Siamo proprio sicuri che non si possa "sparare sulla croce rossa ITALIANA?"...Beh,cominciamo a far circolare un po' di dubbi intorno a questa associazione. In primo luogo va ricordato che l'oramai famosissimo commissario straordinario Maurizio Scelli è stato candidato per FORZA ITALIA alle elezioni 2001 presso il XX collegio di Roma (tra l'altro sconfitto all'uninominale da Walter Tocci). Secondo:qui di seguito posto un articolo tratto da altraofficina.it,dove Giuseppe Renda,delegato del comitato internazionale della CR in Iraq sbraita contro quella che ritiene una vergognosa operazione di facciata della sezione nazionale della Croce Rossa ITALIANA. Invito tutti a leggere l'articolo per farsi una idea.
INTRODUZIONE DI FUORITEMPO: Anche la Croce Rossa critica la scelta del nostro governo sulla missione in Iraq. Andrea
La Croce rossa accusa: l'Italia fa propaganda «L'ospedale da campo di Baghdad è un'azione unilaterale della sezione nazionale che compromette la credibilità di tutta l'organizzazione». Parla Giuseppe Renda, delegato del Comitato internazionale per la Croce rossa in Iraq STEFANO LIBERTI L'arrivo della delegazione italiana della Croce rossa con la scorta dei carabinieri è un'operazione di propaganda, frutto di un accordo negoziato dal governo prima della guerra». Delegato del Comitato internazionale per la Croce rossa in Iraq, Giuseppe Renda ha parole di fuoco per la missione umanitaria armata giunta a Baghdad nei giorni scorsi, e definisce «inutile» l'ospedale da campo allestito ieri dai suoi colleghi e elogiato con grande enfasi da gran parte dei media nazionali. Renda si trova in Iraq da un anno, con compiti di assistenza e di coordinamento, e conosce assai bene la situazione del paese. Da Erbil, dove lo contattiamo per telefono, ci esprime tutta la sua indignazione per un'operazione che, ci dice, «getta un'ombra pesante sull'operato e sulla rispettabilità della nostra organizzazione».
Perché è così critico nei confronti della missione della Croce rossa italiana?
Quella messa in piedi dalla sezione italiana è un'azione unilaterale che viola tutte le normali procedure della nostra organizzazione. Le singole sezioni nazionali possono infatti operare in due modi. O si muovono all'interno del meccanismo di coordinamento del Comitato internazionale per la Croce rossa presente in Iraq - cioè noi -, oppure agiscono in base ad accordi bilaterali con l'organizzazione consorziata presente nel paese, nella fattispecie la mezzaluna rossa irachena. In questo caso, nessuna delle due cose è avvenuta: con l'ospedale da campo di Baghdad, la sezione italiana ha agito in modo autonomo, compromettendo la rispettabilità di tutta l'organizzazione.
Come mai la Croce rossa italiana ha agito in questo modo?
Probabilmente quest'operazione è parte di un progetto del governo italiano negoziato prima della guerra. La sezione nazionale, con il suo ospedale da campo, si è prestata a questa strumentalizzazione.
L'ospedale da campo non sarebbe quindi altro che una copertura per giustificare l'invio dei carabinieri?
Io questo non posso dirlo. Posso dire solo che si tratta di un episodio gravissimo, che ci indigna profondamente.
Cosa pensa di fare il comitato internazionale?
Noi ci dissociamo completamente da quest'azione e rifiutiamo di assumerci qualsiasi responsabilità sulle azioni della Croce rossa italiana. D'altronde, il problema non è solo la violazione dei normali meccanismi di coordinamento, ma anche e soprattutto il fatto che questa delegazione gira con una scorta armata di carabinieri. Si tratta di un'evoluzione preoccupante, del tutto contraria a quelle regole di neutralità, imparzialità e indipendenza che costituiscono i principi cardine della nostra organizzazione. Intervenendo in questo modo, la Croce rossa si mostra schierata da una parte ben precisa. Il che comporta un'enorme perdita di credibilità del nostro emblema, anche rispetto ai nostri partner. Noi ci muoviamo sempre disarmati. E la gente ci consente di lavorare perché ci riconosce e perché ha rispetto del nostro simbolo. D'ora in poi, la Croce rossa verrà invece associata a camion con mitragliatrici e, nella percezione generale, sarà considerata a tutti gli effetti una parte in causa nel conflitto.
Al di là della metodologia con cui è stata attuata, che utilità può avere questa operazione dal punto di vista sanitario?
Noi riteniamo che, anche dal punto di vista dei contenuti, l'iniziativa dalla Croce rossa italiana è una risposta del tutto inadeguata. Se avessimo creduto necessario allestire un ospedale da campo, lo avremmo richiesto esplicitamente e avremmo fornito tutta la struttura logistica necessaria. In Iraq esistono invece strutture sanitarie piuttosto solide e uno staff medico di tutto rispetto. Bisognava supportare queste strutture, aggiustare gli ospedali bombardati, fornire i medicinali che mancano, coadiuvare i medici locali - i quali, peraltro, potrebbero sentirsi piuttosto umiliati dall'arrivo di staff medico esterno. Non è un caso che buona parte del personale umanitario presente in loco ha accolto assai male l'arrivo della delegazione armata. Alcune organizzazioni non governative hanno perfino abbandonato Baghdad per protesta.
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