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Il movimento rigetta il divieto della questura per il corteo del 4 giugno
by 4 giugno Thursday, May. 27, 2004 at 9:30 AM mail:

Piazza Venezia piazza di pace


Non è ancora arrivato ma il suo sbarco a Roma crea già più di un problema. D'altronde il 4 giugno si avvicina, e la visita del presidente americano George W. Bush non è certo un evento da tutti i giorni, da qualunque ottica lo si voglia vedere. Di certezze ce ne sono poche, la Casa Bianca non ha ancora dato il via libera alla divulgazione dei dettagli. Bush arriverà nella prima mattinata del 4, probabilmente alle 7, e ripartirà il giorno dopo, destinazione Francia. In queste 24 ore il «presidente di guerra» incontrerà il presidente Ciampi, il premier Berlusconi e il Papa Govanni Paolo II, per la terza volta nell'arco del suo mandato. Tutto il resto è ancora coperto dal silenzio.
Ma a tener banco è l'accoglienza da riservargli. Due gli elementi di discussione di ieri: la conferenza stampa di martedì a presentazione delle iniziative del movimento, tenuta nel palazzo della Provincia di Roma da due ragazzi incappucciati a simulare i torturati di Abu Ghraib, e il tragitto del corteo in preparazione per il 4 giugno.
Nando Simeone, consigliere provinciale del Prc, è stato raggiunto ieri dalla denuncia per «istigazione a delinquere» mossa da Vincenzo Piso, presidente della federazione romana e Sergio Marchi, capogruppo al comune di Roma, entrambi di An, che lo accusano di «lanciare veri e propri incitamenti a provocare disordini»; il consigliere ha a sua volta denunciato i due per diffamazione: «Il mio atteggiamento di martedì era esclusivamente pacifico e non provocatorio, ma qua si sta cercando di alzare la tensione». Non si sono fatte attendere le reazioni dal resto del mondo politico: l'episodio degli incappucciati è stato condannato da tutti gli esponenti provinciali del centro-destra e anche il sindaco di Roma Veltroni, ed il presidente della Provincia, Gasbarra (invitato poi dal capogruppo del Prc in giunta Maurizio Fabbri a non partecipare alla parata militare del 2 giugno, in quanto «uomo di pace») lo hanno definito «un episodio inaccettabile». Ma il commento più duro è venuto dal ministro dell'interno Pisanu che, rivolgendosi anche alla magistratura, ha giudicato «triste e preoccupante che la minacciosa esibizione degli incappucciati abbia trovato ospitalità in una sede istituzionale». Michele De Palma, coordinatore nazionale dei Gc ha invece difeso l'iniziativa dei due ragazzi, «una libera espressione del pensiero», e anche Gigi Malabarba, capogruppo del Prc al Senato ha invitato Pisanu a rendere noti «gli elementi che lo abbiano portato a catalogare la conferenza stampa come una manifestazione di violenza politica».
L'altro fronte che è stato aperto ieri riguarda il percorso che il corteo pacifista potrà fare per contestare Bush: ieri è arrivata la conferma dell'intenzione della questura di vietare, per la prima volta nella storia, il passaggio per Piazza Venezia. «Nel nostro ultimo incontro con i funzionari di 15 giorni fa non ci furono problemi per approvare il tragitto che ci avrebbe portato da piazza Esedra a Porta San Paolo, passando per via dei Fori Imperiali e per Piazza Venezia - racconta il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi - ma ieri sono stato convocato in questura dove mi hanno detto che sarebbe stato impossibile passare per i Fori Imperiali, visti i lavori di rimozione del materiale per la sfilata del 2 giugno». A questo punto, la richiesta degli organizzatori è stata di modificare il percorso, mantenendo Piazza Venezia e passando per via Nazionale: «A parte che in 48 ore potevano rimuovere tutto il materiale - continua Bernocchi - comunque far cambiare strada al corteo non è un problema, ma Piazza Venezia per noi è intoccabile. Ma sono sorti problemi pretestuosi anche per via Nazionale, a cui nessuno crederà e che potrebbero innescare anche delle accese proteste fra i partecipanti». Il comitato Fermiamo la guerra ha infine reso noto di non rinunciare a portare il corteo «pacifico e di massa» a Piazza Venezia: «Il diritto a manifestare liberamente è un bene democratico primario - ha commentato Luciano Muhlbauer, della segreteria nazionale SinCobas - che non può essere messo in discussione per il signore della guerra Bush»; «Non è stata una bella giornata - ha detto Anubi per i Disobbedienti - ci sembra molto inopportuno che si siano sommate la prescrizione di divieto per il passaggio nel centro politico della città e l'innalzamento dei toni di Pisanu. Il nostro obiettivo comune è di raggiungere il massimo di partecipazione alla mobilitazione e di impedire la militarizzazione della città». Una delegazione dei parlamentari contro la guerra si è dunque recata a colloquio con il ministro Pisanu ed il capo della polizia De Gennaro per «riaffermare il diritto costituzionale a manifestare pacificamente e chiedere che il comportamento delle forze dell'ordine sia coerente con questo principio». In conclusione, la decisione finale è stata rimandata, nel tentativo di risolvere i «problemi tecnici». Ma, come ha detto Raffaella Bolini, a nome del comitato, l'importante è «stare tutti calmi, media compresi. Non si alimenti un clima di tensione che non giova a nessuno».
Andrea Milluzzi

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