Ecco perché la Procura della Repubblica di Roma ha ordinato il sequesto dei siti RdB/CUB dedicati al precarito e alle lotte per il reddito sociale
Il sequestro preventivo, d’urgenza e probatorio è stato ordinato dalla Procura della Repubblica di Roma su querela del signor Giulio Ernesto Russo presidente dell’associazione “Casa dei Diritti Sociali” in riferimento ai comunicati pubblicati sul sito redlab sulla vertenza sindacale in atto nell’associazione e nella cooperativa sociale collegata ad essa.
Questi comunicati sindacali ci vennero inviati dagli stessi lavoratori della “Associazione Casa Diritti Sociali” di Roma che dopo una vertenza sindacale durata anni (conclusasi con l'ottenimento del passaggio di tutti i cococo a lavoratori dipendenti) si vedono oggi di fronte la prospettiva del licenziamento per 30 lavoratori su 79, alcuni dei quali posti già da settembre a zero ore, e al grave problema del ritardo di 5 mesi nell'erogazione degli stipendi oltre ad altre gravi mancanze nel rispetto del CCNL di categoria. In questi comunicati, come in altri, si denunciava la situazione di precarietà di chi lavora nel cosidetto no profit. Il sito redlab ha svolto come sempre il proprio compito di informazione e di sostegno alle lotte dei lavoratori dei settori più esposti alla crescente erosione dei principali diritti.
Da oltre un anno i due siti della RdB/CUB (http://www.lavorivariabili.it e http://www.lavorivariabili.it/redlab) svolgono un lavoro di informazione sulla realtà del lavoro precarizzato. I due siti sono complementari: "lavorivariabili" si occupa di notizie di carattere propriamente sindacale e di tutela, mentre invece "redlab reddito-lavori" è dedicato soprattutto alle notizie e documenti sulle iniziative di lotte contro la precarietà e per il reddito sociale. Entrambi i siti hanno un notevole numero di accessi, considerato che trattano notizie in continuo aggiornamento e di questioni di carattere specifico difficilmente reperibili altrove e in maniera così plurale. Numerosissimi i lavoratori che si rivolgono alla nostra redazione per consulenze, informazioni e consigli sui vari diritti o per denunciare situazioni di sfruttamento e oppressione.
Ricordiamo che i siti sono ancora oggi bloccati (dal 22 novembre le pagine sono oscurate dalla Polizia Postale di Arezzo) sempre su ordine della Procura della Repubblica di Roma al fine di “evitare che si reiterasse la diffamazione”.
Riteniamo gravissimo quanto è accaduto: una querela per diffamazione non può comportare l’oscuramento di uno strumento nazionale di informazione sindacale e sociale, siamo di fronte ad una violazione del diritto all’informazione, ad un attacco alle libertà sindacali in generale.
Roma 24 novembre 2004
p. RdB/CUB
Luigi Marinelli
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