Astensionismo record in Europa: alle urne il 45,5% dell’elettorato. Solo il 26,7% nei dieci nuovi Stati dell’Unione
UE DELEGITTIMATA PENALIZZATI I GOVERNI IN ITALIA SI ASTIENE IL 34,7%. IN SICILIA DISERTA LE URNE IL 40,8% Dura sconfitta del neoduce Berlusconi e di Forza fascisti. Flop dell’Ulivo del DC Prodi e dei rinnegati del comunismo. PRC e PdCI fanno incetta di voti dell’Ulivo. Iniziate le manovre per creare un unico partito a sinistra dell’Ulivo SOLO DANDO IL CONSENSO AL PMLI E’ POSSIBILE LIBERARSI DEL CAPITALISMO E CONQUISTARE IL SOCIALISMO
L’Unione europea (Ue) esce completamente delegittimata dalle elezioni europee del 12 e 13 giugno per il rinnovo del parlamento europeo. Solo il 45,5% dell’elettorato europeo si è recato alle urne. Su 350 milioni, ben 194 milioni di elettori hanno infatti deciso di disertarle. Ancor più clamoroso il dato dell’astensionismo nei dieci nuovi Stati dell’Unione, dove alle urne si è recato complessivamente appena il 26,7%, con record ancor più negativi in Slovacchia (16,7%) e Polonia (20,4%). Anche fra i vecchi membri dell’Unione spiccano paesi tutti al di sotto della soglia del 40% come la Gran Bretagna, dove si è recato alle urne solo il 38,9% degli elettori, la Svezia (37,2%), Il Portogallo (38,7), i Paesi Bassi (39,1%). I popoli europei hanno così bocciato l’Europa della moneta unica, del “patto di stabilità”, del trattato della Costituzione europea e della guerra imperialista. L’hanno privata di quel consenso popolare e di massa strategicamente decisivo per sostenere la sua politica da superpotenza imperialista, affamatrice e interventista. Sonora è stata la batosta elettorale subita dai governi in carica, sia di “centro-destra” che di “centro-sinistra”, che sono stati pesantemente puniti dall’elettorato sulla base della loro politica economica e sociale, interna, estera e militare. Si salvano solo i governi di Spagna e Grecia, ma solo perché questi si sono insediati recentemente e dunque i loro rispettivi popoli non ne conoscono a sufficienza le “delizie” delle loro politiche economiche, sociali ed estere.
L’ASTENSIONISMO IN ITALIA Il popolo italiano ha fatto la sua parte nell’infliggere un duro colpo all’Ue. E’ vero che la percentuale dei votanti in Italia è stata in genere superiore agli altri paesi europei, ma diversa è la tradizione e la storia elettorale italiana, non paragonabile al resto d’Europa. Resta il fatto inconfutabile, anche se ben celato dai commentatori borghesi e dai dirigenti dei partiti della destra e della “sinistra” borghese che in Italia si è astenuto ben il 34,7% dell’elettorato, oltre 1 elettore su tre, pari a 17.329.986 elettori. Di questi il 26,9% non si è recato alle urne, mentre il 7,8% ha annullato la scheda o l’ha lasciata in bianco. Rispetto alle politiche 2001 l’incremento dell’astensionismo è del 10%. Segno che vi sono oltre 5 milioni di elettori in Italia che pur partecipando alla competizione elettorale nazionale, si rifiutano di legittimare l’Unione europea e i partiti che la sostengono. Rispetto alle europee ’99 l’astensionismo cala invece del 2,2%. Un calo fisiologico lieve e ben comprensibile per un’infinità di motivi. L’alta percentuale dell’astensionismo è fisiologicamente soggetta a lievi oscillazioni di assestamento. Quest’anno il voto era spalmato su due giorni invece che su un solo giorno come nel ’99. La consultazione è stata caricata di valore di test politico nazionale pro o contro il governo del neoduce Berlusconi il che ha finito per diventare un ricatto per una parte di elettori di sinistra a votare per il “centro-sinistra” o partiti satelliti pur “turandosi il naso” nell’illusione di dargli una lezione sul piano elettorale. E, d’altra parte, ha richiamato una parte di elettorato di destra astensionista in soccorso della casa del fascio. Senza contare il fatto che le liste sono state riempite di esponenti dei movimenti no-global, della pace, antiberlusconiani, anti-mafia, come per esempio Vittorio Agnoletto e il “disobbediente” Nunzio D’Erme (PRC), l’ex potere operaio Francesco Pardi (Lista Di Pietro-Occhetto), Michele Santoro e Claudio Fava (Ulivo). Non è certo un caso che l’astensionismo cala di più (-4,4%) nella terza circoscrizione, quella dell’Italia centrale, dove maggiori sono stati i consensi alla “sinistra” borghese, e dove crescono maggiormente i partiti falsi comunisti e trotzkisti PRC e PdCI. Senza contare tutte le liste acchiappa voti di sinistra presenti nelle competizioni locali (provinciali e comunali) che si sono tenute in contemporanea. Vedi per tutte la lista movimentista “Unaltromondo-unaltracittà” guidata dalla De Zordo e appoggiata dal PRC a Firenze. Ben 36,6 milioni di elettori (la maggioranza dell’elettorato italiano) erano infatti chiamati contemporaneamente alle elezioni europee a rinnovare il consiglio regionale della Sardegna, 66 amministrazioni provinciali e oltre 4.500 amministrazioni comunali, di cui 30 capoluoghi di provincia, e ciò, dato il carattere locale e specifico delle competizioni, ha sicuramente fatto da traino alle urne anche per le elezioni europee. E’ il caso della Sardegna dove coloro che si sono recati alle urne sono aumentati del 5,2%, o le province siciliane di Caltanissetta e Siracusa che fanno registrare incrementi rispettivamente del 6,2% e dell’8% (ben al di sopra della media regionale ferma al +1,3%) dovuti al fatto che nei capoluoghi di queste due province si sono tenute anche le elezioni comunali. Proprio alla Sicilia spetta comunque il record della diserzione delle urne col 40,8%, e i risultati assai significativi di Palermo (42,2%), Agrigento (41,5%), Trapani (40,0%), Messina (39,9%) e Enna (39,4%). Da segnalare anche la crescita percentuale (in controtendenza col dato nazionale) dei disertori delle urne in Val d’Aosta (+2,7%) e Molise (+0,8%) e nelle province di Vercelli (+2,9%), Ferrara (+0,8%), Rimini (+2,2%), Campobasso (+2,4%), Messina (+2,0%) e Palermo (+1,1%).
SCONFITTA DI BERLUSCONI Berlusconi e Forza fascisti escono con le ossa rotte da questa consultazione. Tanto che anche il neoduce ha dovuto ammettere la sconfitta. Il suo partito perde infatti il 2,2% sul corpo elettorale rispetto alle precedenti europee, pari a 991.876 voti. Ancor più vistosa la perdita rispetto alle politiche 2001: -8,5% pari a 4.099.635 voti persi. Non consola certo il neoduce il fatto che buona parte di tali perdite sia andata agli altri partiti della sua coalizione (AN, Lega Nord, UDC) che gongolanti ora cantano vittoria e pretendono di essere premiati con maggiori potere e poltrone governativi. La casa del fascio complessivamente ha raccattato appena il 28,2% dei consensi dell’intero elettorato e pur aggiungendovi le varie ruote di scorta (più o meno recalcitranti) al massimo può contare su un 35% dell’elettorato. Troppo poco per assicurarsi quel consenso di massa e plebiscitario a cui il neoduce mira.
IL FLOP DELL’ULIVO A VANTAGGIO DI PRC E PdCI Se Berlusconi piange, certamente il democristiano Prodi e i rinnegati del comunismo hanno poco di cui ridere. Il loro “triciclo” (Uniti per l’Ulivo) ha fatto flop. L’agognato e sbandierato 33% sui voti validi è rimasto un sogno e si è fermato al 31,1%. Rispetto alle elezioni europee del ’99, che furono per i vari partiti che compongono la coalizione di “centro-sinistra” già un disastro, l’Ulivo perde ancora lo 0,3% sul corpo elettorale. Rispetto alle politiche 2001, il 4,9%. Ad avvantaggiarsene sono soprattutto il PRC, il PdCI e in parte i Verdi che fanno incetta di voti dell’Ulivo. Si calcola che il PdCI abbia sottratto all’Ulivo circa 160 mila voti, mentre 100 mila sarebbero quelli confluiti nel PRC. Rifondazione trotzkista si attesta al 4% sul corpo elettorale, con un incremento dell’1,3% rispetto alle europee ’99 e di appena lo 0,2% rispetto alle politiche 2001. Aumenta più al centro e al Sud rispetto al Nord e nelle Isole. Per stessa ammissione della trotzkista luxemburghiana Rina Gagliardi, che ha commentato su “Liberazione” del 15 giugno il risultato elettorale del suo partito, il PRC oltre che nell’elettorato di sinistra ha pescato voti nelle “élites intellettuali, di movimento, sindacali”. Frutto della strategica e definitiva conversione di questo partito al pacifismo assoluto, alla nonviolenza ghandiana, al movimentismo e all’economicismo. Nonostante il PRC sia ben lontano dai 3 milioni e 200 mila voti presi alle politiche ’96, tanto è bastato per far ringalluzzire Bertinotti che ha lanciato, sul modello della “Sinistra europea”, la “Costituente politica programmatica dell’alternativa” strizzando l’occhio, o tutte e due, alla sinistra diessina, ai disobbedienti, ai centri sociali, ai verdi legati ai movimenti, ecc. In sostanza, sono già iniziate le grandi manovre per creare un unico partito a sinistra dell’Ulivo come dimostrano le dichiarazioni fatte a caldo non solo da Bertinotti, ma anche dall’esponente diessino della “Sinistra socialista” Cesare Salvi, dal direttore de “il manifesto” Gabriele Polo e dalla trotzkista Rossana Rossanda.
DARE FORZA AL PMLI Ancora è presto per capire se e come andrà in porto questo ennesimo inganno politico, organizzativo ed elettorale. Fin da subito però mettiamo in guardia i fautori del socialismo, le giovani e i giovani rivoluzionari dal cadere in questa nuova trappola e a prendere coscienza che solo dando il proprio consenso al PMLI è possibile liberarsi del capitalismo e conquistare il socialismo. Nonostante il risultato positivo dell’astensionismo che ci incoraggia e premia le enormi fatiche delle nostre compagne e compagni che con eroismo proletario rivoluzionario si sono battuti per sostenere e propagandare l’astensionismo antimperialista e marxista-leninista, anche questa tornata elettorale ha confermato, come afferma l’Ufficio politico del Partito nella lettera di ringraziamento alle istanze e ai simpatizzanti attivi che pubblichiamo a parte, “quanto ancora pesano le illusioni elettorali, parlamentari, riformiste e pacifiste anche sull’elettorato di sinistra e quanto sia difficile estirparle a causa dell’influenza borghese, dei falsi comunisti e delle nuove liste acchiappa voti di sinistra. Un grosso problema che è impossibile risolvere in quattro e quattr’otto, e una volta per tutte. Non finiremo mai di combattere tali illusioni, che si riproporranno anche quando ci sembrerà di averle estirpate in una certa misura, e persino quando il PMLI sarà più forte, più grande, più radicato e presente in tutte le città d’Italia. E’ un problema legato alla trasformazione della concezione del mondo da parte del proletariato, delle masse e delle nuove generazioni”. Queste illusioni sono dure a morire soprattutto nelle masse più avanzate e combattive. Proprio tra coloro che, paradossalmente, rappresentano potenzialmente la base del nostro Partito e sono più interessati alla lotta per il socialismo. Sono quelle forze che sono più sensibili al ricatto di soccorrere col voto i partiti della “sinistra” borghese quando vedono un pericolo di destra o si illudono che la presenza di movimenti di massa possa in qualche modo spingere questi partiti e cambiare rotta. Occorre invece far comprendere che l’alternativa vera non è fra destra e “sinistra” borghese, ivi compresi i falsi comunisti, fautrici entrambi del capitalismo. Ma tra capitalismo e socialismo. E la vittoria del socialismo si può realizzare solo rafforzando e sviluppando in tutta Italia il PMLI e appoggiandolo anche elettoralmente con l’astensionismo marxista-leninista.
(Editoriale de "Il Bolscevico", organo del PMLI, n. 24/2004)
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