versi ricordando peppino impastato, nell'era di bondi e schifani
audio: ogg vorbis at 1.7 mebibytes
buon ascolto!
Abbiamo attraversato lager di brutte facce e melme fetide briciole di potere cannibalesche nella loro sapiente capacita' di fagocitare anche l'increspatura del dubbio, copulazioni spiaccicate con disprezzo sulla pelle dei meschini avvolti dalle loro debolezze di sopravvivenza, icone della prima repubblica, socialisti, democristiani, fascisti, traffichini, mafiosi, terroristi di stato. Abbiamo creduto che il fondo era la', che il momento di emergere era arrivato con la sua luce stellare sull'universo della diversita', sull'arco di melodie fruibili alle oracchie dei proletari deprecabili per le brave signore in decollete'. In qualche angolo c'era anche il Cristo dei poveri con la sua infinita dolcezza, a dirci che su questa terra si poteva entrare nell'altra dimensione. Non avremmo mai immaginato che il disgusto diventasse cibo quotidiano, che gli scheletri di guerra risorgessero dai cimiteri in cui li avevamo sepolti, che il porco piu' porco di tutti potesse continuamente riderci in faccia tagliuzzando a pezzetti la nostra carne, che il pullulare di vermi sotto i piedi opponesse alla voglia di schiacciarli la difficolta' del rispetto per qualsiasi forma vivente. Interminabile rassegna di brutti vii, osceni lacche' del "circonfuso", Schifani, La Russa, Bossi, Bondi, Previti, bisogno fisiologico di sputar loro in faccia e dovere cristiano di perdonarli e amarli. In tutto questo balugina, proprio perche' ci vogliamo credere, la speme, ultima dea del vaso di Pandora: non puo' finire cosi', c'e' un limite al masochismo, la palingenesi e' possibile, e' gia' iniziata.
Salvo Vitale 27-02-2004
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