Il 4 giugno di quest’anno, il presidente degli Stati Uniti d’America, George W. Bush, un criminale di guerra, prevede di essere in Italia
“insegniamo ai nostri ragazzi ad uccidere la gente con il napalm ma i loro comandanti non gli permettono di scrivere cazzo sui loro aerei perché è osceno”
F. F. Coppola, Apocalipse Now.
Se non ora, quando?
Il 4 giugno di quest’anno, il presidente degli Stati Uniti d’America, George W. Bush, un criminale di guerra, prevede di essere in Italia.
Con strumentalizzando il passato si vuole collegare in quei giorni l’occupazione militare dell’Irak e la sua spartizione da parte delle principali imprese multinazionali statiunitensi con la retorica della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Se Roma e l’Italia si sono liberate dal fascismo e dal nazismo lo dobbiamo anzitutto a quanti, uomini e donne, nel mezzo della guerra e della occupazione militare, scelsero di disertare e di passare dalla parte della resistenza, con le armi o senza, col boicottaggio, con la disobbedienza attiva, con la non collaborazione. Soltanto grazie a loro si è potuto pensare un futuro diverso dalla guerra che aveva devastato l’Europa.
Oggi l’Irak è lo specchio degli orrori che l’Impero rovescia sul mondo: sfruttamento selvaggio, devastazione ambientale, torture e detenzioni arbitrarie, i civili come bersaglio degli eserciti. Come associazione e come collettività, nel nostro tentativo di essere là dove si resiste a quest’ordine ingiusto abbiamo capito chiaramente che in tutti i conflitti in corso, c’è sempre una parte che ha diritto a resistere, l’umanità in tutte le sue espressioni, indipendentemente dalla cultura, dalla religione o dal colore della pelle.
Abbiamo svelato già lo scorso giugno con la carovana che voleva attraversare l’Iraq e la Palestina che la non collaborazione con gli occupanti e la resistenza attiva sono quanto più fa paura ai signori della guerra.
Oggi l’Irak è il punto nevralgico in cui si sperimenta la guerra del secolo appena iniziato: armi letali usate sui civili, eserciti privati, uso sistematico della menzogna e della manipolazione mediatica, degradazione del nemico e ripristino dell’uso sistematico della tortura.
Il 4 giugno, a Roma e contestualmente in tutta Europa, sarà il momento per dire ora basta ! Per affermare che solo a partire dall’affermazione del diritto a resistere, ed dalla pratica concreta della resistenza alla guerra, in Europa come in Iraq, in Afghanistan, Palestina, e in ogni scenario della guerra globale, è possibile construire un presente di pace e di diritti. L’alternativa è l’orrore quotidiano a cui ci stiamo abituando.
Lanciamo quindi questo appello a tutte le realtà di base, associazioni e movimenti e a quanti singolarmente o in collettivo vogliono dare corpo al rifiuto della guerra :
Ad organizzare iniziative contro la partecipazione dell’Italia alla guerra, tanto contro la presenza militare, quanto contro quella economica con la partecipazione di molte imprese italiane nella cosiddetta ricostruzione.
A fare del 2 giugno, la giornata contro il militarismo, contro la guerra, per l’impiego dei fondi per la difesa a fini di cooperazione sociale e sviluppo.
A dichiarare ancora una volta, forti della memoria delle lotte per la liberazione del nostro paese e delle attuali lotte del movimento globale, Roma “città aperta” e resistente alla guerra e al fascismo, ed a bandire la presenza di criminali di guerra come il G. W. Bush.
A partecipare alle mobilitazioni il 4 giugno a Roma ed in Europa organizzandosi in gruppi di affinità per promuovere azioni dirette di protesta e di resistenza civile.
Ass.ne Ya Basta!
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