Una circolare a proposito di celle "lisce", come le definisce più di un detenuto transitato per le sughere, o "senza suppellettili" come preferisce chiamarle la direttrice del penitenziario labronico, Anna Carmineo. Il provveditore regionale alle carceri, Massimo de Pascalis, la annuncia come imminente e spiega:"Poiché non escludo che anche altre sedi possano assumere analoghe iniziative, sto diramandola per disciplinare la materia che mi sembra richieda un intervento uniforme".
Il provveditore non si tira indietro di fronte alla richiesta di spiegazioni sul fatto che del metodo citato dalla dottoressa Carmineo (solo branda e materasso, tutti gli oggetti personali, abbigliamento compreso, fuori dalla cella e da richiedere alla guardia) e dal dottor Tiso che delle Sughere e il dirigente sanitario: "Sono misure - spiega De Pascalis - che rientrano nell’ambito delle iniziative di un sanitario, secondo la sua etica, nelle more di un intervento dello psichiatra. La direzione non ha un protocollo standard, ma si muove in base allo stato di crisi che si trova ad affrontare".
L’esistenza della cella "liscia" alle Sughere era stata testimoniata a Radio Radicale il 15 giugno scorso da un ex detenuto. In verità nessuno l’ha mai categoricamente smentita e al nostro giornale è arrivata la lettera di un detenuto di lungo corso che racconta di reclusi malmenati all’interno della cella denominata, appunto, "liscia": un trattamento che verrebbe cinicamente definito "terapia".
In attesa della circolare resta da capire come mai – all’interno di un pianeta come quello del carcere rigidamente impostato per regolamenti e competenze – sia potuto emergere un lato "creativo" a proposito del contenimento di detenuti particolarmente "vivaci".
-- Il Tirreno, 4 dicembre 2004
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