Nunzio europarlamentare, una scelta che ci riguarda
Nunzio europarlamentare, una scelta che ci riguarda
La vicenda del quinto eletto di Rifondazione comunista al Parlamento europeo è certamente difficile e costituisce un problema politico di rilievo. Proprio per questo non riusciamo a comprendere perché non se ne discuta apertamente e non si coinvolgano i compagni più interessati, dalla federazione di Roma alla stessa Direzione nazionale. Come componenti, a vario livello, di strutture dirigenti del partito non siamo mai stati consultati in merito alla decisione di candidare una personalità forte come quella di Nunzio D’Erme. Allo stesso modo, oggi, veniamo privati, a tutti i livelli, della possibilità di dire la nostra. E di cose da dire ce ne sarebbero molte, perché la presunta contrapposizione tra Nunzio D’Erme e Nichi Vendola –espressione entrambi di un voto di conflitto e di radicalità - esprime diversi problemi e non può essere derubricata a questione minore. Innanzitutto il modo di selezionare le candidature: era possibile ipotizzare che entrambi i candidati avrebbero ottenuto un buon risultato; perché non discutere in tempo, anche con gli interessati ma soprattutto all’interno del partito, delle scelte, anche tecniche come la rotazione, che una simile situazione avrebbe comportato? In secondo luogo, dentro questa vicenda c’è una riflessione politica più ampia, come dimostra il forte interesse che il caso riscontra nel movimento, nel partito o sulla stampa nazionale, motivato dalla simpatia che riscontra l’eventualità di Nunzio europarlamentare. Il fatto è che la sua candidatura è stata vissuta e percepita come l’espressione sincera e diretta di un particolare “popolo” fatto di disoccupati, di occupanti di case, di giovani precari, di gente che non ha nulla, che spesso si sente distante dalla politica e che stavolta si è identificato in un simbolo. Un proletariato moderno, distante dalla politica di palazzo, critico verso compromessi al ribasso o per le alchimie politiche e che oggi domanda rappresentanza. Spesso non abbiamo condiviso, e abbiamo anche criticato, comportamenti e atteggiamenti dei Disobbedienti romani ma non c’è dubbio che questa carica simbolica attorno alla figura di Nunzio oggi esiste e va compresa. E quindi sostenuta. Non intendiamo fare appello a nessuno, perché il metodo scelto in questa vicenda non ci piace per nulla. Ci sembra però utile che se ne discuta, non per fare una conta, ma per confrontarsi su un problema che avrà ricadute sul rapporto che il nostro partito ha costruito con i movimenti, anche con quelli più radicali, e che sta alla radice del buon risultato elettorale. Sarebbe davvero un peccato se tutto si risolvesse in trattative private e di “vertice”. Quelle sì negherebbero il significato di quelle ventitremila preferenze. Salvatore Cannavò, Vicedirettore di Liberazione, candidato alle elezioni europee Flavia D’Angeli, Direzione nazionale Prc Danilo Corradi, Esecutivo nazionale Giovani comunisti Nando Simeone, Vipresidente Consiglio provinciale di Roma Cinzia Arruzza, Segreteria federazione Prc Roma Giulio Calella, Giovani comunisti, Roma Elisa Coccia, Circolo universitario, Roma Paola Doricchi, Comitato federale Prc Roma (Circolo San Lorenzo) Roberto Rossetti, Assessore Terzo Municipio di Roma Maurizio Gamba, Segretario circolo S.Lorenzo, Roma Fabio Cerulli, Circolo S. Lorenzo Roma Armando Morgia, Consigliere municipale Ottavo municipio, Roma Emiliano Viti, Consigliere comunale Genzano Fabrizio Burattini, Segretario Filtea-Cgil Roma
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