti con gli iracheni, sempre più ostili all'occupazione.

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