La società per azioni, Distilleria Bertolino SPA , di Bertolino Antonina fu costituita ....
La società per azioni, Distilleria Bertolino SPA , di Bertolino Antonina fu costituita nell'anno 1970. Fino a tutto il 1975 non ha avuto praticamente attività gestionale, tantè che il bilancio al 31.12.1975 presenta un giro d'affari annuo minore di 100 milioni ed un impiego di manodopera per circa 2 milioni. A cavallo tra il 1975 e il 1976 avviene il punto di svolta o di non ritorno, l'inizio della grande espansione dell'azienda in barba a tutte le leggi e regolamenti. Nel dicembre 1975 infatti, la titolare della Distilleria Bertolino SPA, amplia, con una licenza edilizia illegittima, la vecchia e obsoleta piccola distilleria di proprietà del padre Bertolino Giuseppe realizzata nel 1934, costituita da apparecchiature di livello artigianale ( detta " A quarara"), sostanzialmente innocue e poco inquinanti . La produzione di alcool passa così, in un sol colpo, da qualche decina di ettolitri al giorno ad 800 Hl/g. L' illegittimità si basa essenzialmente su 3 elementi: a)L'area su cui sorgeva la piccola distilleria di Bertolino Giuseppe, vicinissima al centro abitato e circondata da civili abitazioni, fu destinata nell'aprile 1975 dal Piano Urbanistico Comprensoriale a "zona D2", ovvero idonea ad ospitare impianti artigianali e industriali innocui, che non producano cioè fumo, nè esalazioni nè rumori molesti. La distilleria era ed è, invece, un'industria insalubre di 1^ classe e andava quindi isolata nelle campagne e lontana dalle abitazioni, e non addirittura ampliata, contro la legge, come invece, illegalmente, fu consentito dall'Amministrazione Comunale dell'epoca. b)La stessa licenza prevedeva peraltro la realizzazione di una unità di distillazione da 250 Hl/g di alcool, mentre la Bertolino SPA ne installò, arbitrariamente ed in totale difformità dalla licenza, una da 800 Hl/g. c)La società "Distilleria Bertolino SPA" nel 1975 non era nemmeno proprietaria del vecchio impianto che chiedeva di ampliare, (di proprietà del padre Bertolino Giuseppe),ed ha quindi giocato sull'equivoco del comune nome "Bertolino" per chiedere un ampliamento senza avere nemmeno il titolo giuridico di proprietà, per farlo. L'Amministrazione Comunale quindi non avrebbe mai potuto nè dovuto secondo legge, consentire lo sviluppo della fabbrica in quel sito, bensì, volendo assecondare le iniziative imprenditoriali della Bertolino, individuare un'area lontana dal paese, isolata nelle campagne e lontana dalle abitazioni nella quale consentire l'allocazione della fabbrica. A partire da quella data, 1975/76 e fino al 1991 si assiste ad un crescendo di concessioni ed autorizzazioni illegittime date da tutte le Amministrazioni Comunali succedutesi nel tempo, le quali hanno ignorato o sottovalutato la portata del problema e le responsabilità che si assumevano nei confronti dei cittadini che hanno subìto, dapprima l'immediata e visibilissima aggressione dell'ambiente e poi, giorno dopo giorno, quello alla loro stessa salute. Nell'ottobre del 1982 infatti, il Comune rilascia, sempre illegittimamente ed in assenza persino del Nulla Osta preventivo all'impianto, necessario per legge dal giugno dello stesso anno, una seconda concessione edilizia per un impianto di distillazione, senza specificarne nemmeno la potenzialità e che, autonomamente, la Bertolino SPA realizza per 400 ettolitri/giorno. E siamo arrivati cosi a ben 1.200 Hl di alcool prodotto nelle 24 ore, ma non finita qui. Nell'anno 1983 la Sig.ra Bertolino Antonina, compie il suo capolavoro di illegalità, realizzando, questa volta senza nemmeno la concessione edilizia, e quindi in maniera totalmente abusiva, illegittima , irresponsabile e criminale, un enorme impianto di distillazione che per produrre fino a 4.000 Hl/g di alcool. Siamo passati così dalla vecchia distilleria, innocua per la sua bassa produttività (20-30 Hl/g) ad un mostro fumigante che può produrre fino a circa 5.000 Hl/g di alcool (la più grande d'Europa dice con orgoglio la sua titolare). Tutti questi impianti producevano enormi quantità (li quantizzeremo in seguito)di reflui liquidi altamente inquinanti, che la Bertolino scaricava nel torrente Pollastra senza il pur minimo trattamento di depurazione, e vomitava nel contempo tonnellate e tonnellate di scarichi gassosi e di polveri, tossici e puzzolenti, sull'abitato di Partinico, senza il minimo controllo da parte delle autorità competenti. Da quel momento, e siamo agli inizi del 1984, causa l'abnorme potenzialità degli impianti, la situazione riteniamo sia sfuggita di mano alla stessa Bertolino che , probabilmente,non si rendeva nemmeno conto, nella sua folle corsa all'arricchimento, della gravità di quanto stava combinando, con le conseguenze che si sono rivelate devastanti per l'ambiente e per la salute e la vivibilità dei cittadini. Questo "mostro abusivo" ha infatti avvelenato per 10 anni l'aria di un paese, l'acqua potabile di un'intera falda e di decine di pozzi, il mare del tratto S.Cataldo-Ciammarita causa i liquami sversati nei torrenti Pollastra-Nocella. Nell'agosto 1992 la magistratura mise temporaneamente la parola fine a questo scempio, a queste azioni criminali e scellerate, sequestrando gli scarichi liquidi, e successivamente nel giugno 1993 sequestrando anche la centrale termica con blocco delle emissioni gassose causa di grave inquinamento dell'aria, ed avviando infine delle indagini sull'inquinamento della falda acquifera e di decine di pozzi. Dopo più di 10 anni di sofferenza, i cittadini di Partinico poterono riassaporare il piacere di respirare, all'interno delle loro case, dai loro balconi, nelle strade, nelle scuole, ovunque, un'aria "miracolosamente" pulita, non puzzolente, non tossica e potere fare il bagno in un mare tornato ad essere sostanzialmente pulito e senza il rischio di contrarre malattie. Nel settembre 1996 con una sentenza scandalosa il TAR consente alla Bertolino di realizzare il depuratore e di riaprire la fabbrica. L'incredibile sentenza infatti consente di ammettere "in sanatoria" un enorme depuratore costituito da grandi vasche, che non esisteva e si doveva ancora realizzare su una superficie di ben 10.000 metri quadrati, nel centro abitato! Veniva cioè "sanato" un enorme impianto di depurazione, ancor prima di essere realizzato: incredibile! Ripresa l'attività della Distilleria, il problema dell'inquinamento dell'aria si è ripresentato in tutta la sua gravità, come tutti i cittadini possono ben constatare e testimoniare, dalla puzza nauseabonda e dal fetore dell'aria che invade l'abitato di Partinico. La Bertolino invece con una spudorata, falsa, vergognosa campagna di disinformazione sostiene che l'aria non è puzzolente, che in ogni caso lei non ne è la causa, che ha sempre rispettato le leggi, l'ambiente e la salute di tutti, tentando ancora una volta di prendere in giro i cittadini, sfidando il loro buon senso, sottovalutando la loro intelligenza, tentando di annullare la memoria storica di un'intero paese, con un ritorno all'antica e mai sopita arroganza, prepotenza, voglia irrefrenabile di prevaricare, intimidire, dominare, chiunque la contrasti nel suo disegno perverso, volto, costi quel che costi, al proprio arricchimento personale conseguito in modo illegittimo ed illegale a danno di un'intera collettività, che ha subìto in passato e dovrebbe, secondo la sua logica deviata, continuare ad accollarsene i pesanti costi, in termini di inquinamento e di salute , per assecondare la sua insaziabile sete di denaro e di potere. Alla Bertolino, che va sostiene di non avere mai inquinato, ricordiamo che è stata condannata con sentenza del Pretore di Partinico a 16 mesi di reclusione per inquinamento dei corpi idrici e del mare, ricordiamo che la sua centrale termica è rimasta tre anni sequestrata perchè altamente inquinante, e per questo ha un processo in corso, ricordiamo il reato di avvelenamento della falda di cui è accusata e su cui la magistratura sta indagando, ricordiamo che tutti i suoi impianti sono stati realizzati con concessioni illegittime o addirittura abusivamente e quindi da annullare e revocare da parte del Sindaco, come chiaramente affermato nella lettera del 5 aprile 1994 dell'Assessorato Territorio Ambiente. Potenzialità produttiva della distilleria Inquinamento del mare - Inquinamento dell'aria Inquinamento delle falde acquifere a)Scarichi liquidi. La preoccupazione più grossa della Bertolino, oltre ad arricchirsi, è stata sicuramente: "dove scaricare le borlande?" Il suo imperativo categorico nonchè l'ordine perentorio dato agli operai sicuramente è stato: "Scaricate..scaricate..non m'importa nè dove, ne come, ne quanto, ....ma scaricate.". Vediamo il perchè di questa sicura ossessione. Il perché è presto detto: nella distillazione del vino (al 10% di grado alcolico), per ogni 100 litri di alcool prodotto si devono scaricare 900 litri di reflui ad alta temperatura (90°C),con un carico inquinante (BOD) elevatissimo compreso tra 6.000 e 10.000 gr/mc (la tabella A della legge Merli che avrebbe dovuto rispettare la Bertolino prevede un BOD di 40 mg/mc). Per una potenzialità "dichiarata" dalla distilleria di 2.700 Hl/g di alcool si ha un volume di scarichi liquidi da depurare e raffreddare pari a circa 100 mc/h , con un carico inquinante equivalente ad una città di 350.000 abitanti. Da questi enormi valori di portata e di carico inquinante da abbattere nei limiti della tab.A con costi elevati, ci si può rendere conto della "necessità" della Bertolino a scaricare i suoi reflui ,comunque e dovunque.
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