Falsi messaggi di morte sui siti internet firmati da estremisti "islamici": una trappola informatica per il governo e le forze dell'ordine. Un progetto per "screditare" le istituzioni, i servizi segreti e anche il sistema dell'informazione
False minacce: una trappola Un piano dietro i messaggi di morte a firma "islamica". La procura apre un'inchiesta Ideate a Genova, dovevano screditare gli investigatori Genova Falsi messaggi di morte sui siti internet firmati da estremisti "islamici": una trappola informatica per il governo e le forze dell'ordine. Un progetto per "screditare" le istituzioni, i servizi segreti e anche il sistema dell'informazione. La Procura ha aperto un fascicolo, dopo le rivelazioni contenute in un'informativa dell'intelligence, giunta nei giorni scorsi alla Farnesina: alcuni messaggi in cui si minacciano attentati in Italia (a Firenze, Pisa e Roma) sono stati realizzati a Genova. Il reato ipotizzato è la "diffusione di notizie false atte a turbare l'ordine pubblico". Gli investigatori spiegano ora quali erano le vere finalità del progetto, dopo averne indicato gli ideatori: due giovani che gravitano nell'area insurrezionalista e un marocchino molto conosciuto negli ambienti islamici della città. In una prima fase si dovevano scatenare sentimenti di inquietudine e di paura nella popolazione. In un secondo momento i falsi sarebbero stati svelati: In questa maniera avrebbero gettato nel ridicolo le istituzioni del Paese, ma non solo. Il tentativo era quello di dimostrare l'inaffidabilità degli 007 italiani. E anche la possibilità di condizionare, attraverso internet, l'informazione. Menduni a pagina 3
Messaggi contro l'Italia,indaga la procura di Genova Dopo le rivelazioni del Secolo XIX aperto un fascicolo, per ora contro ignoti. Ma i servizi segreti sarebbero vicini all'identificazione Genova Il fascicolo è sul tavolo del procuratore aggiunto Giancarlo Pellegrino. Le false minacce di morte, i proclami contro il governo e il dispiegamento dei militari italiani apparsi sui siti internet arabi, sono ora nel mirino della magistratura genovese. Il reato ipotizzato nell'inchiesta che sta muovendo i primi passi è la "pubblicazione di notizie false atte a turbare l'ordine pubblico". Perchè, spiega l'informativa riservata dei servizi segreti giunta nei giorni scorsi al ministero degli Esteri (e anticipata ieri dal Secolo XIX), alcuni di quei messaggi non erano stati realizzati nell'Iraq dilaniato dalla guerra. Facevano parte di un progetto preciso, concepito invece a Genova. La città dove vivono i due giovani indicati dal documento dell'intelligence, che ne indica con precisione i nomi di battesimo. Gravitano, spiegano gli investigatori, nell'area dell'anarco-insurrezionalismo, sospettata anche dei due attentati contro la polizia genovese: alla questura e alla caserma di Sturla. Un piano, una vera e propria trappola informatica tesa a screditare il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, l'esecutivo, ma anche l'attendibilità dei servizi stessi. E, in qualche modo, a far vacillare e mettere a nudo le debolezze del sistema dell'informazione. Per scatenare sentimenti di ansia e di insicurezza nei cittadini; ma soprattutto per colpire e indebolire il premier. Il fascicolo della procura è, al momento, contro ignoti, in attesa che la Digos e il Ros dei carabinieri approfondiscano la traccia suggerita dagli 007. Noi - spiega un investigatore - abbiamo sempre sospettato, fin dallo scorso agosto, dell'attendibilità di molti messaggi apparsi sui siti che sostengono in maniera palese l'attività degli estremisti islamici. Alcune sigle di organizzazioni, in particolare, hanno attirato i nostri sospetti. E la valutazione degli esperti era concorde: quei testi erano stati realizzati in Italia. Come quelli che hanno annunciato l'esecuzione di Simona Torretta e Simona Pari, le due volontarie sequestrate in Iraq, in un momento delicatissimo della trattativa con i rapitori. E come quelli in cui i continui riferimenti a Silvio Berlusconi lasciavano intravedere un fine politico "interno". In realtà il senso di tutta l'operazione mediatica si comprende solo valutandolo nelle due fasi in cui sarebbe stato realizzato. In un primo momento - spiega l'inquirente - una serie di proclami minacciosi avrebbe dovuto creare nella popolazione una diffusa sensazione di paura, di timore. Il senso di una catastrofe incombente. In questo senso anche la minaccia di distruggere i vostri monumenti e le vostre chiese a Firenze, a Pisa e a Roma. Ma gli ideatori dei falsi messaggi di morte non escludevano di passare poi a una seconda fase. Rivelando semplicemente la verità. In questa maniera avrebbero gettato nel ridicolo le istituzioni del Paese, ma non solo. Il tentativo era quello di dimostrare l'inaffidabilità dell'intelligence, l'incapacità di valutare la portata delle notizie. In questo senso si muove anche l'informativa giunta nei giorni scorsi alla Farnesina, in cui si parla di una precisa volontà di "screditare" il governo e il sistema-sicurezza del Paese. Un attacco esteso anche alla credibilità dei media: Facendone emergere la debolezza strutturale. Evidenziando la possibilità di condizionare le notizie, di manipolarle utilizzando semplicemente internet. Perchè sul web non è difficile riuscire ad ammantare ogni comunicazione di un'aura di verosimiglianza. Ieri il via all'indagine. Con l'ammissione del questore Oscar Fioriolli, che giudica interessante e assolutamente probabile il quadro adombrato dagli 007. Il documento dell'intelligence circoscrive con precisione la cità? dove la trappola informatica è stata ideata. Proprio Genova. Qui abitano i giovani le cui conversazioni sono state, evidentemente, intercettate. E qui, nel centro storico, è avvenuto il contatto tra i due e un marocchino. E' un volto noto nella comunità musulmana genovese, spiegano ancora i servizi. Ha accettato di redigere un comunicato il più possibile aderente allo stile di quelli dei gruppi terroristi islamici. Ricalcandone linguaggio e modalità. L'ha anche letto al microfono, rifiutandosi poi (proprio per la sua notorietà in città) di comparire nel video che avrebbe accompagnato quelle parole. Parole minacciose. Parole di morte: Se l'Italia non ritirerà le sue truppe dall'Iraq, i suoi abitanti vivranno giorni difficili. Poi l'annuncio degli attentati: a Pisa, a Firenze. E nella capitale.
Marco Menduni 24/10/2004
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