Biella, modello di carcere duro
Un regolamento interno limita fortemente i diritti dei detenuti
TORINO Se quattro libri vi sembrano pochi... la direzione del carcere di Biella risponde alle critiche di chi aveva attaccato la durissima perquisizione del 20 dicembre scorso, durante alla quale erano stati requisiti ai detenuti della sezione speciale (dove sono rinchiusi anche i prigionieri politici) libri, riviste, cd, vestiti, ecc. Il Sinappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria (il più rappresentato a Biella) respinge le accuse di «censura» e di «violazione dei diritti dei detenuti» formulate dai parenti e amici dei detenuti e da Rifondazione comunista. In realtà basta leggere il nuovo regolamento del carcere di Biella per rendersi conto che i diritti dei detenuti non sono certo ritenuti la priorità. Chi il regolamento l'ha steso (il primo firmatario è il magistrato di sorveglianza) sembra soprattutto interessato a restringere il più possibile il campo dei diritti. Come altrimenti spiegare il punto 3 riguardante libri e riviste, dove si dice che i detenuti non possono possedere più di quattro tra riviste e libri per volta e che per averne degli altri dovranno prima riconsegnare, tramite spedizione a proprie spese o alla fine dei colloqui ai familiari? Al di là delle facili disquisizioni sul numero, basta ricordare che non tutti hanno i soldi per poter spedire libri (pesanti e costosi) ma anche che non tutti hanno la possibilità di colloqui regolari: c'è chi ha un solo colloquio l'anno. Stesso problema per quanto riguarda la parte del regolamento sul vestiario. Ai detenuti viene consentito di tenere in cella soltanto lo stretto necessario (due maglioni non a collo alto, due pantaloni, cinque mutande e poco altro). Ma soprattutto viene nei fatti stabilito di consegnare ai familiari (possibilimente settimanalmente) i vestiti perché vengano lavati. Anche qui, è evidente che sono assai pochi i detenuti che possono godere di visite settimanali. La domanda è: per tutti quelli che non possono mandare i vestiti a lavare che succede? Un'altra disposizione a dir poco singolare riguarda la possibilità per il detenuto di avere in cella una radio o un mangianastri. Entrambi non è possibile, anche se si può avere un apparecchio che contenga sia l'uno che l'altro. C'è poi una ulteriore novità che riguarda la possibilità di lavorare gestita fino a questo momento dai prigionieri che svolgevano le varie mansioni a rotazione in modo da consentire a tutti di avere un minimo di sostentamento economico garantito. Dal mese di gennaio, invece, la decisione su chi dovrà lavorare e quale lavoro dovrà svolgere, sarà esclusiva del carcere. Una novità che riguarda non solo la sezione speciale ma tutte le sezioni. Altri dettagli infine emergono sulla perquisizione del 20 dicembre. Sarebbe stata effettuata da personale non operante normalmente in quella sezione. Fino ad oggi non è stato notificato né un provvedimento né un verbale. Il 3 gennaio è stato portato in isolamento per sette giorni un prigioniero politico. Alcuni detenuti per protesta hanno avviato uno sciopero della fame. Dopo la denuncia dei detenuti e dei loro familiari si stanno moltiplicando le iniziative di solidarietà, da associazioni come da singoli cittadini. Riscuote consensi anche la campagna «la legge non legge» che prevede di inviare libri ai detenuti (info un libroinpiu@libero.it ).
Nei giorni scorsi si è recato in visita al carcere il consigliere di Rifondazione, Mario Contu. «La perquisizione del 20 è avvenuta seguendo il nuovo regolamento varato da un'apposita commissione. - dice - La cosa singolare è che in 30 anni non si era mai avvertita la necessità di dotarsi di un regolamento interno. Bastavano l'insieme delle circolari ministeriali e degli ordini di servizio della direzione». Il dubbio è che Biella sia stato scelto come carcere «pilota» per sperimentare il nuovo modello penitenziario. Quello che il ministro della giustizia Castelli ha detto cioè di voler al più presto implementare, più rigido, più restrittivo, dove la repressione e l'umiliazione del detenuto saranno nei fatti gli obiettivi da perseguire.
ORSOLA CASAGRANDE
Il Manifesto 14/1/2005
http://www.anarcotico.net/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=2548
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