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[Milano] Paura in via Adda, spari e botte ai poliziotti
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dal corriere Monday March 29, 2004 at 09:18 AM |
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Gli abusivi «liberano» due ladri arrestati mentre rubavano un’autoradio. Feriti gli agenti. Il giorno prima aggrediti i carabinieri.
Domenica pomeriggio. Due colpi di pistola squarciano il silenzio in via Adda, due isolati dalla stazione Centrale. A far fuoco sono gli agenti di una volante che hanno appena messo le manette a due giovani ladri romeni. I due fermati gridano, chiedono aiuto. E dal palazzo occupato di via Adda 14 escono più di cento immigrati. Tutti già armati. Chi di spranghe, chi di bastoni, alcuni con i sassi in mano. È un attimo, la situazione diventa incandescente. Sono le 15.30. Scatta l’aggressione. I poliziotti sono costretti a liberare gli arrestati che si rifugiano immediatamente nel caseggiato occupato. Gli agenti, che per difendersi sparano in aria due volte, vengono colpiti da una fitta sassaiola. Finiscono al Policlinico, dove vengono medicati. Sette giorni di prognosi, per tutti e due. Danneggiata anche la loro auto di servizio. La calma in via Adda torna dopo un’ora e mezzo di colloqui tra la polizia da una parte e i rappresentanti degli occupanti dall’altra. Al termine le forze dell’ordine scelgono la via della ragione: ritirarsi senza forzare la situazione. Per gli abitanti della zona la misura è colma: «Ci vuole l’esercito», dicono senza mezze misure. E che la tensione sia a un punto di non ritorno lo conferma anche il presidente dei commercianti di via Fara, Fabio Mura, che oggi alle 18 guiderà una delegazione a Palazzo Marino: «Andremo in consiglio comunale - dice - per esporre le nostre ragioni. Così non si va più avanti. Le promesse del prefetto e del questore non ci bastano più». Il gravissimo episodio di ieri segue un’altra aggressione avvenuta sabato pomeriggio e che ha avuto come vittime i carabinieri. I militari avevano bloccato nei pressi di via Adda due donne romene irregolari. Una improvvisamente si è messa a urlare ed è scappata di corsa all’interno del palazzo occupato. Una decina di romeni ha fatto da sbarramento davanti all’ingresso e i militari hanno preferito abbandonare il campo, portando in caserma solo una ragazza. L’intervento della polizia, ieri in via Adda, viene deciso dopo una telefonata al 113 che segnala due ragazzi sospetti su un furgone, proprio davanti alla casa occupata. Una delle tante richieste d’aiuto che gli abitanti della zona fanno alle forze dell’ordine, esasperati dai piccoli soprusi quotidiani (rapine e furti, in genere) che devono subire. Pochi istanti dopo sul posto arriva la volante Venezia. Alla vista degli agenti i due ragazzi sul furgone (che stanno smontando l’autoradio) si abbassano per non farsi vedere. Gli agenti scendono dalla loro auto e i due romeni cercano di fuggire. Entrambi vengono bloccati. Uno dei due si ritrova con una manetta a un polso. E in una manciata di secondi la situazione si capovolge. Le vedette di via Adda danno l’allarme e dal caseggiato escono gli occupanti. Più di cento persone inferocite. Hanno bastoni e sassi. I due poliziotti aggrediti devono andarsene. Poco dopo il silenzio domenicale in via Adda è di nuovo squarciato dalle sirene. Una quindicina di equipaggi di polizia e carabinieri circonda la zona. Molti degli abitanti del caseggiato sono ancora in strada. Il commissario Alfredo Criscuolo parla con i romeni. Riesce a calmarli. Finisce così, in via Adda, l’ennesimo giorno di tensione.
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Il prefetto: non si può tollerare qualsiasi violazione della legalità
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dal corriere Monday March 29, 2004 at 09:19 AM |
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Bruno Ferrante: io ho sempre sostenuto la necessità di distinguere chi si trova in difficoltà, ma la premessa è il rispetto della legge. «Gli sgomberi non risolvono i problemi sociali, ma questi fatti compromettono l’accoglienza».
Preoccupato sì, soprattutto per chi ci andrà di mezzo: «Perché è evidente che ogni violazione della legalità rischia di compromettere qualsiasi iniziativa di condivisione dei problemi, a cominciare dalla casa, dall’accoglienza...». Ma, comunque sia, determinatissimo: «L’aggressione alle forze di polizia avvenuta in via Adda è un fatto gravissimo, cui si può rispondere solo con una condanna piena e assoluta. E la reazione sarà altrettanto decisa». Il prefetto Bruno Ferrante si è sempre messo in luce su più fronti, si trattasse di scioperi o di sgomberi, come l’«uomo del dialogo». Anche sul problema del palazzo occupato in via Adda, in più occasioni, la sua linea era sempre stata quella della ricerca di soluzioni sociali prima che di ordine pubblico. «E quel che ho sempre detto - ripete adesso - non ho problemi a confermarlo: non sono gli sgomberi a risolvere i problemi sociali. Ma questa volta siamo di fronte a un fatto diverso. Ed è l’occasione per ribadire il punto fermo che deve essere premessa di tutti gli altri». Quale? «Qualsiasi atteggiamento di violazione della legalità e della legge non può essere tollerato da nessuno. La società civile non può sopportare comportamenti di questo tipo che vanno repressi con tutta la decisione possibile, chiunque ne sia l’autore. Queste violazioni palesi delle regole della convivenza vanno combattute con assoluta fermezza: ed è quello che le forze dell’ordine faranno». Via Adda, lo ha detto lei stesso più volte, è una realtà complessa... «Lo so bene e mi ricordo anche le circostanze in cui ne ho parlato. L’occupazione originaria di via Adda è figlia dello sgombero di via Barzaghi, io per primo ho sempre affermato che ogni sgombero, in assenza di altre soluzioni abitative, produce spesso una nuova occupazione altrove. Tuttavia...». Tuttavia? «La premessa per affrontare qualsiasi problema deve essere il rispetto delle regole. Una occupazione può essere la spia di un problema reale, ma non può essere la soluzione e resta di per sé intollerabile». Questo episodio rimescola le carte? «Dal punto di vista delle istituzioni non rimescola niente: io ho sempre sostenuto la necessità di distinguere chi si trova qui in difficoltà, ma con un permesso di soggiorno, da chi invece è in Italia irregolarmente. Per questo il mio appello più accorato è rivolto a loro. Nel loro interesse». Quale appello? E loro chi? «Un invito a tutti i regolari. A non farsi coinvolgere in situazioni, comportamenti, violazioni che li farebbero passare automaticamente dalla parte del torto. Con la perdita immediata dei diritti che la loro posizione "regolare" garantirebbe loro». L’aggressione di via Adda è un episodio o il sintomo di un allarme più generale? «Fortunatamente, finora, episodi come questo non sono stati frequenti. Ma proprio per questo motivo non possono essere tollerati: perché in assenza di una ferma condanna e di una reazione altrettanto decisa il rischio che possano ripetersi diventerebbe forse concreto». Lei aveva proposto un tavolo di imprenditori per dare una casa a chi non ce l’ha. «E la proposta di per sé resta in piedi. Ma lo ripeto una volta di più: al primo posto deve restare la legalità, senza se e senza ma. Poi si può discutere della casa».
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