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di Patrizia Longo SESTO SAN GIOVANNI — Niente sgombero della “casa di plastica”. A un patto: che gli abusivi non pensino di rimanere a lungo al suo interno. Per loro bisognerà trovare un’altra soluzione, perché l’amministrazione comunale non intende accantonare il progetto di abbattere l’edificio e ricostruirne uno più grande, destinato all’edilizia sociale. E, soprattutto, di scavalcare le famiglie sestesi già in lista d’attesa per una casa popolare. È questo, in sostanza, il risultato dell’incontro avvenuto ieri mattina in municipio: da una parte, i rappresentanti di Action (il movimento legato ai centri sociali che ha dato impulso all’occupazione) accompagnati da alcuni cittadini del quartiere Parpagliona, dove si trova la palazzina di proprietà dell’Aler; dall’altra, il sindaco Giorgio Oldrini e l’assessore ai Servizi sociali, Alessandro Pozzi. L’amministrazione comunale, dunque, non premerà più, con Aler e la prefettura, per effettuare lo sgombero. Anzi, al più presto chiederà loro un incontro, per decidere insieme il da farsi. «Vedremo quale soluzione si potrà adottare - ha detto il sindaco, Giorgio Oldrini - tenendo conto delle graduatorie comunali: noi abbiamo sempre detto e ribadiamo che le regole devono essere rispettate. D’altra parte, non siamo insensibili di fronte a quelle famiglie in difficoltà: lo sgombero, che sembrava imminente, poi non è stato eseguito». Un primo risultato, dunque, è stato ottenuto dai ragazzi di Action e dalle 21 famiglie, per lo più equadoriane, che da un paio di settimane vivono all’interno dello stabile Aler di via Catania. «Era importante instaurare un dialogo con l’amministrazione comunale - ha detto Francesco, uno dei portavoce del movimento - per scongiurare uno sgombero traumatico: ci sono molte donne e bambini. Sono famiglie di lavoratori, che possono anche pagare un affitto. Sono disposte ad andarsene, se trovassero una casa». A pesare in modo determinante sulla nuova situazione, è stato l’appello umanitario lanciato prima dalle donne occupanti, poi da alcune associazioni sestesi, dai consiglieri comunali e di quartiere del centro-sinistra verso la propria maggioranza di governo. Più difficile, invece, la seconda battaglia intrapresa dai ragazzi di Action: salvare la “casa di plastica”, esempio unico di architettura sperimentale. Il Comune ha opposto un netto rifiuto a cambiare il destino dell’edificio: «Non può che essere abbattuto - ha detto Oldrini -. È stato ed è ancora solo uno spreco di risorse pubbliche. In accordo con Aler abbiamo deciso di presentare in Regione il progetto per l’abbattimento e per la ricostruzione di una palazzina più ampia, in cui si riusciranno a ricavare più alloggi da destinare alle famiglie in grosse difficoltà». Se non interverrà la Sovrintendenza, a cui Action si è rivolta, la “casa di plastica” sarà demolita entro un anno, un destino delineato da oltre dieci anni di proposte finora mai arrivate in porto.
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