Bologna, esplosione al comizio di Fini: cinque feriti lievi BOLOGNA. Un boato assordante, una fiammata, frammenti di grasso che si attaccano ai vestiti e alle scarpe, un cerchione di pneumatico che vola in aria. Su piazza Maqggiore cala subito dopo il silenzio, poi si alza un grido: «Assassini». Mancano pochi minuti alle 22. Gianfranco Fini ha appena iniziato il comizio conclusivo della campagna elettorale a Bologna. Lo ascoltano 1500-2000 militanti. Si sforza di controllare i nervi e il tono della voce: «State calmi - dice alla gente in piazza -, ci sono le forze dell’ordine. Chi fa queste cose merita solo il nostro disprezzo, non è certo con un petardo che impediranno a An di parlare, casomai è questa la dimostrazione che non sono cambiati, sono sempre quelli».
Il comizio riprende mentre le ambulanze portano via i feriti. Tre, secondo i testimoni. Cinque, secondo i primi lanci di agenzia. Chi era seduto ai tavolini di piazza Maggiore di fianco al palco ha visto un uomo con una ferita alle gambe e un altro a terra probabilmente stordito dal fragore e dall’improvviso spostamento d’aria. Piano piano si comincia a ricostruire l’accaduto. Qualcuno dice di avere visto un individuo di cui però non è in grado di fornire una descrizione, piazzare un oggetto, probabilmente contenuto in una sportina di plastica, tra le ruote di un camper con i manifesti della campagna elettorale di Enzo Raisi, deputato e assessore alle Attività produttive del Comune di Bologna. L’automezzo è parcheggiato a non più di 20 metri dal palco su cui Fini sta pronunciando il comizio. «È un ordigno modesto - spiega più tardi il vice questore vicario, Luigi Vita -. Quello che posso dire è che si tratta di un ordigno incendiario composta da una bottiglia di plastica e con una sorta di detonatore». Il botto si sente in un raggio di un paio di chilometri dal centro storico. Mentre il comizio continua un paio di giovani fischiano Fini, scatenando la reazione degli esponenti di An. C'è anche un contatto, prontamente sedato dall'intervento di alcuni carabinieri. Fini, concluso il comizio, lascia la piazza accompagnato dal suo staff, dal questore Marcello Fulvi e dal capo della Digos Vincenzo Ciarrambino. Ai cronisti solo poche parole. Fini parla di grande senso di responsabilità delle forze dell’ordine: «Evidentemente c’è ancora qualche criminale in circolazione. Cercheremo di capirne di più». Allontanandosi verso l’Hotel Baglioni, a 100 metri di distanza dalla piazza, ha anche un breve alterco con una persona che lo affronta dicendogli «complimenti per la messa in scena». «Lei è matto», replica. [...]
di Gigi Marcucci
L'Unità online
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