da repubblica.it
Un documento con cinque crepe e le contraddizioni del governo di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO
Salvatore Stefio con la moglie ACCADE tutto in poche ore. E' tardo pomeriggio e la notizia che a Badgad possa essere circolato molto denaro prima della liberazione degli ostaggi trova qualche autorevole conferma. Come le parole del commissario della Croce Rossa a Repubblica: "A metà maggio, la liberazione era ormai cosa fatta quando qualcuno ha proposto di pagare 15 milioni di dollari". Conferma che sia stato pagato un riscatto di 9 milioni di dollari, Gino Strada. La faccenda si fa seria per il governo perché quegli interrogativi - è stato pagato un riscatto? gli ostaggi potevano tornare a casa anche prima della vigilia elettorale? - acquistano una maggior consistenza di un pregiudizio politico-ideologico.
E' a questo punto che, come d'incanto, una "fonte investigativa" (molto probabilmente un ufficiale del Sismi) consegna ai magistrati romani la rivendicazione firmata dalla "cellula per le esecuzioni delle brigate Al Quds" che avrebbe dovuto accompagnare il video dell'esecuzione di Stefio, Cupertino e Agliana. Le "fonti investigative" riferiscono ai pubblici ministeri che hanno intercettato il testo "nel sito di Ansar Al Islam" già oscurato dopo la decapitazione di Nick Berg.
Questo sito è riapparso con un nuovo indirizzo - www. ansarnet.ws/vb. La rivendicazione, a 48 ore, dal voto è un formidabile jolly. Ipotizziamo che ci fosse una crepa in quel che è accaduto martedì scorso. Ipotizziamo che, da quella crepa, salti fuori una prova attendibile che il governo si fosse pagato la liberazione degli ostaggi. Se Stefio, Agliana, Cupetino dovevano morire, l'11 giugno, come era stato già deciso, chi avrebbe potuto opporre una sola critica a un esecutivo che ha salvato la vita di tre italiani per qualche milione di dollari? In Italia è addirittura routine pensar male. PUBBLICITA' Qui conviene, stare ai fatti. Anzi, al fatto più importante del giorno: la rivendicazione dell'assassinio degli italiani sul sito www. ansarnet. ws/vb della "cellula per le esecuzioni delle brigate Al Quds". Un primo vaglio di questo documento svela cinque incongruenze, alcune inquietanti, altre penose.
Uno. Non si tratta del sito del gruppo terroristico Al Ansar Al Islam, ma del sito di Al Ansar Al Islamia. "Come confondere il destino con il delfino". Il sito delle Br con il sito della comunità dei fedeli di Cristo perché Al Ansar Al Islamia è, appunto, un "foro" on line dei seguaci dell'Islam.
Due. Il sito non permette l'accesso. E' momentaneamente indisponibile perché "in aggiornamento". E' naturale chiedersi: che senso ha offrire la rivendicazione di un assassinio politico da un sito a cui nessuno ha accesso?
Tre. Non esistono tra le formazioni terroristiche islamiche le "cellule per le esecuzioni". "Uccidere l'infedele" non è una specializzazione tecnica, ma un dovere religioso individuale. Pensare che possano esistere "cellule per le esecuzioni" è tipico della cultura occidentale, dove esiste la mente e il braccio. Lo stratega e l'assassino.
Quattro. Le Brigate Al Quds non hanno nessun rapporto conosciuto con il gruppo Al Ansar Al Islam (il cui sito è stato oscurato dopo l'orrenda esecuzione di Nick Berg). Né le Brigate Al Quds hanno alcun rapporto con le Brigate Verdi di Maometto che, anche se sconosciute nel triangolo Bagdad-Falluja-Ramadi, hanno gestito il sequestro degli italiani.
Cinque. Il testo della rivendicazione diffuso dalle "fonti investigative" non è completo. Se si entra in possesso della schermata (che pubblichiamo in queste pagine) è facile rendersi conto che non di rivendicazione si tratta. Ma di un "forum" in cui ciascuno rovescia in rete quel che pensa, immagina, strologa. C'è da dire che la rivendicazione non ha ottenuto gran successo in quel forum. Subito dopo il testo della presunta "cellula per le esecuzioni" c'è chi oppone: "Proprio strano... Questa liberazione degli ostaggi, a tre giorni dall'annuncio della loro uccisione... ". Quindi, la rivendicazione viene messa in rete l'8 giugno, il giorno stesso della liberazione degli ostaggi. Non devono essere delle aquile gli "esecutori di Al Quds", visto che rivendicano pubblicamente una sconfitta.
Sono incongruenze che devono trovare una ratio. Ma una più forte evidenza deve trovare il comportamento del governo e in particolare del Presidente del Consiglio. Anche qui conviene stare ai fatti. Già nelle ore successive alla liberazione di Stefio, Cupertino e Agliana, il ministro dell'interno e della difesa sostenevano pubblicamente che i sequestratori stavano per "uccidere gli ostaggi".
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