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Palestina: come ti preparo un'operazione militare
by imc / border=0 Wednesday, Aug. 25, 2004 at 10:40 PM mail:  

Oggi siamo stati nel campo profughi di Askar, l'unica vicina a Nablus che ancora non era stata perquisita dall'esercito israeliano.

Cio' che ci e' rimasto impresso e' stato vedere in che modo agiscono i militari per portare avanti queste operazioni.

Per prima cosa entrano le jeep con l'esercito all'alba con la scusa di cercare dei ricercati, ma chi sa come mai non li trovano.
Con la scusa di non averli trovati chimano fuori tutti gli uomini dai 16 ai 40 anni.

Si sentono le jeep che girano per tutto il campo con le sirene, sembrano quelle antiaeree, accese e ci fanno subito sentire la realta' attorno a noi, quella di una guerra.

Dalle 6:00 iniziano a chiamare dagli autoparlanti "Jalla chebab!!". Inizilmente sono solo 4 che fanno la ronda, con gli altri mezzi che attendono in silenzio fuori dal campo, ma solo per il momento.

La strada ai militari viene aperta dalla polizia di frontiera, di cui una grande percentuale e' composta dai Drusi. I Drusi sono gli arabi-israeliani, ingaggiati per la loro conoscenza di entrambi le lingue.
Ma queste loro origini (emigrati dal Libano) li fa vivere in una condizione di cittadini di seconda classe e spesso, per far vedere la loro completa fedelta' ad Israele sono quelli che compiono le geste piu' infami. Tutti i bambini, infatti, ci indicavano le loro camionette strillando "DRUSI!!" e facendo il ruomore della mitragliatrice.

Verso le 7:00 si vedono inesorabilmente tanti uomini incamminarsi verso dove gli hanno detto di andare, di solito sempre una scuola, gestita dall'ONU ai limiti del
campo.

Per le otto il campo e' lasciato in mano solo alle donne, ai vecchi e ai bambini.

Bambini che nonostante il coprifuoco sfidono i soldati in una lotta al quanto impari: sassi contro fucili. I soldati dell' IDF provocano, rallentano vicino alle vie dove sanno che ci stanno i bambini, e poi gli tirano bombe assordanti, lacrimogini e fumogeni.

Anche noi quest'oggi sfidiamo il coprifuoco per aiutare le palestinesi.
Infatti dalle nove iniziano le perquisizioni, entrano nelle case, rompono, frugano, picchiano e rubano.

Mentre gli uomini stanno in detenzione sono queste le operazioni militari principali.
Di solito in ogni casa entrano tre militari alla volta, che si coordinano con gli altri militari del proprio plotone tramite auricolari, di cui ognuno e' fornito.
Oltre all'auricolare sono armati in maniera spropositata, considerando che nelle case non troveranno combattenti
perche' tutti gli uomini stanno alla scuola, o sono scappati prima del coprifuoco.
Per spostarsi da una casa all'altra utilizzano due tecniche: sfondono il muro con la dinamite, per evitare di passare per le strade dove potrebbero essere dei facili bersagli, o nel caso delle perquizizioni ad Askar,
passanno di porta in porta puntando i fucili a tutti.

Mentre tutto cio' avviene nelle viuzze le jeep passano a sostenere i militari che stanno facendo le operazioni a piedi, jeep blindati da cui sistematicamenti spuntano le canne dei fucili. Mentre sulle strade principali girano mezzi piu' pesanti, come i cingolati e furgoncini
portapersone.
Questi mezzi si assicurano che non si formano grossi gruppi
di ragazzini palestinesi tirandogli il solito armamentario e in molti casi sparandogli.

Le perquisizioni continuano tutto il giorno nella stessa dinamica coprendo quasi tutto il campo.

Prima che liberano i prigionieri (gli uomini del campo) tutti i soldati escono dalle case in maniera coordinata lanciado gas lacrimogeni alle spalle per evitare che i ragazzini li inseguano lanciando i sassi.

Dopo tutto cio' finalmente cominciano a liberare i prigionieri.

Ma non permettono feste di ricongiungimento, continuano ad urlare dagli autoparlanti delle jeep "Jalla!!Jalla!!!". Continuano a lanciare fumogeni, parte qualche colpo, e quando la maggior parte delle persone hanno sgomberato
il campo si posizionano tutti davanti alla scuola e cominciano a ritirare le casse di armamentario che si sono portati dietro.
E con la solita smitragliata lasciano il campo.

D'altronde Israele da qualche parte le sue armi le dovra' pur usare visto i soldi che ha investito!!!

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eroi
by eroi Thursday, Aug. 26, 2004 at 8:30 AM mail:  

ah beh per me siete degli eroi


no anzi, supereroi


sai tipo fantastici quattro...tipo

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?????
by ridicoli Thursday, Aug. 26, 2004 at 8:41 AM mail:  

"Oggi siamo stati nel campo profughi di Askar, l'unica vicina a Nablus che ancora non era stata perquisita dall'esercito israeliano".

Ma come? E i resoconti delle violenze da Askar??? L'unica cittadina vicina a Nablus che ancora non era stata perquisita...Allora, avevo ragione! Erano tutte balle! ...che buffoni! Almeno mettetevi d'accordo!

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X RIDICOLI
by FATTI UN SITO Thursday, Aug. 26, 2004 at 1:50 PM mail:  

SE NON VI PIACCIONO STI COMMENTI CHE SONO VERISSIMI

FATEVI UN SITO VOSTRO E SCRIVETECI QUELLO CHE VI PARE

SANGUISUGHE!!!!!!!

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vedere per chi non crede
by israeliani coraggiosi Thursday, Aug. 26, 2004 at 2:40 PM mail:  



Tanya Reinhart
Distruggere la Palestina
La politica israeliana dopo il 1948

Gli israeliani la chiamano guerra d’Indipendenza, i palestinesi Naqba, la catastrofe.
Lo Stato d’Israele nasce, nel 1948, con la cacciata di oltre settecentomila palestinesi dalle loro terre, a cui non hanno più fatto ritorno. Tanya Reinhart, giornalista e professoressa all’università di Tel Aviv, è cresciuta nella convinzione che quel peccato originale si potesse perdonare perché commesso per esorcizzare il timore di un nuovo olocausto. Ma nel 1967, a seguito di una nuova guerra a vasto raggio che ha portato all’invasione della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e delle alture del Golan – territori tutt’oggi occupati – Israele ha dimostrato di non accontentarsi della patria riconquistata. In preda a una sindrome da accerchiamento, la leadership politica non ha tenuto in conto le conseguenze di una simile operazione, ma lo scoppio della prima Intifada ha mostrato al popolo israeliano quanto fosse alto il prezzo di quella politica di occupazione militare. Nel 1993, dopo il vertice di Oslo e la stretta di mano fra Rabin e Arafat, il ritiro dai Territori occupati e la formazione di uno stato palestinese sembravano imminenti. Non è stato così. Sette anni dopo, le condizioni dei palestinesi nella Striscia di Gaza erano nettamente peggiorate e tutte le speranze che gli accordi avevano alimentato erano svanite. Per Reinhart, gli anni successivi a Oslo – dal governo di Barak allo scoppio della seconda Intifada, passando per Camp David – costituiscono il periodo più buio dell’intero conflitto. L’autrice ripercorre proprio quest’ultimo decennio per illustrare come la strategia messa in atto da Israele non vada interpretata alla stregua di una risposta al terrore o di una forma di autodifesa, ma come il risultato di un disegno architettato e attuato sistematicamente: l’espulsione completa del popolo palestinese dalla Terra Santa. Un disegno che risulta chiaro dalle stesse parole di Sharon, quando definisce l’attuale conflitto con i palestinesi come “la seconda parte della guerra del 1948”.
Distruggere la Palestina offre un’analisi basata su una puntuale ricostruzione dei fatti e sulle dichiarazioni degli esponenti politici dei due fronti. A raccontare la tragedia dei palestinesi è la voce di un’intellettuale israeliana che da annisi batte per contrastare i luoghi comuni imposti dalla propaganda e diffusi anche dai principali media occidentali. Tanya Reinhart, israeliana, è docente di linguistica alle università di Tel Aviv e di Utrecht. Dal 1993, dopo gli accordi di Oslo, scrive su temi di politica mediorientale. Tiene una rubrica bisettimanale sul maggiore quotidiano israeliano, Yediot Aharonot, e pubblica articoli su testate internazionali.

“Oggi a Gaza la situazione è questa: seimila coloni israeliani occupano circa un terzo dell’area e un milione di palestinesi sono ammassati negli altri due terzi. Circondati da recinzioni elettrificate e postazioni militari, segregati dal mondo esterno, i territori di Gaza si sono trasformati in un enorme ghetto.”

“L’analisi implacabile di Tanya Reinhart non potrebbe essere più attuale. Una lettura che suscita riflessioni profonde.”
Noam Chomsky

“Distruggere la Palestina è una critica radicale della politica di Israele nei confronti del popolo palestinese. Questo libro andrebbe letto da ogni americano che, forse senza saperlo, per trentacinque anni ha sovvenzionato l’occupazione militare di Israele.”
Edward W. Said

“Il libro di Tanya Reinhart rivela l’inganno di cui sono stati vittime i palestinesi, spesso con il consenso della loro stessa autorità.”
Le Monde

introduzio di Ugo Tramballi



Casa editrice
Marco Tropea Editore
Collana I Mirti
Pagine 256
€ 17,00
ISBN 88-438-0430-8
giugno 2004


http://www.saggiatore.it/index.php?site=tr...ail&id=bk040100




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bè!!!!
by inizio sbagliato...quindi il resto? Thursday, Aug. 26, 2004 at 2:50 PM mail:  

"Lo Stato d’Israele nasce, nel 1948, con la cacciata di oltre settecentomila palestinesi dalle loro terre, a cui non hanno più fatto ritorno".

Cazzo, lo dicono gli arabi che non è stato così.

- "Il fatto che vi siano questi rifugiati e una diretta conseguenza
delle azioni degli stati arabi contro la spartizione e lo stato
ebraico. Gli stati arabi concordano con questa politica unanimemente
e devono condividere l'onere della soluzione del problema"
(Emile Ghoury, segretario dell'Alto Comitato Arabo Palestinese, in
un'intervista con il "Beirut Telegraph" 6 settembre 1948)
- "Gli stati arabi, che hanno incoraggiato gli arabi palestinesi a
lasciare le proprie case temporaneamente in modo da non intralciare
l'invasione degli eserciti arabi, non hanno poi mantenuto la promessa
di aiutare i rifugiati"
(quotidiano giordano "Falastin", 19 febbraio 1949)
- "Chi ha portato i palestinesi in Libano come rifugiati, facendo
loro soffrire l'atteggiamento malevolo dei giornali e dei leader
comunali che non hanno né onore né coscienza? Chi li ha portati nella
miseria e nella povertà, dopo aver perso l'onore? Sono stati gli
stati arabi e il Libano fra questi"
(Settimanale di Beirut "Kul-Shay" 19 agosto 1951)
- "Il 15 maggio 1948 arrivò .. Quel giorno il muftì di Gerusalemme si
appellò agli arabi di Palestina affinché lasciassero il paese perché
gli eserciti arabi stavano per arrivare e combattere per loro"
(quotidiano cairota "Akhbar el Yom", 12 ottobre 1963)
- "Per la fuga e la caduta degli altri villaggi sono i nostri capi ad
essere responsabili a causa della loro propaganda di voci che
esageravano i crimini degli ebrei e li descrivevano come atrocità per
infiammare gli arabi. Diffondendo le voci di atrocità ebraiche,
uccisioni di donne e bambini ecc., hanno indotto paura e terrore nei
cuori degli arabi di Palestina fino a farli fuggire lasciando le loro
case e proprietà al nemico"
(quotidiano giordano "Al Urdun" 9 aprile 1953)

Non so quante volte li devo ripostare questi stralci. Sono tratti da giornali arabi, nulla a che vedere con organi di stampa israeliani. Se lo dicono loro...

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..
by se capite l'inglese Thursday, Aug. 26, 2004 at 2:50 PM mail:  

http://www.amazon.com/exec/obidos/tg/detail/-/047146502X/qid=1093524547/sr=8-1/ref=pd_ka_1/103-6040431-2308612?v=glance&s=books&n=507846#product-details

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vedi, cosa dicevo?
by x mazzetta Thursday, Aug. 26, 2004 at 2:56 PM mail:  

La frase iniziale è:
"Lo Stato d’Israele nasce, nel 1948, con la cacciata di oltre settecentomila palestinesi dalle loro terre, a cui non hanno più fatto ritorno".

Quello che ho postato in seguito sono invece stralci da quotidiani arabi dell'epoca.
Adesso dimmi se la mia risposta era una provocazione o solo la rettifica di una considerazione errata.
Gli stralci parlando da soli, e per bocca di mezzi d'informazione araba.
Adesso, col senno del poi, nessun giornale arabi si esporrebbe mai: ma all'epoca, quando ancora la situazione era calda e incerta, sì.
E' legittima la mia risposta dato che ho le prove per confutare l'affermazione precedente?
Perché dovrebbe essere considerata provocatoria?

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fdf
by Palazzi fan Thursday, Aug. 26, 2004 at 3:48 PM mail:  

Certo, Ben. Lo dicono i giornali arabi. :-)))))

http://www.google.it/search?q=cache:HlgfcbrKND8J:www.cronologia.it/storia/mondiale/pales004.htm+Emile+Ghoury&hl=it&lr=lang_it

(L'Istituto Culturale Islamico è un'emanazione dell'Ami, Mazzetta metti al pizzo)

http://www.amislam.com/islamitalia.htm

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