Ho conosciuto Giacomo Tallone da ragazzino.
Ero debole in matematica ed un mio zio, suo Fratello di Loggia, mi ha mandato da lui per alcune ripetizioni: era il 1952. Lo ricordo con una giacca da camera, le dita e i denti dell’accanito fumatore. La voce roca e una tazzina di caffè sempre a portata di mano.
Dopo quelle ripetizioni non ho più sentito parlare di Giacomo Tallone fino a quando quel mio zio, morendo, mi ha lasciato i suoi libri e le sue scartoffie, e proprio in mezzo a quelle carte ho trovato un carpettone senza alcuna intestazione esterna, contenente documenti, atti e tavole massoniche.
Fra le varie tavole alcune, cadenzate mensilmente, erano firmate Giacomo Tallone.
La prima 5 dicembre 1944, l’ultima 3 aprile 1945. Altre tavole portavano date diverse e una, in particolare, conteneva un’allegoria della vita articolata in sette trasformazioni.
Queste tavole hanno trasformato interamente il mio modo di essere Massone. Bisogna leggerle tutte con attenzione e umiltà. Egli, con parole semplici, ci rivela la vera essenza della Massoneria.
Il giorno in cui io e altri quattordici Fratelli abbiamo deciso di alzare le colonne di una nuova Loggia, non ho avuto alcun dubbio. Ho pregato i Fratelli di dedicarla a lui, a un uomo che non essendo un cattedratico, non avendo scritto libri di successo, non avendo occupato alcuna carica in seno ai vari organismi Massonici, è passato inosservato, sconosciuto ai più.
Quelle poche tavole che sono pervenute a me lo rivelano un vero iniziato giunto alla conoscenza. Le sue sette trasformazioni, pubblicate nel sito ZENIT di Maurizio Nicosia, non possono essere che esperienze vissute e fanno percepire, a chi ha buone orecchie per intendere, il suono della parola perduta che certamente il nostro maestro aveva ritrovato.
Della sua vita e delle sue attività si sa ben poco. Come tutti coloro che privilegiano lo spirito, è vissuto solo, abbandonato dalla famiglia, circondato solo dall’affetto di quei pochi Fratelli con i quali riusciva ad intendersi.
Aveva certamente un carattere alquanto spigoloso. Lo si capisce dal contenuto di una lettera di dimissioni dalla massoneria (poi rientrate) spedita a un grembiulone dell’epoca.
Nato il 26 ottobre del 1892; iniziato alla massoneria nel marzo del 1915 ed elevato a Maestro nel 1920, E’ stato proprietario e direttore di una scuola privata, a Messina.
Durante il fascismo quella scuola ha dato da vivere a diversi fratelli che il regime non gradiva ed è stata la sede di parecchie riunioni massoniche. E’ morto a Messina il 10 giugno del 1956. Non so altro e altro non sono riuscito a sapere.
Pochi giorni prima della cerimonia di innalzamento delle colonne di questa Loggia, ho saputo dove era stato sepolto: reparto acattolico, campo comune, settore 'A', fila 1, posto 2.
Il giorno precedente la cerimonia sono stato al cimitero. Il campo comune della zona degli 'acattolici' è in uno stato di quasi totale abbandono. Non ho trovato alcuna indicazione. Ho chiesto allora informazioni a un custode e costui mi ha mostrato dove andare. Giunto nel luogo indicatomi, ho trovato una lapide in marmo, divelta dal terreno, insieme a due croci. Mi sono inginocchiato per esaminarle. Nella lapide vi era scritto «campo comune, settore “A”, adulti». Le due croci erano anonime. Per alzarmi mi sono appoggiato a un albero. Istintivamente l'ho guardato: è un’acacia. Un’acacia contorta, sofferente, ma con tanti virgulti che spuntano dal tronco. Non so se le spoglie mortali di Giacomo Tallone sono ancora lì sepolte. Lui, però, è senz’altro lì.
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