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Genova 28 marzo 1980
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Ventiquattro anni fa Wednesday, Jun. 16, 2004 at 6:46 PM |
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Ventiquattro anni fa, il 28 marzo 1980, durante un blitz dei carabinieri del generale dalla Chiesa, in un covo Br rintracciato su segnalazione di Patrizio Peci, in via Fracchia a Genova, restarono uccisi quattro brigatisti rossi: Anna Maria Ludman, Riccardo Dura, Lorenzo Betassa e Pietro Panciarelli. Sull’onda di questi fatti nacque poi il gruppo armato “Brigata XXVIII marzo”. Il mese scorso, il 12,13,14,15 febbraio il “Corriere Mercantile” di Genova ha dedicato numerose pagine alla vicenda, pubblicando per la prima volta le foto del blitz dei carabinieri. Lo stesso giornale ci ha concesso, gratuitamente, di pubblicarle sul nostro sito. Le stesse foto sono state pubblicate pubblicate dal settimanale "L'Espresso" il 26 febbraio 2004. Il "Corriere mercantile" ha deciso di devolvere in beneficienza, alla sezione di Chemioterapia dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, la somma concordata, a suo tempo, con l'"Espresso".
La vicenda raccontata attraverso le pagine del "Corriere mercantile" http://www.cedost.it/news/archiv/fradoc.htm
Intervista ad Andrea Ferro:
Andrea Ferro è il giornalista che ha curato il dossier pubblicato sul Corriere Mercantile, per prima cosa gli abbiamo chiesto come è giunto in possesso del materiale.
Si può dire che sia il frutto di un lungo lavoro. Il nostro giornale ha una buona tradizione di buone relazioni tra i cronisti e le fonti, non solo quelle ufficiali, combinando questa qualità con una sorta di lavoro di intelligence e con la passione per lo studio delle vicende di quegli anni siamo riusciti ad avere accesso al dossier che conteneva le foto.
Non vi siete però limitati a pubblicare le foto ma avete corredato il tutto con un ottimo lavoro giornalistico. Avete pubblicato una decina di pagine sull’argomento, evidentemente è una vicenda ben impressa nella memoria dei genovesi.
Per prima cosa non abbiamo avuto la presunzione di ricostruire i fatti in un modo o nell’altro. Le foto possono essere interpretate in maniera diversa ed i dubbi possono restare. Noi non abbiamo subito l’ansia da scoop e non abbiamo avvalorato la tesi più suggestiva, che giornalisticamente, per ovvi motivi, non è quella ufficiale fornita dai carabinieri. Sarebbe stato fuori luogo, soprattutto a 24 anni di distanza dai fatti. Senza contare che avvalorare quella tesi avrebbe anche significato accusare i carabinieri di reati gravi senza prove certe. Al “Corriere Mercantile” siamo abituati a raccontare i fatti, non a snaturarli. Per quel che riguarda la memoria dei genovesi, l’irruzione di via Fracchia è ben impressa nelle menti di chi ha vissuto quei momenti e, facendo un piccolo sondaggio privo però di ogni fondamento scientifico, mi sembra che la maggior parte dei genovesi non creda alla versione ufficiale. Forse anche a causa di una mentalità molto diffusa tra i genovesi, quella di diffidare delle verità ufficiali. E’ nel dna dei genovesi essere sospettosi.
Genova si può dire sia stata la culla della lotta armata: vi è stato il primo morto il 26 marzo del 1971, quando Alessandro Floris, portavalori dell’Istituto Autonomo Case Popolari, venne ucciso da due militanti del gruppo XXXII ottobre. Poi sono seguiti il sequestro Sossi e l’omicidio Coco attuati dalle Brigate Rosse. A molti anni di distanza come si valutano queste vicende?
Purtroppo, non solo a Genova, la storia di quegli anni è stata archiviata un po’ troppo in fretta. Sono pagine grigie che molti desiderano dimenticare. Quelle vicende sono state vissute in maniera ambigua e molti ora vivono con irritazione il fatto che si parli ancora degli anni della lotta armata. A mio avviso non tutta la sinistra ha colto la minaccia reale presentata dal terrorismo. Va ricordato che il sindacalista Guido Rossa, poi ucciso dalle BR, fu l’unico a denunciare Berardi. Mi sembra che alcune forze politiche, evitando di scegliere nettamente da che parte stare, abbiano lasciato troppi spazi di manovra alle brigate rosse. E questa miopia politica ha favorito le destre. E’ vero che Genova fu un po’ la culla della lotta armata, ma l’irruzione di via Fracchia significò la fine delle brigate rosse a Genova. Dopo vennero scoperti tutti i covi. Qui il terrorismo iniziò prima e finì prima che altrove.
Gli attentati in Arabia Saudita http://www.cedost.it/news/archiv/saudat.htm
i documenti > Genova - 28 marzo 1980
L'irruzione dei carabinieri in via Fracchia 12 raccontata attraverso le pagine del "Corriere mercantile":
Il racconto dell'irruzione nel "Corriere mercantile" del 12 febbraio 2004 (85kb) http://www.cedost.it/news/1202GIP020204.pdf (91 kb) http://www.cedost.it/news/1202GIP030204.pdf
La dinamica dei fatti (84 kb) http://www.cedost.it/news/1302VEP030204.pdf e le testimonianze (95kb) http://www.cedost.it/news/1302VEP020204.pdf (13 febbraio 2004)
La testimonianza dell'ufficiale dei carabinieri Michele Riccio che guidò l'irruzione (85 kb)http://www.cedost.it/news/1402SAP030204.pdf e la descrizione dell'appartamento di via Fracchia (96 kb) http://www.cedost.it/news/1402SAP020204.pdf (14 febbraio 2004)
I covi delle Br a Genova (125 kb) http://www.cedost.it/news/1502DOP020204.pdf e l'ultima notte dei brigatisti (93 kb) http://www.cedost.it/news/1502DOP030204.pdf (15 febbraio
www.cedost.it/news/archiv/fradoc.htm
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Dimostrazione?
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jeff bellone Wednesday, Jun. 16, 2004 at 6:57 PM |
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Che i carabinieri abbiano giustiziato i compagni di via Fracchia, è molto probabile: altro è affermare che le foto pubblicate siano una prova inconfutabile, con una sicumera oltretutto ridicola da parte di chi (presumibilmente) non ha svolto nessuna indagine diretta.Gli autori dell'inchiesta manifestano una ragionevole prudenza, cui farebbero bene ad aspirirarsi anche il compagno che ha postato il link. Dopodichè, va anche ricordato che purtroppo le BR hanno sempre reclamato per i propri militanti la qualifica ed diritti di prigionieri politici, ma raramente (se non nella prima fase operativa)li hanno concessi ai combattenti dell'esercito avverso (pulotti, caramba, etc.); e qui c'è qualcosa che non va. No?
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Foto Esecuzione Via Fracchia
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Corriere Mercantile Saturday, Jul. 22, 2006 at 6:39 PM |
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Guardando le foto dei brigatisti uccisi dai Carabinieri, posso dire che è ben visibile accanto al corpo senza vita della Brigatista LUDMAN, una bomba a mano denominata ananas, la più pericolosa e la più potente delle bombe a mano a disposizione in quegli anni, quindi non si può certo pretendere che i Militari operanti vi andassero con i guanti di velluto. Si parla tanto dei brigatisti morti in quell'occasione, persone che hanno colpito lo Stato italiano uccidendo Magistrati, Carabinieri, Polizziotti, e altri Impiegati Statali, lasciando nella disperazione orfani, vedove e genitori, ma del Maresciallo dei Carabinieri che proprio durante quell'operazione di antiterrorismo è rimasto ferito ed ha perso un'occhio rischiando di conseguenza di perdere il posto di lavoro, perchè non viene mensionato? Forse perchè si da troppo contro le Forze dell'Ordine, senza pensare che rischiano la vita 24 al giono percependo uno stipendio ridicolo in proporzione a quello che rischiano, basta dire che sono i più mal pagati d'Europa.
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