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L'Fbi sequestra i server del network Indymedia
by radio radicale Friday, Oct. 08, 2004 at 9:34 PM mail:

di Federico Punzi

L'Fbi ha sequestrato i server di Indymedia, il network di media indipendenti punto di riferimento di movimenti no global e antagonisti, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Ieri sera, alle 18 circa, gli agenti si sono presentati, con un ordine federale emesso dalle autorità statunitensi, nella sede statunitense e in quella inglese di Rackspace, l'azienda che ospita i server in cui si trovano molti siti locali di indymedia, fra cui anche l'italiano italy.indymedia.org.

Le ragioni del provvedimento di sequestro, che ha colpito più di 20 siti in tutto il mondo, sono ancora ignote ad Indymedia italiana. La società Rackspace avrebbe riferito di non poter «fornire nessuna informazione sull'ordine ricevuto». Sarebbe stato disconnesso a anche il server Blag, che ospita trasmissioni live di diverse stazioni radio. La lista degli Indymedia Centers locali colpiti da questa operazione include: Amazzonia, Uruguay, Andorra, Polonia, Massachusetts occidentale, tutta la Francia, il paese basco, Liegi, Belgio, Belgrado, Portogallo, Praga, Galiza, Italia, Brasile, Regno Unito, ed il sito della radio on-line di Indymedia.org.

fonte: http://www.radioradicale.it/primopiano.php?mostra=1105

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Di questo passo sequestrano anche gli egiziani
by Dan Mith Friday, Oct. 08, 2004 at 9:48 PM mail:


L'ho saputo dalla collega che me lo ha urlato nella cornetta del telefono ed era stravolta.
Ho preso a mia volta il telefono, abbastanza scombussolata: per Taba, ovvio, ma - come primo impatto emotivo - soprattutto per Nuweiba, ed ho fatto qualche telefonata per assicurarmi che le persone che conosco stessero bene.
Walid mi ha detto che l'esplosione di Nuweiba è stata più su di Basata: non ne sono sicura, però. Mi ha anche nominato Tarabin, che è accanto a Nuweiba, ma mi è parso troppo confuso per insistere a cercare di identificare con precisione la zona.
Tutta quella zona è una distesa di campeggi (chissà quante volte l'avrò scritto, quest'estate, nel descriverla) quasi indistinguibili gli uni dagli altri. Alcuni più isolati, altri più vivi e frequentati. Messi su, molti di loro, da ragazzi o ex ragazzi egiziani, e pieni di egiziani che ci lavorano per guadagnare, sì, ma non solo. Anche perchè lì è bello, semplicemente. Pare che siano morti solo loro, a Nuweiba.
Walid mi ha detto che a Dahab hanno chiuso tutti i negozi e che la polizia sta controllando tutti.
Dahab spenta. Incredibile, mi viene male a pensarci.
E che i turisti israeliani sono spaventatissimi, che la gente è sotto choc e che: "Avevamo fatto tanto. Dahab era il posto dove uno veniva per essere se stesso in pace, per stare bene e non pensare ad altro. E' tutto fottuto."
Ha la voce che gli trema e mi dice che un suo gruppo di turisti gli era tornato su a Taba da poche ore e che non è ancora riuscito a mettersi in contatto con loro, non sa se hanno passato la frontiera prima dell'esplosione o no. E' preoccupatissimo.
E poi, laico come è sempre stato, mi ripete più volte, in arabo, qualcosa come: "Allah we bass, Allah we bass". "Dio e basta".
Per Walid, per l'Egitto in Sinai, questo è il cielo che ti cade sulla testa.
Per tutto l'Egitto lo è, e pare che nei primi momenti dopo l'esplosione abbiano perso la testa in parecchi: hanno chiuso la frontiera, l'hanno riaperta, si sono incasinati i soccorsi e non si è capito niente.
Non mi stupisce: in realtà credo che nessuno si aspettasse una cosa del genere. Nemmeno nella zona d'Israele di quel lato (Eilat, dico) ci sono mai stati attentati, per un palestinese è praticamente impossibile arrivarci. E da dove sono arrivati gli attentatori, allora? Dall'Egitto stesso? Meglio che non ci pensi.
E' una di quelle cose che, sì, in teoria sai anche che potrebbero succedere perchè il mondo va così, ma poi non riesci ad immaginare che davvero si possa scegliere quel luogo.
Penso ai poliziotti diciottenni, alle ambulanze scalcagnate, alle strutture alla speriamo-in-dio che associo al Sinai (tolta la camera iperbarica di Sharm, giusto quella) e mi viene male.
La verità è che non conosco un Egitto in grado di reagire con tempestività ed efficienza di fronte a una cosa del genere. Si saranno fatti prendere dal panico e vedrai se non lo sconteranno, anche questo.
Scrivendo mi sto tranquillizzando: quando ho cominciato avevo le mani che mi tremavano.
Quello che è successo è la concretizzazione di un incubo e l'Egitto ha fatto di tutto, per anni e anni, affinchè non si avverasse.
Pagando anche prezzi altissimi in termini di libertà, chè qui si sono fatte poche distinzioni tra terrorismo e dissenso.
Ma il fatto è che non doveva succedere: nove milioni di egiziani vivono di questo, di turismo. E non è che possano fare altri lavori: non ce ne sono.
Non è una cosa frivola, quella che sto dicendo. E' che non so che succederà, se il turismo torna a crollare in questo paese sempre più povero. E proprio adesso, poi, con tutte le incertezze relative al momento in cui la natura imporrà un cambio ai vertici.
E' un disastro e, davvero, l'Egitto - gli egiziani - non se lo meritavano.
Amo il Sinai da dieci anni. Il resto, per me, è venuto dopo: io mi sono innamorata dal mondo arabo quando mi sono innamorata di quei sassi rossi, di quel tempo lentissimo, della gente piena di dolcezza e dignità, dei ragazzi 'scapestrati' che vanno lì per lavorare e fidanzarsi con lo stesso impegno, della voglia - di tutti - di fare un piccolo paradiso, lì.
Mi fa orrore che il mondo venga ridotto così.
Il mio mondo, stavolta più di altre.
Mi fanno orrore quelli che hanno permesso che succedesse, che lo continuano a permettere.
E quelli che domani faranno un'altra rappresaglia, e poi ci sarà la controrappresaglia.
Quelli che, pochi giorni fa, hanno sghignazzato per dei morti oltrefrontiera, con altri che dicevano: "Ah, sì? Va bene, portiamo la guerra oltrefrontiera." E gli USA ad applaudire e l'Europa a sbadigliare, nel frattempo.
Mi fa schifo il mondo che se ne fotte, di imporre un minimo di pace e giustizia da queste parti, e mi fa schifo anche che il mondo stesso sia, sempre di più, il marciapiede su cui vomitare l'odio che nasce lì, in quel geniale esperimento sociopolitico che il pianeta sconta da 50 anni.
Ditemi quello che vi pare, soloni di passaggio, e prendete il metro per misurare i centimetri di blog che condanneranno "il terrorismo". A me fate orrore, guarda un po'.
Perchè sono anni che ci si sgola a dire che le brillanti politiche che noi votiamo lo stanno fottendo, il mondo, e tutto quello che sapete fare è scuotere la testolina vuota e biasimare "i terroristi".
Come se nascessero sotto i cavoli, i terroristi.
Come se non fossero l'ovvio risultato di una politica da dementi.
Come se, in fondo, ve ne fottesse davvero qualcosa, di tutta la bellezza di questo mondo ridotta a scempio.
Mentre i deficienti che sostengono questa politica se ne stanno a scuotere il capino nel loro tinello, qui ci sono morti israeliani e, anche, morti egiziani che erano le formichine della pace, quelli che si sono fatti il culo per decenni e hanno investito tutto su un'utopia che, pure, funzionava: una terra serena a dieci metri da Israele, un porto franco senza violenza, la pace in Medio Oriente più concreta che si potesse immaginare.
Al momento si parla di 30 morti israeliani e un numero imprecisato (4 a Nuweiba, ho sentito) di egiziani.
Ma ci sono molti modi di uccidere le persone: il bilancio per l'Egitto, al di là delle cifre che vedremo, è da incubo.
http://www.ilcircolo.net/lia/000583.php

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S.O.S. turismo, vero problema dell'Egitto
by Dan Mith Friday, Oct. 08, 2004 at 9:51 PM mail:

Tanto per cominciare: ieri sera era tutto un cercare sulla cartina la Ras Sultan di cui parlavano i media e, ovviamente, nessuno la trovava perchè non c'è: la seconda esplosione è stata a Ras Shaitan ("Testa del Diavolo") che è nella zona dove, tra gli altri camp, c'è Basata. Un po' più giù, per l'esattezza.
Immagino che lì stiano ringraziando Dio e tutti i santi per la loro politica alberghiera che, almeno, li ha protetti dal serio rischio di saltare per aria.
Il colmo dell'inesattezza geografica, comunque, l'ha raggiunto El País che, fino a questa mattina, situava l'esplosione di Nuweiba in Nubia, Alto Egitto. Complimenti a loro.
E poi ci sarebbe Tarabin: tutti dicono che la terza esplosione è stata lì tranne una mia amica che mi ha chiamato questa mattina proprio da Nuweiba (Tarabin non è altro che il paesello turistico di Nuweiba) e che dice che non è vero.
"Guarda: l'altro ieri sera aveva piovuto. Ieri sera abbiamo visto un lampo rosso in cielo e, lì per lì, ho pensato a un fulmine, a un temporale. Poi c'è stato un botto, però, e la terra ha tremato. Abbiamo capito che era un'esplosione e siamo tornati in albergo. I turisti israeliani erano spaventati e, man mano che ricevevano decine e decine di telefonate da casa andavano sempre più nel panico. Un casino di bus, minibus e taxi per riportarli in Israele. Adesso è difficile spostarsi, le strade sono ovviamente controllate. Però, no, non è stato a Tarabin, è stato su a Ras Shaitan. Qui no."
Però Martin, da Dahab, mi dice che tutti parlano anche di Tarabin: "Ma certo che sì! Lo dicono tutti, la polizia, la gente..."
Ed è che qui le notizie vanno col tam-tam: ieri sera la stampa non ha potuto filmare niente, nel Sinai, e i reportage di Al Jazeera vengono tutti da Eilat, dal territorio israeliano.
Tra Taba ed Eilat ci saranno 20 minuti, tanto per chiarirci.
Al Jazeera
Ieri sera, il giornalista in studio in Qatar chiedeva al corrispondente al Cairo: "Ma insomma: come è possibile che uno Stato tanto autoritario, con tanta repressione, con un controllo sociale così pressante, si sia lasciato sorprendere proprio in quello che è il suo gioiello turistico?"
Il povero corrispondente dal Cairo sembrava un po' in difficoltà, nel rispondere: "Be', insomma... i controlli non possono mai essere totali..."
Per usare una felice espressione di Julia, non puoi "mettere portoni alla campagna".
L'accanimento del giornalista nel Qatar che, mentre domandava, metteva in croce il governo di qui, ha sorpreso qualche telespettatore, mi dicono: "Che cavolo: è vero che non corre un gran buon sangue, tra Al Jazeera e l'Egitto, ma in genere parlano di noi con più rispetto..."
D'altra parte, costringere la stampa a filmare in Israele invece che qui non è un buon modo per farsela amica.
Tra le riprese di Al Jazeera che passano sulla TV di qui, si vedono soprattutto donne e bambini feriti e, anche, una donna araba in stato di choc col suo velo e tutto, soccorsa da medici israeliani. L'immagine passa e ripassa, su questa nostra TV egiziana parca di notizie. Rimarrà ben impressa ai telespettatori.
Noi
Dicono che il Sinai sia isolato, non solo verso Suez ma anche all'interno, tra un luogo e l'altro.
Chi è in Sinai, però, trasmette un senso di normalità e di tranquillità ben più alto di quello che si percepisce da lontano.
Un amico egiziano di Julia, raggiunto ieri sera via cellulare a Sharm, stava andando a una festa e diceva che era tutto normale.
Anche qui al Cairo è tutto normale: ieri sera, attorno all'American University, i passanti in borghese si rivelavano poliziotti giusto perchè le ricetrasmittenti li tradivano, mettendosi a strepitare senza discrezione. Ma il massimo che si è visto è stata qualche moto spostata dall'ingresso del Pizza Hut, niente di che.
C'è qualche dubbio, in giro, sul cosa si saprà delle misure che verranno prese dopo questo disastro: "Essere in Sinai con una carta d'identità che dice che sei dell'Alto Egitto, in questo momento, non deve essere una bella cosa".
L'Alto Egitto, nella percezione di qui, è il luogo da cui una cosa simile può partire.
E, a proposito: "Vedrete voi due adesso, se non vi ripiazzano una scorta alle calcagna, quando lavorate lì. Uhi, uhi, uhi."
Bah.
La mia unica preoccupazione è che la durezza delle investigazioni possa esacerbare gli animi, laggiù, oltre il dovuto: come altre volte, abbiamo preso in considerazione l'idea di metterci una cavolo di kefiah al collo, quando andiamo lì, tanto per non essere confuse con israeliane, come successe l'anno scorso.
Ma poi immaginiamo le risate di colleghi e studenti e ci passa la voglia.
Ho passato tutta l'estate a scrivere che non era molto naturale, vedere in TV gli israeliani che mettevano Rafah a ferro e fuoco e, contemporaneamente, vedere gli stessi israeliani in spiaggia, in mare o con la birra in mano al tavolino del bar accanto al tuo.
Era così, eppure a me non sembrava naturale. Per quanto la stragrande maggioranza degli egiziani attorno a me ne fosse entusiasta, visto che campavano di questo.
I morti egiziani sembrano essere una quindicina, al momento.
E' ragionevole pensare che si cercherà di recuperare la normalità il prima possibile e con ogni mezzo.
La posta in gioco è troppo alta, del resto.
Non è un caso che sia io che Sherif, come prima reazione, abbiamo lanciato un grido di dolore relativo al turismo.
Ci passa buona parte della sopravvivenza dell'Egitto, su questa questione.

http://www.ilcircolo.net/lia/
http://www.ilcircolo.net/lia/000584.php

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Bah
by censura & admin Friday, Oct. 08, 2004 at 10:05 PM mail:

Siete stati censurati dall'FBI (o chi per loro) e questo, giustamente, vi ha fatto incazzare. Ma appena riprendete ad andare On-line la prima cosa che vedo è che avete già hiddato 2 o 3 post!!!! Ma non vi è ancora passata 'sta mania fascista di nascondere i post su cui non siete d'accordo? Posso capire quelli offensivi, sono il primo a essere d'accordo sull'eliminare i post razzisti, ma su quelli in cui si esprime un'opinione non del tutto conforme alla vostra visione, su quello no! quello è fascismo vero e proprio! Non vi lamentate poi se altri fascisti vogliono oscurarvi! Voi fate lo stesso, usate gli stessi medoti. Mi sembra sempre di più una lotta fra fascisti! che schifo!

W la libertà di opinione! Abbasso ogni razzismo!

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mos
by sad Saturday, Oct. 09, 2004 at 2:50 PM mail:

e ditelo che e' stato il mossad!!!!!

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