La Rai ha paura del 1° Maggio e cancella la diretta del concerto.
Pomeriggio delle beffe a Viale Mazzini: il Cda Rai «deplora» con una censura la presidente, Lucia Annunziata, per aver rivelato alla stampa gli insulti ricevuti dal direttore generale Flavio Cattaneo. Ad essere censurato è chi è stato offeso, anziché chi ha offeso, contestano i leader del centrosinistra, Fassino e Rutelli. Senza la presidente, che lunedì se ne è andata dal palazzo di Viale Mazzini, il Cda ha deciso anche che sia annullata la diretta tv del concerto del Primo Maggio, appuntamento storico su RaiTre. Sarà trasmesso con una «differita» di una ventina di minuti o di un’ora, il tempo per tagliare parti sgradite o «rischiose per gli ostaggi in Iraq» ed evitare che diventi una «manifestazione politica». A suggerire la delibera è stato il consigliere Angelo Maria Petroni, il più organico a Forza Italia, e il Cda ha votato all’unanimità la raccomandazione al Dg: evitare che nella diretta ci possa essere qualcuno che magari invochi il ritiro delle truppe, o che dia qualche definizione del lavoro che i rapiti stavano svolgendo nel teatro di guerra, spigano da Viale Mazzini.
Il secondo motivo è il richiamo alla par condicio. Un censura preventiva riferita alle dichiarazioni fatte l’anno scorso da Daniele Silvestri e dalla cantante dei 99 Posse (che quest’anno non partecipano al concerto). Cattaneo ieri ha informato i leader sindacali dicendo che erano d’accordo. Ma Epifani, leader Cgil impegnato sulla Fiat, non è affato d’accordo e anche Pezzotta (Cisl) ha le sue riserve. Le esprimeranno oggi nell’incontro che il direttore generale avrà alle 11 con i segretari organizzativi Guzzonato (Cgil), Betti (Cisl) e Barbagallo (Uil). E alle critiche dei cantanti si sono aggiunte quelle dei discografici della Fimi (come si può leggere nelle pagine degli spettacoli), mentre gli organizzatori temono la fuga degli sponsor. Ma a valutare cosa tagliare dovrebbe essere un gran giurì di piazza formato dal Dg Rai o chi per lui, dal direttore di RaiTre, Paolo Ruffini e da tre rappresentanti sindacali. A questo punto, però, la manifestazione autogestita cambia natura, c’è chi a Viale Mazzini si chiede: chi si assumerà la responsabilità se succede qualcosa? La Rai? Il direttore generale?
La terza «chicca» che ha votato il Cda senza presidente, è l’istituzione di un «comitato tecnico-consultivo», per l’applicazione «immediata» della par condicio nelle reti: una struttura bicolore, Forza Italia e An (escluse Udc e Lega), un muro compatto che affianca il Dg nel controllo ormai parossistico della libertà d’espressione, mai così forte in una campagna elettorale. Ne fanno parte i soliti nomi (ora tutti Direttori di qualcosa): Rubens Esposito (An) Affari legali, il capo staff del Dg, Lorenza Lei; Carlo Nardello (FI), del Marketing Strategico; Alessio Gorla (FI) palinsesti; Guido Paglia (AN) comunicazione; il Direttore delle Tribune Parlamentari Anna La Rosa (la salottiera della Casa); l’assistente per l'informazione del Dg Giuliana Del Bufalo (FI).
Insomma, rimasti in quattro, con Francesco Alberoni nell’ambito ruolo di presidente in quanto consigliere, i consiglieri hanno dato il meglio della loro adesione al centrodestra. Ieri mattina il presidente Ciampi ha invitato l’informazione a non esaltare modelli negativi. Un messaggio che nell’entourage della presidente è stato letta anche come un sostegno alla sua denuncia contro l’intervista al serial killer Donato Bilancia trasmessa la domenica pomeriggio. Cattaneo si appropria del «pensiero positivo» del Capo dello Stato («é quello che ho detto al Comitato editoriale», dice), ma arrivato al Cda il tutto si traduce in una censura per la presidente. Votata all’unanimità, anche dal cattolico Rumi. Cattaneo ieri mattina ha inviato a casa di Lucia Annunziata 24 rose bianche (prima aveva pensato a 36 rose rosse) e un biglietto di scuse. Nel Cda sono arrivate le spine... Del caso Bilancia si è parlato, ma è stata confermata «piena fiducia» al direttore di RaiUno, Fabrizio Del Noce, che riceverà solo un richiamo scritto per non aver informato in tempo il Dg. Il Cda ha raccolto l’appello di Ciampi condannando l’eccesso di reality show e l’orario in cui è andata in onda l’intervista a Bilancia. Anzi, come racconta Marcello Veneziani, «nel Cda c'è chi ha sostenuto che l'intervista è stata condotta in modo corretto, senza alcuna indulgenza o spettacolarizzazione da parte di Bonolis». È stato il pensiero del filosofo dell’innamoramento, Alberoni.
Lucia Annunziata resta lontana dal Cavallo, lunedì sera sembrava tentata dall’idea di dimettersi, molto colpita dagli sgarbi ricevuti. Dai presidenti delle Camere non è arrivato il segnale che aspettava (né arriverà, sembra), in compenso a darle solidarietà per gli «attacchi vergognosi» subìti, sono stati i leader del centrosinistra. Piero Fassino denuncia dal Cda «una inaudita manifestazione di arroganza e irresponsabilità. In assenza del presidente Lucia Annunziata, quattro consiglieri, tutti espressione della maggioranza di governo, hanno censurato il presidente, annullato la consueta diretta televisiva per il concerto del 1 maggio, costruito un “comitato di censura” della par condicio affidato pressoché totalmente a personalità di stretta fede politica di destra». Fassino chiede l’intervento della Commissione di Vigilanza. «Senza presidente di garanzia questo Cda non esiste», denuncia Francesco Rutelli, presidente della Margherita, i consiglieri che hanno dato prova di «arroganza» ricordino che «sono stati nominati dai Presidenti delle Camere» quindi cerchino di ricreare «le condizioni perché la Presidente di garanzia possa svolgere il suo ruolo».
Il presidente della Vigilanza, Claudio Petruccioli, ieri ha scritto ai consiglieri Rai, prende atto della delibera ma la critica: «Si deplora chi ha reso pubbliche le minacce ricevute e non chi le ha formulate». E il ruolo di garanzia assegnato alla presidente, prosegue, è «compito essenziale all'equilibrio e all'integrità dei vertici della Rai», tanto più in campagna elettorale, quindi sarebbe utile che «ricevesse la necessaria solidarietà». Ma i consiglieri non sentono ragioni: la colpa è di Lucia Annunziata che discredita la Rai, risponde Marcello Veneziani: sarebbe accaduto un «deplorevole scambio di insulti» ma non certo una «minaccia» alla presidente. Un «indecoroso teatrino», per il consigliere di An. Dall’Ulivo una pioggia di critiche durante il voto della legge Gasparri in Senato: per Agius, Ds è «grave la censura alla presidente, e non una parola sugli insulti di Cattaneo, non all'altezza del compito per il quale è stato incaricato». Bordon, Margherita, parla di «teatro dell’Assurdo» e si appella ai presidenti delle Camere: «cosa dicono?». Per Zanda, Dl, la Rai è diventata un «protettorato di Mediaset» ma si augura che «Lucia Annunziata resista». Per ora, resiste.
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