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il manifesto: quando An disse "li oscureremo"
by alice Monday, Oct. 11, 2004 at 11:13 AM mail:

articolo del 10/10/04

Quando An disse: li oscureremo
Il sottosegretario dopo Nassiriya annunciò: «Insultano i soldati, presto le rogatorie»
A. MAS.

Chiedeva proprio quello che è avvenuto tre giorni fa, il deputato di An Mario Landolfi, il 13 novembre del 2003, all'indomani della strage di Nassiryia in cui persero la vita 12 carabinieri, cinque militari e due civili italiani, nonché sei civili iracheni. Vale a dire «l'oscuramento del sito» di Indymedia, la «palestra rivoluzionaria» nella quale sarebbero comparse «espressioni di implicita condivisione e di adesione al vile agguato terroristico». E il ministero della giustizia lo prese così sul serio da trasmettere la sua interpellanza parlamentare a tutte le procure d'Italia prima ancora di dargli una risposta. Tanto che diverse procure, tra cui quelle di Bologna, Napoli, Salerno, Brescia, Bari e finanche della sperduta Vallo della Lucania, aprirono dei fascicoli sul caso e si cominciò a valutare l'opportunità di chiedere una rogatoria internazionale «al fine di acquisire elementi di prova». L'attività di Indymedia era più una questione da codice penale che da rispetto della libertà di espressione, per l'ex presidente della commissione di vigilanza sulla Rai assurto agli onori delle cronache il primo ottobre del 2000, quando l'allora direttore del Tg1 Gad Lerner prima di annunciare le dimissione denunciò in diretta un suo tentativo di raccomandazione per una giornalista precaria. E l'interpellanza che chiedeva l'oscuramento di Indymedia fu firmata da un nutrito drappello di onorevoli di An, 17 in tutto, compresa Alessandra Mussolini. La risposta del governo fu affidata al sottosegretario alla giustizia Giuseppe Valentino, che con Landolfi condivide la militanza di partito e comuni origini meridionali: campano l'interrogante, calabrese l'interrogato.

Così, il 21 novembre il botta e risposta tra i due non presenta alcuno screzio. Nessuna parola su quanto Indymedia ha dovuto subire durante il G8 di Genova nel 2001, con un mediattivista inglese in coma per le botte della polizia e l'irruzione notturna nel media center alla ricerca di video e foto. Al contrario, si assiste a un violento attacco al sito da parte di Landolfi, che già in occasione del Gay pride del 2000 a Roma si era esibito contro una puntata di Sciuscià di Michele Santoro, ritenuta degna più di un «cinema a luci rosse di periferia» che del servizio pubblico. A riprova della sua tesi, parlando dei mediattivisti il deputato di An scomoda gli anni di piombo, ricordando voci come quella del prefetto di Milano Libero Mazza che «si levarono per dare l'allarme rispetto a un'indefinita zona grigia che assumeva a volte un ruolo di fiancheggiamento del teppismo politico e altre volte ne rivendicava orgogliosamente la paternità». Insomma, Indymedia non sarebbe che un brodo di coltura del terrorismo nostrano, come dimostrerebbe anche la comparsa sul sito del videogioco «del kamikaze», linkata anche sui siti di Ds, Pdci e Prc, e dei «suggerimenti tecnici» per bloccare i treni, senza distinguere tra la comunicazione relativa al Trainstopping, la campagna per fermare i treni che trasportavano le armi Usa dirette in Iraq, gli insulti, le boutade e le provocazioni spesso di marca neofascista che a volte compaiono nei forum o nel newswire del sito, dove chiunque può scrivere protetto dall'anonimato.

«Ciò che Landolfi non sa o fa finta di non sapere è che per sua natura e linea editoriale i forum di Indymedia in tutto il mondo sono assolutamente liberi e non vengono censurati da una redazione centrale, che peraltro non esiste neanche», scriveranno gli «indyani» italiani. La risposta dell'emissario del governo, dopo l'elenco delle procure che indagano e di un'informativa della polizia postale alla procura di Bologna, che ha aperto un procedimento penale a carico di ignoti per vilipendio della repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate, è quasi un annuncio di quello che accadrà quasi un anno dopo: «Essendo i server del sito in questione attestati al di fuori del territorio nazionale, potrebbe anche essere valutata l'opportunità di attivare la procedura della rogatoria internazionale al fine di acquisire elementi di prova».

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