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Guardie private: i conti economici del nuovo modo di fare la guerra
by tibi/slovnius Friday April 16, 2004 at 05:33 PM mail:  

Privatizzazione e globalizzazione: la nuova guerra si combatte secondo i più attuali schemi dell'economia liberista, con specialisti costosi, ma che offrono un servizio flessibile e non soggetto a invadenti controlli.

Mandare in giro per il mondo le forze armate per combattere una delle tante guerre dell’era moderna, è molto costoso e richiede un notevole dispendio di mezzi, a partire da navi e aerei, per arrivare ai servizi logistici specializzati e a tutto ciò che serve per condurre una guerra secondo il più attuale stile high-tech, o digitale, una caratteristica che sembra essere fondamentale per poter vendere ciò che non è altro che la solita merce di morte, come guerra di precisione.
Ma chi ci guadagna, nelle guerre recenti, non sono più le grandi compagnie che producono armi: la Lockheed Martin, la Rayteon, la Boeing non hanno incrementato esponenzialmente il loro valore in borsa a partire da marzo scorso, quando è scoppiato il conflitto in Iraq. Non quanto avvenne poco dopo l’11 settembre, quando i dividenti aumentarono nettamente perché si pensava che da quel momento in tutto il mondo ci sarebbero stati gravi crisi. Anche gli introiti sono aumentati senza impennate. La ragione è che l’approvvigionamento di armi e mezzi pesanti (e quindi i più costosi) viene di solito distribuito su tempi più ampi.
Il vero affare per questo tipo di eventi dunque, non è tanto per i giganti, che continuano a guadagnare in modo regolare, ma per le agenzie che offrono vari servizi esterni. La Halliburton per esempio(già compagnia petrolifera precedentemente diretta dall’attuale vicepresidente americano Dick Cheney) e la CscDyn Corp che provvedono a vari servizi, dalle bevande al ritiro della spazzatura, ai computer. Questo tipo di agenzie si stanno via via sostituendo ai tradizionali corpi delle varie forze armate, secondo uno stile tipicamente utilizzato nel business commerciale e industriale, che prevede una progressiva conversione alla privatizzazione e a una gestione basata su fornitori esterni del numero più alto di prestazioni d’opera possibili.
Basti dire, come sottolinea l’Economist, che dalla prima guerra del Golfo, il numero delle truppe americane al fronte è diminuito in totale del 32% .La Brookings Institution, riporta sempre l’Economist, calcola che nel Medio oriente ci sono circa 10 persone provenienti da staff privati ogni 100 persone di ruolo nelle forze armate. E sono proprio questi “ausiliari” il vero grande affare della guerra in corso.

Veniamo a questi giorni. I civili americani che erano a Fallujah, il più pericoloso posto in Iraq, senza scorta militare,non erano degli sprovveduti. Facevano parte delle guardie private che lavoravano per la Blackwater, un’azienda americana che ha firmato un lucroso contratto con il governo Usa. Si calcola che in Iraq siano attualmente presenti circa 15 mila di questi “soldati” civili. Soldati, perché il numero non considera i tecnici, gli ingegneri, gli specialisti del petrolio, i geologi, gli esperti di sistemi informatici e di comunicazione che lavorano per rimodellare le infrastrutture irachene. “Solo” 6 mila però sarebbero vere e proprie guardie armate che hanno funzioni varie, che prima venivano svolte all’interno delle forze armate: intelligence,aiuto per le truppe, difesa di punti sensibili, mantenimento di armi particolarmente sofisticate o pericolose, training.
La Blackwater ha ricevuto 35,7 milioni di dollari per addestrare 10 mila soldati americani. La DynCorp ha un contratto di oltre 1 miliardo di dollari per garantire la sicurezza di alcuni personaggi come il presidente afgano Garzai. L’Economist stima che un decimo del costo totale della ricostruzione in Iraq vada ora in sistemi di sicurezza, la maggior parte dei quali vengono appunto gestiti da queste compagnie.

Lo sviluppo di questo tipo di mercato è esteso a tutto il mondo, e non è neppure nuovo: negli anni 60 e 70 c’erano i mastini, che venivano arruolati in vari modi. Ora il servizio è un po’ cambiato. Ci sono società vere e proprie che offrono vari servizi e che lavorano secondo il più classico stile delle economie globalizzate. La Ibssa (International body guard and security services) una compagnia internazionale che ha sedi anche in Italia e offre vari servizi, dalla protezione di alte cariche al controllo del narcotraffico, fa corsi di training in Francia, Svizzera, Israele, Romania, Lituania e Ungheria. Altre società hanno sede a Londra o a Washington, ma arruolano personale proveniente da Nepal, Fiji, Ucraina, Russia e Bangladesh. La loro paga mensile varia a seconda della nazionalità,ma è comunque pari a circa tre volte quella delle truppe regolari.
Ma allora perché l’esercito se ne serve? Perché in un quadro internazionale in cui le forze armate devono essere formate da volontari che vengono assunti in servizio e che si specializzano, e non da giovani leve a costo zero, obbligate a svolgere un compito troppo grande per loro, il precariato e l’utilizzo a richiesta di specialisti si rivela un modello duttile e molto più efficiente. E’ possibile tra l’altro, in questo modo, scegliere di volta in volta gli addetti migliori e più adatti alla situazione, a seconda che si tratti di Sud america o Africa, guerre high tech o di forza.
Questi cambiamenti hanno permesso di creare il più efficiente esercito del mondo, un esercito internazionale, che ha una strana prerogativa: non può completamente essere controllato né politicamente né militarmente.
Negli Stati Uniti, dove le compagnie private hanno contratti per oltre 50 milioni di dollari, c’è l’International traffic in Arm regulations, un ufficio che dovrebbe controllarle. Inoltre il Pentagono ha sempre in mano la possibilità, nel caso creino problemi, di rompere l’accordo. In pratica però tutto è molto sfuggente. Nessuno effettua una reale supervisione, anche perché mancano le competenze. In teoria le compagnie private non dovrebbero ricevere incarichi in situazioni critiche. Ma come gli ultimi eventi in Iraq hanno dimostrato, il confine è molto aleatorio.

A volte, come è successo nei Balcani, le compagnie private cercano alleanze in campo indipendentemente da come vengano gestiti gli accordi a livello istituzionale. Potrebbero avere dunque interessi privati che sono più importanti di quelli ufficiali, per i quali hanno preso la commissione. Inoltre, mentre i soldati regolari sono soggetti alla corte marziale e alle leggi internazionali, non è affatto chiaro quale legge internazionale o locale possa essere applicata agli addetti di questi servizi, nel caso si comportino al di là di ogni limite. Di sicuro non potrebbero, in questo caso, essere sottoposti a leggi irachene. In Bosnia, dove gli impiegati di una compagnia privata vennero accusati di gestire un bordello, vennero rispediti a casa senza alcun carico né penale né economico. Non ci sono leggi internazionali per i mercenari, e la convenzione di Ginevra è stata pensata per essere estesa ai civili che accompagnano le forze armate, ma non per le guardie private che possono sempre far figurare il loro operato come totalmente indipendente.
Di sicuro questi uomini, quando vengono catturati,non hanno alcun diritto di ritenersi prigionieri di guerra.






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c'e' un altro fattore da considerare ccc Monday April 26, 2004 at 07:05 AM
Cile, Ulster, Sud Africa , Tiger Force garabombo Monday April 26, 2004 at 06:47 AM
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