Da "Il Manifesto": Perché in Iraq le «nostre» guardie private?
OSTAGGI Perché in Iraq le «nostre» guardie private? Ieri il primo interrogatorio del pm Ionta che indaga sulla morte di Quattrocchi MANLIO DINUCCI Subito al loro arrivo a Ciampino, i tre ostaggi «liberati» sono stati portati, sotto scorta dei carabinieri nella caserma «Salvo D'Acquisto» per essere interrogati. Spettava al pubblico ministero romano Franco Ionta, titolare dell'inchiesta sulla morte di Quattrocchi, appurare quali fossero i compiti dei 4 italiani catturati in Iraq. I verbali di questo primo interrogatorio, durato 4 ore circa, ora sono «secretati». Certo è che non erano in Iraq come semplici body guard, guardie del corpo tipo discoteche. O impegnati in un «onesto lavoro» come vuole l'acuto Frattini. La Presidium International Corporation - creata da Salvatore Stefio - si presenta tuttora nel suo sito quale «società operante nei settori della sicurezza, della difesa, della protezione del business e della gestione delle crisi in aree a medio e alto rischio». Essa offre i suoi «servizi», oltre che alle aziende, ai «governi che necessitano di una rapida risoluzione dei problemi di carattere militare, di difesa e sicurezza interna». Tali servizi, assicurati da «uomini di provata esperienza», comprendono «addestramendo militare», «ricognizioni» e «intelligence» (ossia spionaggio). La società, per non dare l'impressione di mirare solo al vile denaro, dichiara di essere animata dalla «volontà di resistenza contro coloro che minacciano la visione occidentale di sviluppo e democrazia».
Millantato credito, come sostiene qualcuno? Anche se non tutto, qualcosa di vero ci deve essere. «Salvatore io lo conosco bene, la sua era una agenzia paramilitare, non faceva certo il body guard», ha dichiarato Giorgio Mosca, istruttore alla scuola di Livorno dove è stato addestrato Stefio. Non si spiega altrimenti perché, tra le «società di sicurezza» accreditate a partecipare al meeting di Confindustria il 28 aprile, in cui erano presenti i principali appaltatori italiani della «ricostruzione» irachena, figurava anche la Presidium di Stefio. Né si spiega perché questa società sia «incorporata nella Repubblica delle Seychelles». Per aggirare la legge italiana, che proibisce la costituzione di organizzazioni paramilitari, e per sottrarre al fisco i suoi proventi.
Piccole compagnie paramilitari, come la Presidium, sono in Iraq per spartirsi le briciole (i subcontratti o incarichi secondari) lasciate dalle maggiori «contrattiste militari private». La maggiore è la statunitense Blackwater. Tra i suoi clienti, oltre a società multinazionali, vanta il Dipartimento della difesa e il Dipartimento di stato degli Stati uniti d'America. I commandos della Blackwater, tra cui molti cileni addestrati dal regime di Pinochet, vengono impiegati - con paghe annue che vanno da 70 a 250mila dollari - in vere e proprie azioni di combattimento. Tra i compiti delle compagnie militari private vi è anche quello dell'interrogatorio dei prigionieri. Chiamata in causa per le torture ad Abu Ghraib, un'altra compagnia militare privata, la Caci International Inc., si è difesa dicendo di aver fatto quanto veniva ordinato dai militari. E, a riprova di ciò, ha ricordato che il segretario alla difesa Donald Rumsfeld ha dichiarato il 6 maggio, di fronte alla commissione senatoriale, che «i contrattisti privati sono responsabili verso l'intelligence militare che li assume e che ha la responsabilità di supervisionare il loro operato».
C'è da chiedersi a questo punto da chi dipendessero i quattro mercenari italiani, quali fossero i loro reali compiti in Iraq, e se altri come loro sono ancora lì. Quattrocchi, ha dichiarato il capo dell'unità di crisi della Farnesina, è stato ucciso probabilmente perché era in possesso di un tesserino rilasciato dalla Cpa e quindi «identificato come qualcuno più vicino agli Stati uniti». Ne sapeva qualcosa la Farnesina? Il capo dell'unità di crisi tace, ma si dilunga nel descrivere l'episodio di Stefio che dice di preferire la morte piuttosto che farsi togliere la fede. Quella che portava al dito. Simbolo eroico della «volontà di resistenza contro coloro che minacciano la visione occidentale di sviluppo e democrazia», l'ideale patriottico cui si ispira la sua società «incorporata nella Repubblica delle Seychelles».
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