Da "La Nuova Venezia" del 18/03/04
IL FENOMENO (1) I simboli del satanismo - Sono molte le sette presenti in provincia JESOLO. I crocifissi rovesciati, il triplo 6, l’acqua sui banchi. I segni più tipici di un certo satanismo. Quelli scopiazzati da certi film di serie B o da un Bignami della demonologia. Ma quanto basta a un ragazzino per sentirsi un profanatore, un autentico anticristo. Difficile intuire fino a che punto, in questo gesto, ci sia consapevolezza e dove invece ci sia solo azzardo, desiderio di stupire, di essere al centro dell’attenzione. Il crocefisso rovesciato è un gesto blasfemo. Ma è un gesto che colpisce più chi in Dio crede che chi con Dio gioca. E che ne saprà dell’origine del 666 chi ha tracciato quel numero? Forse nulla. Più facile limitarsi a considerarlo un numero satanico che andare a scoprire come fosse il numero con cui si indicava Domiziano, ottavo imperatore, l’imperatore «anticristo» perché persecutore dei cristiani. E 666 altro non è che una somma dei numeri da 1 a 8 (somma che dà 36) e poi di tutti i numeri da 1 a 36. Quello che si è inscenato nella scuola media sembra più un gioco (censurabile) che un’autentica adorazione dell’«avversario» (questo il significato di Satana). Secondo il Telefono Antiplagio il numero delle sette sataniche va da 20 a 30. Spesso gli adepti si limitano a manifestazioni esteriori, che possono anche essere considerate folcloristiche. Ma lo scivolamento in azioni criminali spesso diventa naturale: nel migliore dei casi maltrattamento e uccisioni di animali; nel peggiore abusi su minori, reati di sangue. Il Veneto e la provincia di Venezia figurano tra le regioni e le province con il più alto numero di sette. Ma nella maggior parte dei casi - si legge nel sito del Telefono Antiplagio - alla base della costituzione del cosiddetto gruppo satanico ci sono la noia, la curiosità, il gusto della trasgressione e del proibito e, soprattutto, l’ignoranza. Spesso, però, le conseguenze di questo gioco sono pericolose: allontanamento dell’adepto dagli affetti famigliari e dagli amici. Altre volte lo sfruttamento diventa economico, psicologico e dietro la segretezza si possono nascondere i ricatti, le minacce. Niente di tutto questo sembra si possa ravvisare nello scherzo della scuola media.
(2) Vandalismo e riti magici a scuola L’episodio è accaduto alla media D’Annunzio: crocifisso spostato, scritte misteriose e registri gettati nella spazzatura - Un genitore: «Bisogna intervenire, i ragazzi sono preoccupati». L’ex consigliere comunale Claudio Vianello: «Probabilmente è un episodio di bullismo, ma non si può certo fare finta di niente». JESOLO. Atti di vandalismo e misteriosi gesti hanno messo in allarme una scuola di Jesolo. Un genitore ora denuncia pubblicamente l’episodio. I fatti sarebbero accaduti alla media D’Annunzio del Lido di Jesolo. In una delle classi sono stati trovati il crocifisso spostato, scritte che potrebbero essere ricondotte a riti magici, acqua sui banchi, il registro di classe preso e gettato in un cestino della spazzatura. Una serie di atti molto particolari e allarmanti di cui sembra che i docenti abbiano avuto modo di discutere, anche con la dirigenza scolastica, e che ovviamente sono giunti infine alle orecchie degli studenti i quali non hanno esitato a raccontarlo alle loro famiglie. Sembrerebbero atti di bullismo, forse opera di qualche studente indisciplinato in cerca di attenzione, ma in ogni caso i genitori sono preoccupati. A rompere il ghiaccio è Claudio Vianello, il cui figlio studia appunto alla D’Annunzio. «Ormai non è più un mistero - spiega il papà che è stato anche consigliere comunale - e i ragazzi lo hanno raccontato a casa. Quello che non riusciamo a capire è cosa sia accaduto esattamente. Mi pare di capire che siano stati proprio girati i crocifissi, poi gettata dell’acqua in classe sui banchi, toccati o manomessi i registri di classe e ancora scritto il numero 666, ovvero il numero del diavolo usato anche nei riti satanici, sulla lavagna». «Non sono certo cose su cui scherzare o da minimizzare, anche se fosse appurato che risultano il frutto di qualche scapestrato. Parlerò direttamente con il preside di questa vicenda perché ho tutta l’intenzione di fare chiarezza sull’accaduto. I ragazzini sono sensibili a quest’età, hanno paura, non capiscono cosa accade loro intorno. Se in un’aula avvengono simili fatti, forse sarebbe il caso di informare anche la polizia e poi l’amministrazione comunale. Non dovrebbe oltretutto essere così facile prendere un registro, impossessarsene in questo modo. Invece sembra che sia successo e i ragazzi lo hanno saputo perchè ormai a scuola è l’argomento del giorno». Dall’istituto scolastico del lido non trapelano particolari, ma sembra che tutti questi gesti, per ora ancora misteriosi, siano stati ridimensionati nella loro gravità e giudicati opera di qualche ragazzo troppo vivace che ha voluto attrarre su di sè un po’ di attenzione. Una bravata, allora, che però i genitori considerano sempre preoccupante. «E’ il caso di andare fino in fondo - conclude Vianello - anche per non parlarne più, ma questi eventi non devono verificarsi in una scuola e soprattutto vanno affrontati con una certa serietà e non essere scoperti per sentito dire e con l’inevitabile tam tam di voci e indiscrezioni che inevitabilmente ne consegue».
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