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le radici israeliane di Hamas
by indica Tuesday, Jan. 25, 2005 at 9:33 PM mail:

prima parte

Le radici israeliane di Hamas

Dic. 21, 2001 EIR - Executive Intelligence Review - http://www.larouchepub.com
Arafat: Hamas è figlia di Sharon
In alcune interviste con importanti giornali italiani, il presidente dell'ANP Yasser Arafat ha fornito alcuni dettagli riguardanti la nascita e l'attività di Hamas.
Al Corriere della Sera ha detto: "Noi facciamo il possibile per fermare la violenza. Ma Hamas è una creatura di Israele che, al tempo del Primo Ministro [Yitzhak] Shamir [verso la fine degli anni 80, quando Hamas nacque], ha dato denaro e più di 700 istituti, tra cui scuole, università e moschee. Persino [Yitzhak] Rabin lo ha ammesso quando io ne ho parlato alla presenza di Hosni Mubarak [Presidente egiziano].
In una intervista con l'Espresso del 19 dicembre 2001, Arafat disse: "Hamas è stata fondata con il supporto di Israele. L'obiettivo era di creare un'organizzazione antagonista all'OLP [Organizzazione per la Liberazione della Palestina]. Essi [Hamas] hanno ricevuto finanziamenti e addestramento da Israele e hanno continuato a beneficiare di permessi e autorizzazioni, mentre noi venivamo limitati, persino [per i permessi] per costruire fattorie di pomodori. Rabin in persona lo ha definito un errore fatale. Alcuni collaborazionisti di Israele sono stati coinvolti in questi attacchi [terroristici]. Noi abbiamo la prova, e le stiamo mettendo a disposizione del Governo italiano.
Quando gli è stato chiesto cosa pensasse di "questi figli della Palestina che si fanno saltare in aria e diffondono la morte tra i civili israeliani", Arafat ha risposto: "Israele non ci permette di vivere una vita normale. I giovani che non hanno da mangiare, che non vedono alcun futuro davanti a loro, sono facili prede dei movimenti islamisti che hanno grandi quantità di denaro a loro disposizione. E da dove vengono i soldi è noto. Il presidente Bush ha congelato solo in Texas 61 milioni di dollari. Da dove vengono questi soldi?" L'intervistatore ha domandato: "Da dove?" Arafat: "Lo domandi all'amministrazione americana, che conosce tutti i dettagli. Lo domandi anche al governo italiano e a qualche paese arabo."
[Nota mia: Arafat fa riferimento principalmente all'Arabia Saudita, che ha importanti rapporti con il Texas e con Bush].


18 Gen. 2002 EIR - Executive Intelligence Review - http://www.larouchepub.com
Le radici israeliane di Hamas vengono rese note
di Dean Andromidas

L’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Daniel Kurtzer, ha dichiarato, in un discorso pubblico tenuto a Gerusalemme il 20 dicembre, che esiste una connessione tra Hamas, Jihad Islamica e la promozione israeliana dei movimenti islamisti come avversari dei movimenti nazionalisti palestinesi. Le affermazioni di Kurtzer sono molto vicine alla dimostrazione di EIR dell'evidenza di un ruolo strumentale da parte di Israele nella fondazione di Hamas e nel controllo dell'attività di quella organizzazione.
Kurtzer ha detto che la crescita dei movimenti islamisti nei territori palestinesi negli ultimi decenni "con il tacito supporto di Israele", non è "totalmente scollegata" dalla nascita di Hamas e della Jihad Islamica e i loro attacchi terroristici contro Israele. Kurtzer ha spiegato che durante gli anni '80, quando i movimenti islamisti hanno cominciato a fiorire in Cisgiordania e Gaza, "Israele riteneva fosse meglio che la gente si rivolgesse alla religione piuttosto che alla causa nazionalistica [dell'OLP]". Non si è quindi sforzato di fermare il flusso di denaro verso le moschee e gli altri istituti religiosi, piuttosto che verso le scuole.
Secondo Ha'aretz del 21 dicembre, Kurtzer ha fatto queste straordinarie dichiarazioni ad un seminario sulla religione e la politica sponsorizzato da Oz V'Shalom-Netivot Shalom, una importante organizzazione anglo-americana che promuove la pace tra israeliani e palestinesi. ... Kurtzer ha detto che come risultato della crescita dell'islamismo a danno dell'educazione, ci sono ora palestinesi che sono "determinati terroristi che usano la fede religiosa in un modo perverso per sedurre le masse". ...

Il nemico del mio nemico è mio amico
Queste dichiarazioni sono di straordinaria importanza considerato che Kurtzer è un diplomatico di grande esperienza, che ha guidato l'ambasciata di Egitto prima di arrivare a Tel Aviv. E' anche un ebreo ortodosso che ha sempre criticato gli estremismi anti-israeliani e l'anti-semitismo tipico di certi circoli arabi. Ma il primo ministro Ariel Sharon raramente riserva al più alto rappresentante degli Stati Uniti un'udienza ufficiale.
Le affermazioni dell'ambasciatore rappresentano informazioni di cui tutti gli osservatori seri del Medio Oriente sono a conoscenza: Hamas è sempre stato uno strumento attraverso il quale Israele ha potuto minare l'ANP e l'OLP guidati da Yasser Arafat. Simili dichiarazioni da parte di Arafat sono state minimizzate da Israele come "stupida" propaganda. ...
Il 3 Gennaio, Yossi Sarid, il segretario del Meretz Party (Partito democratico israeliano) scrisse su Ha'aretz "Quello che spaventa Sharon ... è qualsiasi prospettiva o segno di calma o moderazione. Se la situazione si calmasse e stabilizzasse, Sharon dovrebbe tornare al tavolo dei negoziati e, con il risveglio delle pressioni interne ed esterne, dovrebbe avanzare proposte serie per un accordo. Quel momento terrorizza Sharon ed egli lo vuole rimandare il più possibile."
Sarid dice che Sharon ritiene "che i terroristi e coloro che danno loro asilo non sono i veri nemici. Invece, i veri nemici sono i moderati ... Puoi combattere i terroristi - un'operazione piuttosto semplice - ma sei costretto a parlare con i moderati, e questo è molto più difficile, se non addirittura pericoloso come affare."
Più importante per la sopravvivenza del popolo palestinese e dello stesso Israele, è il pericoloso ruolo dei manovratori di marionette esterni alla regione, che manipolano le due parti in causa in un gioco mortale con i loro micidiali piani tesi a produrre uno "scontro di civiltà". A questo proposito, Sharon, con la sua politica del "Grande Israele", è solo un pupazzo quanto i palestinesi che si fanno saltare in aria con l'esplosivo alle stazioni degli autobus.

Due decadi cercando di annientare Arafat
Hamas è la sigla di Harafat al-Muqawama Al-Islamiyya, o Movimento di Resistenza Islamica. Il suo leader spirituale è lo sceicco Ahmed Yassin, il quale, nonostante i suoi durissimi sermoni anti-israeliani, ha avuto rapporti fuori dal comune con le autorità israeliane. Nel 1973, Yassin fondò l'Associazione Islamica (al tempo in cui la politica israeliana cercava di promuovere ciò che l'ambasciatore Kurtzer definisce "movimenti islamisti".
Qualcuno potrebbe domandare: Perchè Israele dovrebbe promuovere un movimento islamista che più tardi l'avrebbe attaccato? Come poterono i servizi segreti israeliani essere coinvolti da Yassin? Non lo sono stati. Il semplice fatto è che la politica di Hamas è il lato simmetrico della politica del "Grande Israele" di Sharon che rifiuta ogni compromesso territoriale. Il manifesto di Hamas del 1988 diceva, "La terra di Palestina è stata una Waqf islamica per generazioni, e fino al giorno della resurrezione nessuno potrà rinunciare a tutta o parte di essa, o abbandonarla... Le iniziative di pace sono tutte contrarie alla fede di Hamas, perchè rinunciare ad una parte della Palestina significa rinunciare ad una parte della religione."
In questa retorica non c'è spazio per lo stato di Israele, come non ce n'è per lo stato di Palestina nel "Grande Israele" di Sharon.
Le relazioni israeliane con Hamas si intensificarono dopo che la Lega Araba, nel 1974, riconobbe Arafat e l'OLP come i rappresentanti del popolo palestinese: in effetti, un governo in esilio. Nel 1979 Yassin ottenne un permesso ufficiale dal governo israeliano del primo ministro Menachem Begin. Questo coincise con la firma del trattato di pace di Camp David tra Israele ed Egitto. Quel trattato conteneva delle clausole che facevano riferimento alla creazione di un'autorità palestinese nei territori occupati, che avrebbe rappresentato l'embrione per il ritiro israeliano e la nascita dello stato palestinese. Il generale Ariel Sharon è stato il più tenace oppositore delle clausole e lottò affinchè non venissero applicate. Scelse due alternative: la guerra in Libano e la colonizzazione dei territori occupati. Sharon fu aiutato dall'assassinio del presidente egiziano Anwar Sadat da parte di terroristi islamisti localizzati in Egitto e controllati dagli anglo-americani.

"Politica di rinforzo dei gruppi islamisti"
La tolleranza israeliana, se non la sponsorizzazione, dei movimenti islamisti è nota e ben documentata da fonti israeliane. Nel 1997, il "Jafee Center for Strategic Studies", dell'Università di Tel Aviv, ha pubblicato uno studio intitolato "Hamas: islamismo radicale in un conflitto nazionale", firmato da Anat Kurz e Nahman Tal. Nel documento si sostiene che l'Associazione Islamista, "il cui programma non conteneva obiettivi nazionalistici, ottenne un permesso dall'Amministrazione Civile israeliana per condurre le proprie attività nel 1979. Il permesso corrispondeva alla politica israeliana di rinforzo delle organizzazioni islamiche come contrappeso ai gruppi nazionalistici palestinesi."
La rapida espansione dell'Associazione Islamista provocò scontri nei campus delle università palestinesi dei territori occupati negli anni '80, tra gli studenti simpatizzati dell'OLP e quelli associati con gli islamisti. Questa espansione fu aiutata dall'invasione israeliana del Libano nel 1982, in cui Sharon sperò di risolvere il "problema palestinese" schiacciando militarmente l'OLP (che aveva allora la propria sede in Libano) e tentando un genocidio tra le centinaia di migliaia di palestinesi che vivevano nei miseri campi profughi del Libano.
Nonostante la sua orchestrazione del massacro di migliaia di palestinesi, incluse donne e bambini, nei campi profughi di Sabra e Chatila, Sharon non riuscì ad eliminare Arafat. Ciò nonostante, Arafat e l'OLP furono esiliati in Tunisia e la loro influenza politica fu pesantemente indebolita.
Lo sceicco Yassin, con altri leader di Hamas, fu arrestato nel 1984, in seguito alla scoperta di depositi di armi controllati dall'Associazione Islamista. Ma l'organizzazione non fu messa al bando. Infatti, Yassin fu presto rilasciato in uno scambio di prigionieri senza precedenti tra Israele e il "Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando generale" (PFLP-GC) di Ahmed JABRIL.
Questo accordo, stabilito con uno dei più violenti gruppi palestinesi contrari all'OLP dell'epoca, avvenne in un periodo in cui il Mossad era occupato ad assassinare il più moderato leader dell'OLP.
Poi, nel 1988, l'Associazione Islamista creò Hamas come diretta alternativa all'OLP, che aveva lanciato la prima intifada l'anno precedente.
Anche il 1988 fu importante perchè l'OLP, alla 19sima Conferenza del Consiglio Nazionale palestinese in Algeria del 1988, accettò la risoluzione del 1947 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevedeva due stati in Palestina. L'OLP propose anche di riunire una conferenza di pace internazionale basata sulle risoluzioni Onu 242 e 338, che stabilivano il principio "Terra in cambio di Pace".
Questa fu di fatto il riconoscimento di Israele da parte dell'OLP e Arafat. Verso la fine del 1988, l'amministrazione Reagan estendeva il riconoscimento ufficiale all'OLP come organizzazione rappresentante il popolo palestinese.
Quando il leader palestinese Abu Jihad iniziò a negoziare con Hamas, nel tentativo di portare la sua base verso la nuova tendenza politica, egli fu immediatamente assassinato dal Mossad.
Yassin, come tutti i vecchi leader di Hamas, è un membro della Fratellanza Musulmana, la estesa organizzazione islamica che operain tutto il mondo islamico. Nel passato, le fazioni anglo-americane non hanno esitato a manovrare le varie correnti della Fratellanza per destabilizzare i regimi arabi laici.
Quando Zbigniew Brzezinski lanciò la guerra afghana contro la Russia negli anni '80, molti combattenti mujahideen arabi furono arruolati attraverso i contatti della rete della Fratellanza Musulmana.
La storia della Fratellanza Musulmana potrebbe riempire interi volumi; il punto cruciale è che Hamas, una delle sue ramificazioni, è sempre stata in opposizione al nazionalismo laico di Arafat, dell'OLP e dei governi che li supportavano.
Hamas ha una struttura organizzativa particolare, profondamente diversa da quella dell'OLP. Mentre in Cisgiordania e Gaza, Hamas esiste come movimento politico ampio, le sue ali militari, l'Izza-Din Al Qassam e la Jihad Islamica, sono esterne all'organizzazione e vengono amministrate in modo completamente separato. Queste organizzazioni laterali, che sono responsabilit degli attentati, sono sotto il controllo dei leader che operano dall'estero. I loro uffici sono a Londra, dove ha sede la rivista del gruppo, Falatin Al Muslimah; Giordania; Siria; e negli Stati Uniti, in particolare in Virginia e in Texas. Sebbene Arafat abbia periodicamente tentato di portare la base popolare di Hamas in ambito palestinese, la leadership militare piazzata all'estero lo ha sempre impedito.
Questa biforcazione si inserisce perfettamente nella strategia di Sharon basata sul lancio di violenti attacchi contro obiettivi di Hamas, allo scopo di trarre una analoga risposta violenta dalla Jihad Islamica e dall'Izza-Din Al Qassam. Così Arafat e gli obiettivi diplomatici vengono distrutti e il fuoco della guerra civile all'interno dei territori occupati viene appiccato.

La campagna terroristica anti-Oslo comincia
Gli accordi di Oslo hanno rappresentato il primo barlume di speranza per la soluzione del conflitto mediorientale. E, il primo attacco terroristico teso a distruggerlo non fu lanciato da Hamas o dalla Jihad Islamica o da un'altra fazione palestinese. Il primo attacco suicida fu lanciato il 25 febbraio 1994 dal terrorista israeliano Baruch Goldstein, che entrò in una moschea di Hebron, uccise 50 musulmani in preghiera e infine si suicidò. Goldstein era un membro del Kach, l'organizzazione terroristica fondata dal rabbino Meir Kahane che fondè anche la
Jewish Defense League negli anni '60 in Stati Uniti.
Il Kach, che è ben collegato con Sharon, è sulla lista ufficiale delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Il massacro senza precedenti fu pensato per provocare la campagnia di attentati suicida da parte di Hamas e Jihad Islamica, l'anno successivo.
Infatti, la strage mise in moto la "spirale della violenza" che deve ancora finire. L'attentato di Goldstein arrivò proprio nel momento in cui il primo ministro israeliano Rabin ed Arafat iniziarono l'applicazione formale degli accordi di Oslo che prevedevano la nascita di uno stato palestinese entro il 1998.
Il primo attentato suicida di Hamas avvenne due mesi più tardi nell'aprile del 1994, quando Rabin e Arafat firmarono un accordo per fondare l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP). L'accordo prevedeva l'organizzazione di libere elezioni in tutti i territori, per stabilire la legittimazione internazionale del governo guidato da Arafat.
Ma nonostante questa campagna terroristica, che durò per mesi sotto la severa repressione delle forze di sicurezza di Arafat, l'alleanza tra Rabin e Arafat, benchè seriamente indebolita, non fu rotta.
L'alleanza fu definitivamente spezzata con l'assassinio di Rabin da parte di un israeliano, il 5 novembre 1995.
La successiva fase di attacchi iniziò in seguito all' "assassinio mirato" del militante di Hamas Yahya Ayyash, il 5 gennaio 1996. Benchè definite "rappresaglie", i nuovi attentati erano in effetti parte della campagna di Hamas per far eleggere Benjamin Netanyahu come primo ministro di Israele. Questo fu ammesso da Ibraham Ghawshah, portavoce ufficiale di Hamas residente ad Amman in Giordania. Egli disse che era parte della loro strategia per influenzare l'opinione pubblica israeliana e far sprofondare l'intero processo nato da Oslo.
L'elezione di Netanyahu soddisfò sicuramente tutte le loro speranze, specialmente dopo le sue prime provocazioni che non solo portarono le attese risposte di Hamas, ma trascinarono la regione diverse volte sull'orlo della guerra.
La campagna di "tira-e-molla" raggiunse il picco di follia quando Netanyahu, sotto la direzione di Sharon, che era membro del suo governo all'epoca, tentò, nel 1997, di assassinare attraverso il Mossad l'ufficiale di Hamas Khalid Mishaal in Giordania.
Non solo l'attentato fallì, ma portò Israele a liberare il leader spirituale di Hamas, lo sceicco Yassin, che si trovava agli arresti in un carcere israeliano dal 1989. Ad Yassin fu permesso di tornare a Gaza per guidare Hamas contro il processo di Oslo in generale e contro Arafat in particolare.
Questo schema è proseguito fino a questi giorni. La caduta di Netanyahu nel 1999 portò al breve governo di Ehud Barak, il quale nonostante tante parole e negoziati non portò avanti neanche una briciola del processo di Oslo. Verso la fine dell'estate 2000, il set era pronto per l'ultima provocazione di Sharon: la sua marcia sul Monte del Tempio, luogo sacro per i musulmani, il 28 settembre.
Da quando è arrivato al potere, Sharon ha fatto tutto il possibile per assicurarsi il collasso di Arafat e dell'Autorità Nazionale Palestinese. Se avrà successo, questo porterà Hamas al potere o il totale caos politico all'interno dei territori.







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documentazione
by seconda parte Tuesday, Jan. 25, 2005 at 9:36 PM mail:

http://www.larouchepub.com/other/2001/2827...aron_hamas.html
(This article appears in the July 20, 2001 of Executive Intelligence Review.)
Sharon War Plan Exposed: Hamas Gang Is His Tool
by Jeffrey Steinberg

Highly placed U.S.-based sources have provided EIR with details of Israeli Prime Minister Ariel Sharon's plans for a new Mideast war, plans that were set in motion within days of his taking office earlier this year, and which are now set to be activated. According to the sources, shortly after he was elected, Sharon met with a group of trusted political and military allies, and spelled out, in several confidential memos, a war plan targetting the Palestinian Authority, the Hashemite Kingdom of Jordan, and other Arab neighbors.

Two key factors were identified by the sources:

1. Sharon's ability to use the Hamas group as a tool for destabilizing Jordan, ultimately overthrowing King Abdullah II and establishing Jordan as a "Palestinian homeland" under Hamas control. To this end, Sharon, who was instrumental in launching the Hamas movement, has dispatched his son as an emissary to the Islamist group. Key Hamas personnel have already been infiltrated into Jordan, in preparation for Sharon's provocation of war in the days or weeks ahead, the sources said.

In many ways, the Sharon-backed Hamas targetting of Jordan is a replay of 1970's "Black September" destabilization which involved Abu Nidal, long suspected of being an asset of British and Israeli intelligence.

In the 1970s, Hamas was built up by Israeli occupying forces as a "countergang" to the Palestine Liberation Organization (PLO) of Yasser Arafat. Individuals who later emerged as Hamas leaders were granted licenses by Israeli authorities to set up food kitchens, clinics, schools, and day-care centers, to create a governing structure alternative to Arafat's Fatah.

2. Sharon's ability to manipulate the Bush Administration into giving de facto support to the war drive. Sharon assumes that President Bush can be manipulated into supporting Israeli war provocations because Bush seeks to justify a defense buildup, which would require a perceived war danger in order to win Congressional support. Despite Sharon's public rebuke by President Bush during their June White House summit, and subsequent statements by Secretary of State Colin Powell endorsing the entirety of the Mitchell Commission proposal for confidence-building measures, leading to a final peace agreement with the Palestinian Authority, Sharon remains confident that he can ultimately achieve American support for his war manuevers.

Indeed, on July 6, testifying before Congress, Defense Secretary Donald Rumsfeld acknowledged that a war crisis would give the Administration leeway to crank up defense spending, from the current 3% of GDP, to 8-10%.

Sharon also assessed that Colin Powell and others who might not favor a war provocation, could be outmaneuvered by Israel and by U.S. "Israel Lobbyists," whom President Bush does not wish to cross. One senior aide to Defense Secretary Rumsfeld recently complained about a takeover of the Pentagon bureaucracy by Sharon's Likud party.

Hit Teams Dispatched
According to the sources, Sharon has dispatched at least two Israeli hit teams to Europe, with instructions to assassinate prominent Arabs aligned with Arafat. Hamas teams are also reportedly activated—with clandestine Israeli backing—to target American assets in Europe and the Middle East. An "Islamist" terrorist attack against an American target, Sharon believes, would assure U.S. blessings for whatever "retaliation" Israel might take against Iraq, Iran, or Syria.

Sharon's so-called "moderation" after the June 1 Tel Aviv discotheque bombing was, say the sources, geared to win domestic support for a later war drive. Israeli right-wingers are fully mobilized to assure that Sharon will strike hard, the next time a suicide bomb attack occurs inside Israel. And the center-left has been lulled into believing that the "new" Sharon is more moderate, and prepared to seek a peaceful solution.

Further, the sources say, Sharon is conducting a vicious psychological operation inside Israel, to secure popular support for a war by staging continuous terror scares. One Israeli businessman confirmed that almost nightly, Israeli police enter restaurants, hotels, shops, etc., ordering patrons to evacuate due to "bomb threats." The businessman, a former Mossad official, was told by Israeli authorities that the scares are in almost all cases hoaxes, perpetrated to traumatize the public into accepting any anti-Arab military actions.

In early July, Sharon temporarily shut down the Tel Aviv water system, in another psy-war operation, claiming that there was evidence that Palestinian terrorists might have poisoned the supply. He has appointed Ury Saguy, former head of military intelligence, as the director of the Mekorot National Water Company.

Sharon has, according to the U.S. sources, gotten the blessings of high-level factions in Britain for a conventional war, which would offer London an opportunity to extend its sphere of influence in the Persian Gulf. Sharon will soon seek a meeting with Russian President Vladimir Putin, in an effort to win some degree of Moscow support for the war moves. Sharon has reportedly drafted a secret memo, arguing that the expulsion of large numbers of Arab Israelis, as well as Palestinians, will allow Israel to fully absorb the more than 1 million Russian Jews who have emigrated to Israel, but who live in poverty.

The LaRouche Factor
One U.S. source reported that Sharon's ability to deploy Jewish terrorists in a provocation against Jerusalem's Temple Mount/Haram Al Sharif Islamic holy sites was undermined by last December's release of EIR's Special Report, "Who Is Sparking a Religious War in The Middle East?" which exposed Sharon's hand, and the British monarchy's, in the plan to blow up the Mideast. Now, the sources add, Sharon is preparing to use a terrorist attack against Israeli civilians, likely to come from Hamas terrorists under de facto Sharon control—to justify war.

Sources noted that high-level Israeli military and intelligence officials share Lyndon LaRouche's assessment that Israel cannot win a protracted irregular war. For a majority of Israeli military professionals, this means that Israel must accept a meaningful peace agreement with the Palestinian Authority. But for Sharon and his rabid allies, it means that Israel must provoke a general war, under cover of which Israel could occupy the territories currently under the PA's control, and either eliminate or exile the PA leadership from the Gaza Strip and the West Bank.

Sharon would use any pretext to justify a military strike against Iraq, probably including a ground invasion of Iraq through Jordan, which would topple King Abdullah II, and pave the way for a Hamas government in Jordan. Israel has already attacked radar installations in Syria.

By launching such a regional war "in reaction" to a terrorist attack, particularly in the context of simultaneous terrorist actions against American targets, Sharon would hope to assure that Israel would win the solid support of the United States and Western Europe.

Ultimately, the sources concluded, Sharon would move to "transfer" large portions of the Arab population of Israel—along with a majority of West Bank and Gaza Palestinians—to the east bank of the Jordan River, under a Sharon-sponsored Hamas regime, thus achieving the "final solution" to the "Palestinian problem." Following the Tel Aviv disco bombing, Sharon had tried, unsuccessfully, to win Cabinet support for a mass expulsion of the Palestinians and Israeli Arabs.

Ha'aretz, Jane's Confirm EIR Reports
This story was posted to EIR's website, http://www.larouchepub.com, on July 10. After that, other sources picked it up. On July 11, the Israeli daily Ha'aretz published a commentary by Gideon Samet, confirming the Sharon plan. "Don't rely on Prime Minister Ariel Sharon not to initiate a widespread assault, or an active defense-oriented campaign or a surgical operation—you name it," he wrote.

CBS News reported, on July 12, that Jane's Information Group in London had issued a report that Israel was planning a "massive invasion of Palestinian territories ... to destroy Palestinian armed forces and the Palestinian Authority, forcing Chairman Yasser Arafat back into exile, as he was for 12 years after the 1982 Israeli invasion of Lebanon." CBS described the plan as calling for "air strikes by F-15 and F-16 fighter-bombers, a heavy artillery bombardment, and then an attack by combined forces of 30,000 men, including paratroopers, tank brigades and infantry.... The report says the Israeli invasion plan would be launched after another suicide bomb attack which causes a large number of deaths, like the one at a Tel Aviv disco last month."

Neither Ha'aretz, nor CBS, nor Jane's mentioned the Sharon links to Hamas, an indispensable feature of the war plan revealed by EIR's sources.

Spero di riuscire a tradurlo (almeno in parte).

Cosa è EIR?
Executive Intelligence Review è una rivista fondata e curata da Lyndon H. LaRouche Jr., economista e candidato democratico per le presidenziali Usa del 2004.

Lyndon H. LaRouche







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hamas creazione del Mossad
by terza parte Tuesday, Jan. 25, 2005 at 9:40 PM mail:



Hamas è una creazione del Mossad



Secondo Zeev Sternell, storico all'Università Ebraica di Gerusalemme, "Israele ha ritenuto che fosse opportuno e astuto spingere gli islamici contro l'organizzazione per la liberazione dalla Palestina (OLP)". Grazie al Mossad, "l'istituzione israeliana per l'Intelligence e le operazioni speciali", è stato consentito ad Hamas di rinforzare la sua presenza nei territori occupati. Nel frattempo il movimento di Arafat per la liberazione della Palestina, Fatah, così come la sinistra palestinese sono stati sottoposti alla più brutale forma di repressione e intimidazione.


Non dimentichiamoci che fu Israele che, nei fatti, creò Hamas. Secondo Zeev Sternell, storico all'Università Ebraica di Gerusalemme "Israele ha ritenuto che fosse opportuno e astuto spingere gli islamici contro l'organizzazione per la liberazione dalla Palestina (OLP)".

Ahmed Yassin, la guida sprituale del movimento islamista palestinese, di ritorno dal Cairo negli anni settanta, fondò un'associazione islamica caritatevole. Il Primo Ministro israeliano, Golda Meir, vide in ciò un'opportunità di controbilanciare l'ascesa del movimento Fatah, di Arafat. Secondo il settimanale israeliano Koteret Rashit (ottobre 1987), "le associazioni islamiche e le università erano state sostenute e incoraggiate dall'autorità militare israeliana" incaricata dell'amministrazione (civile) di Gaza e della West Bank. "Esse (le associazioni islamiche e le università) erano state autorizzate a ricevere finanziamenti in denaro dall'estero".

Gli Islamisti fondarono orfanotrofi, ospedali, una rete di scuole, posti di lavoro anche per le donne e aiuti finanziari per i poveri. Nel 1978 crearono "l'Università Islamica", a Gaza. "L'autorità militare era convinta che queste attività avrebbero indebolito sia l'Olp che le organizzazioni di sinistra, a Gaza". Alla fine del 1992 c'erano 600 moschee a Gaza. Grazie all'agenzia di intelligence israeliana, Mossad, fu dato modo agli Islamisti di rinforzare la loro presenza nei territori occupati. Nel frattempo i membri di Fatah (Movimento per la Liberazione Nazionale della Palestina) e la sinistra palestinese era oggetto della più brutale forma di repressione.

Nel 1984 Ahmed Yassin venne arrestato e condannato a 12 anni di prigione, dopo la scoperta di un nascondiglio di armi. Ma un anno dopo fu liberato e riprese le sue attività. E quando l'Intifada cominciò, nell'ottobre 1987, prendendo gli Islamisti di sorpresa, lo Sceicco Yassin rispose creando Hamas (il Movimento di Resistenza Islamico): "Dio è il nostro inizio, il profeta il nostro modello, il Corano la nostra costituzione", proclama l'articolo 7 del documento base dell'organizzazione.

E ancora, Ahmed Yassin era in prigione quando gli accordi di Oslo (dichiarazione dei principi per un Auto-Governo ad interim) furono firmati nel settembre 1993. Hamas aveva del tutto rifiutato quegli accordi. Ma a quel tempo il 70% dei palestinesi condannavano gli attacchi contro i civili israeliani. Yassin fece tutto quanto era in suo potere per minare gli accordi di Oslo. E in questo, anche prima della morte del primo ministro Rabin, aveva il sostegno del governo israeliano. Quest'ultimo era infatti molto riluttante rispetto al rettificare un accordo di pace.

Hamas lanciò dunque una ben pianificata e perfettamente cronometrata campagna di attacchi contro civili: un giorno prima della riunione tra i negoziatori palestinesi e israeliani allo scopo del riconoscimento, da parte di Israele, dell'Autorità Nazionale Palestinese. Questi eventi erano in gran parte strumentali alla formazione di un'estrema destra di governo, in Israele, dopo le elezioni del maggio 1996.

A quel punto, inaspettatamente, il Primo Ministro Netanyahu ordinò il rilascio dello Sceicco Ahmed Yassin dalla prigione (per motivi umanitari), dove stava scontando un ergastolo. Intanto Netanyahu, insieme al Presidente Bill Clinton, facevano pressioni su Arafat affinchè controllasse Hamas. In effetti Netanyahu sapeva che gli Islamisti avrebbero potuto, ancora una volta, sabotare gli accordi di Oslo. Quindi fece ancora di peggio: dopo aver espulso Yassin in Giordania gli permise di tornare a Gasa, dove venne ricevuto in trionfo, da eroe, nell'ottobre 1997.

Arafat rimase solo a fronteggiare questi eventi. Inoltre, a causa del supporto che aveva manifestato nei confronti di Saddam Hussein durante la Guerra del Golfo del 1991 (mentre Hamas si asteneva cautamente dal prendere posizione), gli stati del Golfo decisero di tagliare ogni finanziamento all'Autorità Palestinese. Tra il febbraio e l'aprile del 1998, lo Sceicco Ahmad Yassin era, invece, in grado di ottenere molte centinaia di milioni di dollari da quegli stessi paesi. Il budget di Hamas diventava così superiore rispetto a quello dell'Autorità Palestinese. Queste nuove fonti di finanziamenti permisero agli Islamisti di svolgere efficacemente le varie attività caritatevoli. Si stima che un palestinese su tre riceva aiuti economici da Hamas. Riguardo a ciò Israele non ha mai fatto nulla, nessun azione per porre freno all'afflusso di soldi ad Hamas, nei territori occupati.

Hamas aveva costruito la sua forza tramite i vari atti di sabotaggio al processo di pace, in modo perfettamente compatibile con gli interessi del governo israeliano. In cambio, quest'ultimo otteneva di impedire anche l'applicazione di quanto stablito a Oslo. In altre parole, Hamas stava svolgendo le funzioni per le quali era stato originariamente creato: prevenire la creazione di uno Stato Palestinese. E a questo proposito Hamas e Ariel Sharon sono esattamente sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda.

Hassane Zerouky

Traduzione a cura di Nuovi Mondi Media Fonte:
http://globalresearch.ca/articles/ZER403A.html For Fair Use Only












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aggiornamento
by E l’Fbi «pagava» Hamas Tuesday, Jan. 25, 2005 at 9:42 PM mail:

E l’Fbi «pagava» Hamas

«Volevamo scoprire come si finanzia il terrore»


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON - Per due anni, nel ’98 e nel ’99, l’Fbi, la polizia federale americana, finanziò il gruppo palestinese Hamas tramite un intermediario nel Texas, per scoprire se il denaro fosse destinato ad attività terroristiche. Il giallo ebbe due grandi protagonisti. L’agente di Phoenix Kenneth Williams, lo stesso che nell’estate 2001 avviso invano i superiori che un gruppo di terroristi in America si stavano addestrando a pilotare aerei di linea (forse, se il monito fosse stato ascoltato, si sarebbe evitata la strage di Manhattan). E l’uomo d’affari Harry Ellen, ex collaboratore della Cia, il servizio segreto, di discendenza ebrea ma convertitosi all’Islam, che raccoglieva fondi per la Palestina.
L’incredibile storia è venuta alla luce ieri grazie all’agenzia di stampa Associated Press , che ha messo le mani sul dossier consegnato da Ellen al tribunale. L’operazione, ha raccontato l'intermediario, fu autorizzata dal ministro della Giustizia di Clinton, Janet Reno. Ma non portò a nessun risultato per due motivi: che all’uomo d’affari vennero date soltanto somme modeste, 3 mila dollari (o euro) al massimo; e che il gruppo palestinese le girò sempre in beneficenza, non all’acquisto di armi o all’organizzazione di attentati. In una testimonianza, Ellen ha riferito che l'Fbi nascose dei microfoni nella sua abitazione, nel suo ufficio e nella sua auto. E che lo mandò più volte a Gaza e in Cisgiordania, dove incontrò il leader palestinese Arafat.
L’agente Williams licenziò l’intermediario alla fine del '99, sospettando che la sua nuova compagna, cinese, fosse una spia. Per rappresaglia, Ellen lo trascinò in tribunale, accusandolo di avere tentato di spingere Hamas a compiere attentati. «So che altri intermediari dell’Fbi hanno offerto ad Hamas somme superiori alle mie», disse. Williams si difese, spiegando che l'Fbi doveva accertare quali associazioni caritatevoli americane fossero legate al gruppo palestinese, e che impiego Hamas facesse dei loro contributi. La causa si concluse con l'assoluzione di Williams, e venne tenuta segreta. Sandy Berger, l'ex consigliere della Sicurezza della Casa Bianca, ha dichiarato di non esserne stato al corrente. Il servizio segreto israeliano ha invece ammesso di averla seguita con attenzione.
Secondo l'Fbi, le manovre di Williams e di Ellen non danneggiarono i negoziati di pace di Clinton con Arafat e con il premier israeliano Barak, che naufragarono nel 2000 dopo che l’accordo pareva ormai molto vicino. Ma l'amministrazione Bush ha proclamato di recente che le attività benefiche di Hamas nascondono una stretta collaborazione con i terroristi. Ellen, che negli Anni Settanta lavorò per la Cia in America Latina e in Cina, ha assicurato: «Non avrei mai fatto nulla per danneggiare israeliani né palestinesi».

E. C.


© Corriere della Sera









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alcuni testi ebraici ed israeliani
by libri sul politicidio Tuesday, Jan. 25, 2005 at 9:51 PM mail:

1http://www.fazieditore.it/catalogo/categorie/scheda_libro.asp?id=443

Le terre

Cosa spinge un "patriota israeliano" – come Baruch Kimmerling, professore dell’Università Ebraica di Gerusalemme, si definisce – a mettere in guardia il proprio popolo e l’opinione pubblica mondiale dalla politica militarista di Ariel Sharon e dei suoi compagni di governo?
Non certo l’antisemitismo; né, ovviamente, quello spesso attribuito ai critici non ebrei d’Occidente, né quello di cui a volte vengono accusati gli “ebrei che odiano gli ebrei”. Kimmerling professa anzi a chiare lettere, e dimostra in questo libro, di voler in primo luogo difendere il proprio paese da ciò che considera, nel lungo termine, un potenziale suicidio politico: la condotta da esso tenuta nei confronti della nazione palestinese.
Non certo una scarsa conoscenza delle relazioni fra i due popoli protagonisti del conflitto. Il suo monumentale I palestinesi. La genesi di un popolo è considerato da molti il miglior testo di storia palestinese in circolazione. Né, infine, un tornaconto personale: nella prefazione, evitando dignitosamente di soffermarsi in dettagli, Kimmerling dichiara di scrivere "questo libro nel [suo] rifugio personale di Toronto con grande pena e tristezza".
Chi è dunque Ariel Sharon? Una colomba che sembra oggi gettare la sua maschera di falco? Oppure il maggior fautore di un tentativo di politicidio ai danni dei palestinesi, che rischia di sprofondare il Vicino Oriente in un baratro con conseguenze incalcolabili per tutta l’umanità?
Un difensore della propria patria oppure – nei fatti, nei risultati – un attentatore alla sua sicurezza?
E come interpretare il suo odierno atteggiamento di apparente apertura alla trattativa di pace, che gli è costato parecchi consensi all’interno della sua coalizione?
Attraverso un excursus biografico di grande lucidità e documentazione, che è al contempo una storia del conflitto vicino-orientale ed è integrato per l’edizione italiana da un epilogo sulla road map, Kimmerling risponde a queste domande con l’onestà dello studioso e la passione dell’uomo di pace.

L'AUTORE Baruch Kimmerling Professore al dipartimento di Sociologia dell’Università di Toronto e all’Università Ebraica di Gerusalemme, ha pubblicato numerosi libri e articoli su Israele e Palestina. I palestinesi. La genesi di un popolo, opera scritta con Joel S. Migdal dell’Università di Washington, è uscito in traduzione italiana nel 2002.



2

Tanya Reinhart
Distruggere la Palestina
La politica israeliana dopo il 1948

Gli israeliani la chiamano guerra d’Indipendenza, i palestinesi Naqba, la catastrofe.
Lo Stato d’Israele nasce, nel 1948, con la cacciata di oltre settecentomila palestinesi dalle loro terre, a cui non hanno più fatto ritorno. Tanya Reinhart, giornalista e professoressa all’università di Tel Aviv, è cresciuta nella convinzione che quel peccato originale si potesse perdonare perché commesso per esorcizzare il timore di un nuovo olocausto. Ma nel 1967, a seguito di una nuova guerra a vasto raggio che ha portato all’invasione della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e delle alture del Golan – territori tutt’oggi occupati – Israele ha dimostrato di non accontentarsi della patria riconquistata. In preda a una sindrome da accerchiamento, la leadership politica non ha tenuto in conto le conseguenze di una simile operazione, ma lo scoppio della prima Intifada ha mostrato al popolo israeliano quanto fosse alto il prezzo di quella politica di occupazione militare. Nel 1993, dopo il vertice di Oslo e la stretta di mano fra Rabin e Arafat, il ritiro dai Territori occupati e la formazione di uno stato palestinese sembravano imminenti. Non è stato così. Sette anni dopo, le condizioni dei palestinesi nella Striscia di Gaza erano nettamente peggiorate e tutte le speranze che gli accordi avevano alimentato erano svanite. Per Reinhart, gli anni successivi a Oslo – dal governo di Barak allo scoppio della seconda Intifada, passando per Camp David – costituiscono il periodo più buio dell’intero conflitto. L’autrice ripercorre proprio quest’ultimo decennio per illustrare come la strategia messa in atto da Israele non vada interpretata alla stregua di una risposta al terrore o di una forma di autodifesa, ma come il risultato di un disegno architettato e attuato sistematicamente: l’espulsione completa del popolo palestinese dalla Terra Santa. Un disegno che risulta chiaro dalle stesse parole di Sharon, quando definisce l’attuale conflitto con i palestinesi come “la seconda parte della guerra del 1948”.
Distruggere la Palestina offre un’analisi basata su una puntuale ricostruzione dei fatti e sulle dichiarazioni degli esponenti politici dei due fronti. A raccontare la tragedia dei palestinesi è la voce di un’intellettuale israeliana che da annisi batte per contrastare i luoghi comuni imposti dalla propaganda e diffusi anche dai principali media occidentali. Tanya Reinhart, israeliana, è docente di linguistica alle università di Tel Aviv e di Utrecht. Dal 1993, dopo gli accordi di Oslo, scrive su temi di politica mediorientale. Tiene una rubrica bisettimanale sul maggiore quotidiano israeliano, Yediot Aharonot, e pubblica articoli su testate internazionali.

“Oggi a Gaza la situazione è questa: seimila coloni israeliani occupano circa un terzo dell’area e un milione di palestinesi sono ammassati negli altri due terzi. Circondati da recinzioni elettrificate e postazioni militari, segregati dal mondo esterno, i territori di Gaza si sono trasformati in un enorme ghetto.”

“L’analisi implacabile di Tanya Reinhart non potrebbe essere più attuale. Una lettura che suscita riflessioni profonde.”
Noam Chomsky

“Distruggere la Palestina è una critica radicale della politica di Israele nei confronti del popolo palestinese. Questo libro andrebbe letto da ogni americano che, forse senza saperlo, per trentacinque anni ha sovvenzionato l’occupazione militare di Israele.”
Edward W. Said

“Il libro di Tanya Reinhart rivela l’inganno di cui sono stati vittime i palestinesi, spesso con il consenso della loro stessa autorità.”
Le Monde

introduzio di Ugo Tramballi



Casa editrice
Marco Tropea Editore
Collana I Mirti
Pagine 256
€ 17,00
ISBN 88-438-0430-8
giugno 2004


http://www.saggiatore.it/index.php?site=tr...ail&id=bk040100





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decisamente inquietante
by Hirst Tuesday, Jan. 25, 2005 at 10:08 PM mail:

David Hirst Senza pace - Un secolo di conflitti in Medio Oriente - Ed Nuovi Mondi Media (San Lazzaro di Savena -Bo) (pp. 446, euro 21,50).L'autore di questo libro, bandito da 6 paesi arabi, rapito due volte, è il cronista perfetto di questo terribile e apparentemente irrisolvibile conflitto. Tra i tanti temi sottoposti a profonda analisi: il processo di Pace di Oslo, l'occupazione israeliana della West Bank e di Gaza, l'effetto degli insediamenti ebraici nei territori, la seconda Intifada e gli attacchi suicidi, il crescente peso della lobby pro Israele negli Stati Uniti, l'aumento del dissenso interno a Israele e tra la popolazione israelo-americana, la partita tra Sharon e Arafat e lo spettro della catastrofe nucleare che minaccia l'intera regione.
Finalmente anche in Italia il piu' completo, accurato e appassionante racconto del conflitto arabo-israeliano in una nuova edizione aggiornata.

"Una storia epica... una straordinaria e incalzante narrazione... un serio resoconto del costo del sionismo e una sobria analisi del nuovo ruolo di Israele come conquistatore e occupante" - Christopher Hitchens

"Lascia ben pochi scheletri inviolati nell'armadio di Israele. Essendo documentatissimo, questo libro non sara' una piacevole lettura per molti di coloro che faranno tutto il possibile per screditarlo. Troveranno difficile sfidare l'ineludibile realtà degli interrogativi che pone e la sua caustica analisi" - Financial Times

"Un libro di prim'ordine, ottimamente scritto" - The Nation

"Una brillante mente analitica" - Robert Fisk
"Un classico" - Edward Said

Con "Senza Pace" il giornalista inglese David Hirst infrange tutti i miti sul conflitto israelo-palestinese.

Hirst, ex corrispondente del prestigioso quotidiano inglese The Guardian per il Medioriente, percorre gli avvenimenti occorsi dal 1880 ad oggi, per dimostrare come la violenza araba, sebbene spesso crudele e fanatica, sia una risposta alla continua provocazione di una reiterata aggressione.

Descritto dal New Statesman come uno dei "più grandi corrispondenti di lingua inglese dei nostri tempi", "l'impareggiabile analisi di Hirst gli e' valsa anatemi, espulsioni e rispetto in ogni paese della regione". Bandito da 6 paesi arabi, rapito due volte, David Hirst e' il cronista perfetto di questo terribile e apparentemente irrisolvibile conflitto. La nuova edizione di questo "studio definitivo" attualizza la storia.

Tra i tanti temi sottoposti alla profonda analisi di Hirst vi sono: il processo di Pace di Oslo, l'occupazione israeliana della West Bank e di Gaza, l'effetto destabilizzante degli insediamenti ebraici nei territori, la seconda Intifada e l'aumento spaventoso di attacchi suicidi, il crescente potere della lobby di Israele - fondamentalisti ebraici e cristiani - negli Stati Uniti, l'aumento del dissenso interno a Israele e tra la popolazione israelo-americana, la partita tra Sharon e Arafat e lo spettro della catastrofe nucleare che minaccia di distruggere l'intera regione.

"David Hirst, da sempre partecipe alla tragedia palestinese, e' un giornalista di primissimo livello che ha dedicato la sua esistenza a vivere all'interno del mondo arabo e a scrivere di esso" - Edward Said

"Senza Pace. Un secolo di conflitti in Medio Oriente" di David Hirst - Dal 10 ottobre in libreria

Guerra ai nemici di Israele - Di David Hirst da "Senza Pace"

http://www.jerusalemites.org/articles/italian/95.htm


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buoni e cattivi nel mondo
by prometeo Wednesday, Jan. 26, 2005 at 1:33 AM mail:

E' bene ricordare che hamas non è la sola organizzazione terroristica palestinese, ma ve ne sono anche altre, come Al Aqsa o Al quds.
Anche quelle sono creazioni israeliane?

Bisogna capire che nel mondo non ci sono cattivi da una parte contro buoni dall'altra, come molti vorrebbero.
I buoni e i cattivi sono mischiati e mescolati sia da una parte che dall'altra.
Fare finta che i palestinesi siano tutti bravi e buoni e che ogni cattivo presente nel mondo sia per forza in combutta con americani od ebrei, è alquanto demenziale e infantile.
Anche il nostro vicino di casa, se è cattivo, significa che è in combutta con la cia e il mossad?
Anche lo spacciatore sotto casa?
Bisogna essere meno ingenui nel valutare i cattivi e i buoni, le distinzioni nette fra buoni e cattivi si trovano solo nelle favole stile cappuccetto rosso.....

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tela del ragno
by chiarimento Wednesday, Jan. 26, 2005 at 8:36 PM mail:

..qui andiamo ben oltre a dividere il mondo in categorie. La tela luceferica ingloba tutti e i cittadini del mondo, i palestinesi e gli israeliani sono cavie di apprendisti stregoni. Andare al di là della definizione oggi è eticamente etico, i veri antisemiti si annidano in questi progetti e rivelare i loro giochi è ciò che noi, semplici abitanti del mondo, possiamo fare

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ecchecazzo!
by doppio triplo che palle!!!! x admin Wednesday, Jan. 26, 2005 at 10:01 PM mail:

La menate tanto coi post doppi, ma questo qui che viene postato ogni 2 mesi vi piace tanto, eh?

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vedere
by aggiornamento Friday, Feb. 04, 2005 at 11:44 PM mail:

da: " senza israele il mondo sarebbe meglio" postato su unformazione corretta e articolo scritto da

http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=BIOGaa)





spero che non sia stato già postato ..


Testo tratto da corriere.it: http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?p...I&doc=PRIGGIONN
01.02.2005

di Joseph Joffe, direttore editoriale del settimanale Die Zeit









1....se lo dice perfino lui.................
Esistono connessioni con il conflitto arabo-israeliano? No. Fa eccezione Hamas, un esercito di terroristi e «guardiani della fede», un tempo sostenuto da Israele come rivale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e ora responsabile di numerosi attacchi kamikaze nello Stato ebraico.




2.......se lo dice perfino lui
Niente di quanto detto può naturalmente servire come argomento per sostenere la continuazione dell’occupazione da parte di Israele della Cisgiordania e della striscia di Gaza, né può scusare la crudeltà e la durezza imposte ai palestinesi, che sono dannose anche per lo spirito stesso di Israele.

................


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L’AUTORE
(fonte: http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?p...ERI&doc=BIOGaa)

Contro Schröder sulla guerra: è l’anima filo-americana della Germania

Direttore editoriale del settimanale tedesco Die Zeit e editorialista di Time , Josef Joffe rappresenta da sempre l’anima filoamericana della Germania e si è schierato a favore dell’intervento in Iraq. Una posizione decisamente di minoranza nel Paese tedesco, che sulla guerra era arrivato ai ferri corti con Washington. Fino all’estate scorsa, Joffe è stato direttore di Die Zeit in coabitazione con Michael Naumann, il quale appoggiava invece le scelte di Schröder. L’autorevole rivista ha raggiunto così un compromesso, alternando gli editoriali pro e contro l’operazione Iraqi Freedom. Nato nel 1944, Joffe è anche professore universitario e autore di libri di politica e relazioni internazionali, tra cui The Great Powers (1998) e The Limited Partnership (1987). I suoi interventi appaiono sul New York Times , il New Republic e il Times Literary Supplement . Collabora alla rivista Foreign Policy , da cui è stato tratto l’articolo qui pubblicato. Insegna alla Hoover Institution della Stanford University.

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cretina
by indica hai rotto il cazzo Saturday, Feb. 05, 2005 at 12:50 AM mail:

http://italy.indymedia.org/news/?keyword=le+radici+israeliane+di+Hamas&author=&comments=yes&display=&year=&month=&day=&medium=&language_id=&category=0&sort=&limit=30

L'hai già pubblicato 2000 volte. Cos'è, per te la policy non vale?

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Giratela come volete....
by busharon Saturday, Feb. 05, 2005 at 7:45 AM mail:

Giratela come volete, non c'e' bisogno di spendere troppe
parole: israele e' una CIOFECA....!!!!!

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precisazione
by indica Saturday, Feb. 05, 2005 at 9:22 PM mail:

l'ho postata due volte, ma la prima stesura era sparita,dopo il blocco subito da inDy, quindo l'ho postato di nuovo e l'aggiorno ogni volta che trovo nuovo materiale, come nell'ultimo caso tratto da informazione corretta.. non c'è nulla di scorretto quindi..basta controllare le date

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vedere
by vedere Saturday, Jul. 09, 2005 at 10:02 PM mail:

.............non è x files

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strategia della tensione
by aggiornamento Saturday, Jul. 09, 2005 at 10:10 PM mail:

Centre for Research on Globalisation
Israeli Roots of Hamas are being exposed
by Dean Andromidas
Executive Intelligence Review (EIR), 18 January 2002
Centre for Research on Globalisation (CRG), globalresearch.ca , 12 April 2002

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CRG's Global Outlook, premiere issue on "Stop the War" provides detailed documentation on the war and the "Post- September 11 Crisis." Order/subscribe. Consult Table of Contents

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Speaking in Jerusalem Dec. 20, U.S. Ambassador to Israel Daniel Kurtzer made the connection between the growth of the Islamic fundamentalist groups Hamas and Islamic Jihad, and Israel's promotion of the Islamic movement as a counter to the Palestinian nationalist movement. Kurtzer's comments come very close to EIR's own presentation of the evidence of Israel's instrumental role in establishing Hamas, and its ongoing control of that organization.

Kurtzer said that the growth of the Islamic movement in the Palestinian territories in recent decades—"with the tacit support of Israel"—was "not totally unrelated" to the emergence of Hamas and Islamic Jihad and their terrorist attacks against Israel. Kurtzer explained that during the 1980s, when the Islamic movement began to flourish in the West Bank and Gaza, "Israel perceived it to be better to have people turning toward religion rather than toward a nationalistic cause [the Palestinian Liberation Organization—ed.]." It therefore did little to stop the flow of money to mosques and other religious institutions, rather than to schools.

According to the Dec. 21 Israeli daily Ha'aretz, Kurtzer made these extraordinary statements at a seminar on religion and politics sponsored by Oz V'Shalom-Netivot Shalom, a largely Anglo-American organization that promotes peace between Israelis and Palestinians. Rabbi Dr. Aharon Lichtenstein, the head of Har Etzion Yeshiva in Alon Shvut, who is an active advocate of a just regional peace, also spoke. Kurtzer said that as a result of the growth of Islam at the expense of education, there are now Palestinians who are "determined terrorists that use religious beliefs in a perverted way to appeal to the masses."

Kurtzer said that cultural and religious interaction is potentially a way to "build bridges." But instead, "the perverted use of religion in the region is today becoming one of the great challenges for the years ahead." He said that there is no "inherent component" in Islam that advocates violence. But one of the five principles of Islam, jihad—resistance—"in classic religious associations connotes religious belief and fervor, not violence." But extremists have distorted the meaning of jihad, so it now has a connotation of violence in the service of a religious purpose.

The Enemy of My Enemy Is My Friend This statement is extraordinary given the fact that Kurtzer is a very senior diplomat, having held the post of Ambassador to Egypt just prior to going on to Tel Aviv. He is also an Orthodox Jew who is not shy of criticizing the extreme anti-Israeli and anti-Semitic views held by certain Arab circles. But Israeli Prime Minister Ariel Sharon rarely grants the United States' highest representative in Israel an official audience.

The ambassador's comments are an acknowledgment of what any serious Middle East observers knows: Hamas has always been seen as a tool by which Israel could undermine the nationalist movement led by Palestinian Authority President and Palestine Liberation Organization (PLO) Chairman Yasser Arafat. Similar statements by Arafat have been dismissed by Israel as "cranky" propaganda. In an interview with the Dec. 11 Italian daily Corriere della Sera, Arafat said,

"We are doing everything to stop the violence. But Hamas is a creature of Israel which at the time of Prime Minister [Yitzhak] Shamir [the late 1980s, when Hamas arose], gave them money and more than 700 institutions, among them schools, universities and mosques. Even [former Israeli Prime Minister Yitzhak] Rabin ended up admitting it, when I charged him with it, in the presence of [Egpytian President Hosni] Mubarak."

To the Italian daily L'Espresso, Arafat laid out the reasons for this support. "Hamas was constituted with the support of Israel. The aim was to create an organization antagonistic to the PLO. They received financing and training from Israel. They have continued to benefit from permits and authorizations, while we have been limited, even to build a tomato factory. Rabin himself defined it as a fatal error. Some collaborationists of Israel are involved in these [terror] attacks," he said. "We have proof, and we are placing it at the disposal of the Italian government."

On one level the support for Hamas is simply the application of the old saying, "The enemy of my enemy is my friend." Indeed, in the minds of crude Israeli ultra-nationalists and fascists such as Sharon and his faction, this is indeed the case. Sharon is not interested in peace and therefore is not concerned that the violence and needless deaths of Israelis and Palestinians continue. In the Jan. 3 Ha'aretz, Yossi Sarid, chairman of the Meretz party, wrote, "What does frighten Sharon ... is any prospect or sign of calm or moderation. If the situation were to calm down and stabilize, Sharon would have to return to the negotiating table and, in the wake of pressure from within and without, he would have to raise serious proposals for an agreement. This moment terrifies Sharon and he wants to put it off for as long as he possibly can." In contrast, Sarid said that Sharon understands "that the terrorists and those who give them asylum are not the real enemies. Instead, the real enemies are the moderates.... You fight terrorists—a pretty simple operation—but you must talk with moderates, and this is a very tricky, if not dangerous, business."

More important for the survival of not only the Palestinian people, but especially Israel itself, is the dangerous role of the puppetmasters outside the region, who are manipulating both sides of this deadly game as part of their own demonic plans to spread the policy of a "clash of civilizations." In this regard, Sharon, and his "Greater Israel" policy, is just as much a puppet as the Palestinian, strapped with explosives, who blows himself up at an Israeli bus station.

Two Decades of Undermining Arafat Given the level of control that the Israeli intelligence services such as the Shin Bet and Mossad have been able to exert over the Palestinian territories during the last 35 years of Israeli occupation, the capability to manipulate militant and violent organizations, such as those associated with Hamas, should not surprise anyone familiar with intelligence and even routine police operations. This should be obvious, considering that Israel has routinely recruited thousands of collaborators and provocateurs among the tens of thousands of Palestinians who have passed through Israeli prisons in over 35 years of its occupation of the West Bank and Gaza Strip.

Most convincing is a comparison of the development of Hamas, Islamic Jihad and their antecedents, and the growing national and international legitimacy of the PLO and its undisputed leader, Arafat.

Hamas is an acronym for Harafat al-Muqawama Al-Islamiyya, or Islamic Resistance Movement. Its spiritual leader is Sheikh Ahmed Yassin, who, despite his fiery anti-Israeli sermons, has had an unusual relationship with the Israeli authorities. In 1973, Yassin established the Islamic Association—at a time when it was Israeli policy to promote what Ambassador Kurtzer refers to as the "Islamic movement."

One might ask: Why should Israel promote an Islamic movement which later turns around and attacks it? How could the Israeli secret services be taken in by a Yassin? They weren't. The simple fact is, that the stated policy of Hamas is simply the flip side of Sharon's "Greater Israel" policy that refuses to seek a territorial compromise. The Hamas charter in 1988 stated, "The land of Palestine has been an Islamic Waqf throughout the generations, and until the Day of Resurrection, no one can renounce it or part of it, or abandon it or part of it.... Peace initiatives, the so-called peace initiatives, are all contraray to the beliefs of Hamas, for renouncing any part of Palestine means renouncing part of the religion." In this rhetoric there is no room for a state of Israel—as there is none for a state of Palestine in Sharon's "Greater Israel."

Israel's Hamas relations intensified after the Arab League, in 1974, decided to recognize Arafat and the PLO as the representatives of the Palestinian people—in effect, a government in exile. By 1979, top Yassin acquired an official permit from the Israeli government of Prime Minister Menachem Begin. This coincided with the signing of the Camp David peace treaty between Israel and Egypt. That treaty embodied detailed clauses calling for the establishment of a Palestinian Authority in the Occupied Territories, which would be the precursor for the Israeli withdrawal and the establishment of a Palestinian state. Gen. Ariel Sharon has been the chief proponent since this treaty was signed, of the policy of ensuring that these clauses would never be implemented. His chosen alternatives were war in Lebanon and the expansion of the Jewish settlements in the Occupied Territories. Sharon was helped by the assassination of Egyptian President Anwar Sadat by Anglo-American-controlled, Egypt-based Islamic terrorists.

`Policy of Strengthening Islamic Bodies' Israeli toleration, if not initial sponsorship of the Islamic movement, has been acknowledged and well documented in Israeli sources. In 1997, the Jaffee Center for Strategic Studies, at Tel Aviv University, published a study, "Hamas: Radical Islam In A National Struggle," authored by Anat Kurz and Nahman Tal. It stated that the Islamic Association, "the platform of which contained no nationalist clauses, obtained a permit from the Israeli Civil Administration in 1979 to conduct its activities. The permit was apparently consistent with the Israeli policy of strengthening Islamic bodies as a counterweight to Palestinian nationalist groups."

The rapid expansion of the Islamic Association led to clashes on the Palestinian University campuses in the Occupied Territories in the 1980s, betwen PLO-affiliated students and those associated with the Islamists. This expansion was aided by the 1982 Israeli invasion of Lebanon, where Sharon hoped to solve the "Palestinian problem" by militarily crushing the PLO—which was then based in Lebanon—and by carrying out genocide against the hundreds of thousands of Palestinians living in impoverished refugee camps in Lebanon. Despite his orchestration of the massacre of thousands of Palestinians, including women and children, at the Sabra and Chatila refugee camps, Sharon failed to eliminate Arafat. Nonetheless, Arafat and the PLO were exiled to Tunisia, their influence severely weakened.

Sheikh Yassin, along with other Hamas leaders, was arrested in 1984, after it was discovered that the Islamic Association had maintained arms caches. But the organization was not banned. In fact, Yassin was soon released as part of an unprecedented prisoner exchange between Israel and Ahmed Jabril's PFLP-General Command. This deal, made with one of the most violent of all anti-PLO Palestinian groups at the time, was made in a period when the Mossad was busy assassinating the most moderate of PLO leaders.

Then, in 1988, the Islamic Association created Hamas as a direct alternative to the PLO, which had launched the first Intifada the year before. 1988 was also important because the PLO, at the 19th Conference of the Palestinian National Council in Algeria in 1988, accepted the United Nations Security Council resolution of 1947 calling for two states in Palestine. They also called for convening an international peace conference based on UN Resolutions 242 and 338, which established the land-for-peace concept. This was a de facto recognition of Israel by the PLO and Arafat. By the end of 1988, the Reagan Administration extended official recognition to the PLO as the official representative of the Palestinian people.

When Palestinian leader Abu Jihad began negotiating with Hamas, in an attempt to win its mass base over to the new policy, he was promptly assassinated by the Mossad.

Yassin, as all senior leaders of Hamas, is a member of the Muslim Brotherhood, the far-flung international Islamic organization with operations throughout the Islamic world. In the past, Anglo-American factions have not hesitated to manipulate the Brotherhood's various factions to destabilize secular Arab regimes. When Zbigniew Brzezinski launched the Afghan war against Russia in the 1980s, many of the Arab mujahideen fighters were recruited through Muslim Brotherhood-linked networks. The Muslim Brotherhood story fills volumes; the crucial point here is that Hamas, one of its branches, has traditionally stood in opposition to the secular nationalism of Arafat, the PLO, and its supporting governments.

Hamas has a peculiar organizational structure which contrasts sharply with that of the PLO. While within the West Bank and Gaza, Hamas exists as a broad political movement, its militant wings, the Izza-Din Al Qassam and Islamic Jihad, split-offs from the organization, are administered totally separately. These latter organizations, which are responsible for the attacks, are under the control of leaders who operate from abroad. Their offices are in London, where the group's magazine, Falatin Al Muslimah, is based; Jordan; Syria; and the United States, particularly in Virginia and Texas. Although Arafat has periodically tried to bring the popular base of Hamas into the Palestinian fold, the foreign-based military leadership has always opposed him.

This bifurcation dovetails with Sharon's strategy of launching brutal attacks against Hamas targets, in order to elicit the equally brutal response from Islamic Jihad and the Izza-Din Al Qassam. Thus Arafat, and diplomatic goals, are undermined, and the fires of civil war within the Occupied Territories are stoked.

The Anti-Oslo Terror Campaign Begins The Oslo Accords marked the first glimmer of hope for a resolution of the Middle East conflict. And, the first suicide terrorist attack aimed at destroying it was not launched by Hamas or Islamic Jihad or another Palestinian faction. The first suicide attack was launched on Feb. 25, 1994, by Israeli terrorist Baruch Goldstein, when he entered the Mosque of Hebron and killed 50 Muslim worshippers as well as himself. Goldstein was a member of Kach, the terrorist organization founded by the late Meir Kahane, who also founded the Jewish Defense League in the 1960s in the United States. Kach, which is well connected to Sharon, is on the official U.S. State Department list of terrorist organizations.

The unprecedented massacre was calculated to set the stage for a suicide bombing campaign by Hamas and its split-off, Islamic Jihad, over the next year. In fact, it set into motion the "cycle of violence" that has yet to end. The Goldstein attack came at precisely the point when Israeli Prime Minister Rabin and Arafat began the formal implementation of the Oslo agreement which envisioned the establishment of a Palestinian state by 1998. The first Hamas-linked suicide attacks did not start until two months later, in April 1994, when Rabin and Arafat signed the agreement for the establishment of the Palestinian National Authority. The agreement called for the conduct of free elections throughout the territories—which would eventually establish the international legitimacy of the Arafat-led government.

But despite this terror campaign, which lasted for months under a massive crackdown by Arafat's security forces, the Rabin-Arafat alliance, although seriously weakened, was not broken. This alliance was finally broken with Rabin's assassination by an Israeli, on Nov. 5, 1995.

The next phase of attacks followed the "targetted assassination" of Hamas bomb-maker Yahya Ayyash on Jan. 5, 1996. Although said to be "revenge attacks," they were in fact part of Hamas' campaign to get Benjamin Netanyahu elected Israeli prime minister. This was admitted by Ibraham Ghawshah, Hamas' official spokesman resident in Amman, Jordan. He said that it was part of their strategy to influence Israeli public opinon to bring down the entire Oslo process. The election of Netanyahu indeed fulfilled all their hopes, especially after he launched his own provocations, which not only brought about the pre-calculated Hamas response, but also brought the region several times to the brink of war.

This tit-for-tat campaign reached the height of insanity when Netanyahu, under the direction of Sharon, who was a member of his government at the time, launched a Mossad assassination attempt in 1997 against the Jordan-based Hamas official Khalid Mishaal. Not only did the attempt fail, but it led to Israel agreeing to release Hamas spiritual leader Sheikh Yassin from an Israeli jail, where he had been under arrest since 1989. Yassin was allowed to return to Gaza to rally Hamas against the Oslo process in general, and Arafat in particular.

This pattern has continued to this very day. Netanyahu's downfall in 1999 led to the short-lived government of Ehud Barak, who despite much talking and negotiating, furthered the Oslo process not one iota. By the end of the Summer of 2000, the stage was set for Sharon's ultimate provocation, his Sept. 28 march on to the Islamic holy site Al-Haram Al-Sharif/Temple Mount.

Since coming to power, Sharon has done everything to ensure the collapse of Arafat and the Palestinian Authority. If successful, it would either bring Hamas to power or lead to political chaos within the terrorities.


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Copyright © Executive Intelligence Review 2002. Reprinted for fair use only


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http://globalresearch.ca/articles/AND204A.html
CRG's Global Outlook, premiere issue on "Stop the War" provides detailed documentation on the war and the "Post- September 11 Crisis."

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beh
by Veritas Sunday, Jul. 10, 2005 at 2:58 AM mail:

"In alcune interviste con importanti giornali italiani, il presidente dell'ANP Yasser Arafat ha fornito alcuni dettagli riguardanti la nascita e l'attività di Hamas.
Al Corriere della Sera ha detto: "Noi facciamo il possibile per fermare la violenza. Ma Hamas è una creatura di Israele che, al tempo del Primo Ministro [Yitzhak] Shamir [verso la fine degli anni 80, quando Hamas nacque], ha dato denaro e più di 700 istituti, tra cui scuole, università e moschee. Persino [Yitzhak] Rabin lo ha ammesso quando io ne ho parlato alla presenza di Hosni Mubarak [Presidente egiziano]."
---- Beh se lo ha detto Arafat----
Dev'esser vero.
"faceva di tutto per fermate la violenza"Se mi mostrate quando sto sucacazzi ha mai arrestato uno di Hamas e che mi sbaglio lo ha fatto e non rilasciato di notte il giorno stesso pago da bere a tutti.

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ho ritrovato
by casualmente Sunday, Jan. 08, 2006 at 11:13 AM mail:

casualmente ho trovato su google questo ecchio 3 D, mi sembra che , a distanza di tempo, il progetto iniziale si sia realizzato. ora anche elementi dell'amministrazione americana sono propensi ad aprire un negoziato con l'ala politica di Hamas,vedremo se il nuovo governo sceglierà tra Bourghuti, l'ala politica di Hamas o al Queda.... poi ....

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Non TUTTI gli americani....
by Assuero Sunday, Jan. 08, 2006 at 6:25 PM mail:

Non TUTTI gli americ...
questi_si_che_hanno_le_palle.....gif, image/gif, 350x295

Non TUTTI gli americani son sionisti, per fortuna.

Eccovene un CORAGGIOSO esempio.

(Immagino gia' le reazioni-tipo...)

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beh!
by sicuro è una STRONZATA Sunday, Jan. 08, 2006 at 6:36 PM mail:

alcune interviste con importanti giornali italiani, il presidente dell'ANP Yasser Arafat ha fornito alcuni dettagli riguardanti la nascita e l'attività di Hamas.
Al Corriere della Sera ha detto: "Noi facciamo il possibile per fermare la violenza. Ma Hamas è una creatura di Israele che, al tempo del Primo Ministro [Yitzhak] Shamir [verso la fine degli anni 80, quando Hamas nacque], ha dato denaro e più di 700 istituti, tra cui scuole, università e moschee. Persino [Yitzhak] Rabin lo ha ammesso quando io ne ho parlato alla presenza di Hosni Mubarak [Presidente egiziano]."
---- Beh se lo ha detto Arafat----
Dev'esser FALSO.

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vedere
by davvero Sunday, Jan. 08, 2006 at 6:46 PM mail:

la situaazione è così dimostrabile che perfino Panorama ha riportato un articolo dove si definiscono le origini israeliane di Hamas...tanto che perfino Deborah faith l'ha riportata nel suo sito e il ministro della difesa si dichiara disposto ad aprire ad Hamas, ma intanto arresta Bourghuti e non libera l'altro che sarebbe l'unico a opporsi ad Hamas . La speranza di Israele :una lotta tra l'anima politica e quella armata di Hamas, condita possibilmente questa lotta dallo zampino di al QUEDA. Due piccioni con una fava: Hamas manterebbe l'ordine nell'enclave di Gaza e sarebbe sicuramente contenta di un fazzoletto pur di mantenere il suo fazzoletto di potere


Invece mi interesserebbe approfondire la questione di Israele come laboratorio americano: i cittadini israeliani e palestiensi sono stati vittime civili di un esperimento per preparare sia la guerra irakena sia per sperimentare tecniche di guerriglia urbana? Questo sarebbe il filone più sporco

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articolo
by ma dai lo dice panorama Sunday, Jan. 15, 2006 at 3:28 PM mail:

http://www.lascialatraccia.com/forum/index.php?s=1fa87bdafdf58ea42ccbcddb2ecc2b74&showtopic=8600
qui l'articolo di panorama

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aggiornamento
by la responsabilità di sharon Saturday, Feb. 04, 2006 at 10:05 PM mail:

L´islamista Kepel: la sfida politica dei gruppi armati cambia il Medio Oriente "Sharon ha indebolito l´Autorità palestinese: questa è la conseguenza" "I Fratelli Musulmani usano il voto per legittimarsi, con il sostegno degli Usa" le divisioni E´ in atto un grande dibattito nella società islamica tra chi vuole la guerra santa globale o soltanto nazionale coalizione Ora Hamas cercherà un´intesa con Fatah: la Palestina non sopravviverebbe senza fondi internazionali

ROMA - Sorpreso? «No, quello che sta accadendo è l´effetto prevedibile della politica di Sharon». Da attento studioso dei movimenti islamici, Gilles Kepel trae un´analisi contro-corrente sulla vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi. «Mahmud Abbas era diventato uno zombie, intorno a lui e all´Anp si era creato un grande vuoto di potere e credibilità. Hamas ha riempito questo vuoto. Le conseguenze adesso sono imprevedibili». A Roma per partecipare al programma di rendez-vous culturali lanciati a Palazzo Farnese, Kepel stenta a nascondere la sua preoccupazione. «Di colpo, sia Israele che la Palestina si trovano con una leadership incerta».
Perché accusare Israele di aver condizionato questo voto? Non si tratta piuttosto di una radicalizzazione interna alla società palestinese?
«Hamas è riuscito a sposare due vocazioni, sociale e militare, entrambi molto importanti per la Palestina. Il matrimonio tra l´anima dedita alla carità e quella che organizza gli attentati suicidi è il segreto di questo successo politico. Ma senza la debolezza di Fatah non sarebbe stata una vittoria così schiacciante».
Il mondo mediorientale sembra però andare sempre più verso posizioni estremiste, come per esempio l´elezione in Iran di Mahmud Ahmadinejad.
«La stagione riformista in Iran si è conclusa perché Khatami non aveva saputo coalizzare le classi più povere della società. Sono paragoni fuorvianti».
Non è scioccante vedere un´organizzazione terroristica prendere il potere?
«Per quanto discutibile, dobbiamo ricordarci che i palestinesi giudicano in modo molto diverso i "loro" attentati suicidi da quelli di Al Qaeda. Non dico che sia giusto. Ma occorre sapere che nel mondo musulmano è in atto un forte dibattito tra la jihad locale, la guerra santa di Hamas in Palestina, e quella globale di Al Qaeda. E´ un po´ come la differenza tra i rivoluzionari stalinisti e trotskisti».
Lei ha parlato di "fitna", la lotta interna alla società islamica.
«Le divisioni sono tante. Per esempio, Ayman al Zawahiri ha chiesto ad Abu Musab al Zarqawi di smettere di uccidere sciiti in Iraq perché danneggia l´immagine di Al Qaeda tra i musulmani».
Sta dicendo che Al Qaeda è più debole? Eppure è di pochi giorni fa l´ultimo messaggio di Osama Bin Laden.
«Da un anno ormai è Al Zawahiri è la vera mente di Al Qaeda. Bin Laden ha voluto lanciare un segnale ai suoi seguaci per riaffermarsi come leader».
Il risultato palestinese capovolge le prospettive: come potrà Israele continuare un negoziato di pace con chi usa kamikaze?
«Credo che sia stato questo il più grave errore di Ariel Sharon: volere a tutti i costi indebolire il suo interlocutore. Lo stesso ritiro da Gaza, deciso unilateralmente e senza negoziato con l´Anp, è stata una mossa che ha fragilizzato Mahmud Abbas. Ovviamente, l´Anp era sempre più impopolare per la sua corruzione».
Dall´opposizione al governo. Come può cambiare Hamas?
«Si tenterà di trovare un accordo con Fatah per formare un governo di coalizione. Altrimenti la Palestina rischierebbe un isolamento internazionale insostenibile. La rivoluzione islamica in Iran ha potuto contare sul petrolio. La Palestina invece non ha niente: sopravvive grazie a finanziamenti dall´Europa e dei paesi petroliferi arabi».
Perché Hamas ha deciso di rendere "politico" il suo movimento?
«La militanza armata adesso si combina con la democrazia. I Fratelli Musulmani hanno iniziato ad usare il voto democratico per raccogliere una legittimità politica. Si sono presentati alle elezioni in Egitto e adesso Hamas, che è il loro braccio locale, fa altrettanto nell´ambito di un rimescolamento delle intese internazionali».
Ovvero?
«Gli Stati Uniti cercano il modo di ritirarsi dall´Iraq. A Washington, il gruppo che è succeduto ai neocon, fatto di persone più realiste e meno ideologiche, ha deciso di appoggiarsi ai Fratelli Musulmani per tentare di stabilizzare la regione. L´alleanza non è sfuggita ad Al Zawahiri che ha definito i Fratelli Musulmani "lacchè" dell´imperialismo americano».
Certamente gli Usa non potranno mai dialogare con Hamas finché non rinuncerà all´attività terroristica.
«E´ presto per trarre conclusioni. Dobbiamo aspettare di capire come questa vittoria elettorale cambierà Hamas e quali equilibri politici si formeranno».
Che effetto avrà questo risultato sulle elezioni israeliane?
«Nel passato la matematica elettorale ha dimostrato che più Hamas è forte più cresce il Likud. Benjamin Netanyahu sfrutterà fino in fondo la paura che suscita negli israeliani l´ascesa al potere di Hamas: spera di replicare la vittoria del 1996 causata in larga misura dagli attentati kamikaze».

repubblica

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vedere
by Avnery Saturday, Apr. 01, 2006 at 10:48 AM mail:

Documento originale Deja Vu
Traduzione di Bernardino Tolomei





1 Febbraio 2006
Gush Salom

Dejá Vu


Uri Avnery










Se Ariel Sharon non fosse stato in coma profondo, sarebbe balzato giù dal letto dalla gioia.

La vittoria di Hamas ha realizzato i suoi più ardenti desideri. Per un anno intero ha fatto tutto il possibile per boicottare Mahmoud Abbas. La sua strategia era piuttosto ovvia: gli americani volevano negoziare con Abbas, i negoziati avrebbero portato inevitabilmente ad una situazione che lo avrebbe costretto a cedere quasi tutta la West Bank e Sharon non aveva nessuna intenzione di fare questo. Lui voleva annettere circa la metà di quel territorio. Quindi doveva disfarsi di Abbas e della sua immagine di moderato.

Durante l'ultimo anno la situazione dei palestinesi è peggiorata di giorno in giorno; le azioni degli occupanti hanno reso impossibile la vita normale. Gli insediamenti nella West Bank sono andati allargandosi in continuazione; il muro, che taglia fuori il 10% circa della West Bank, è quasi terminato; nessun prigioniero importante è stato restituito. Lo scopo era quello di inculcare nei palestinesi l'idea che Abbas è debole ("un pollo spennato", come dice Sharon), e non è capace di ottenere nulla, che offrire la pace e osservare il cessate il fuoco non porta a niente.

Il messaggio per i palestinesi era chiaro: "Israele conosce solo il linguaggio della forza". Ora i palestinesi hanno dato il potere ad un partito che parla la stessa lingua. Perché Hamas ha vinto? La elezioni palestinesi, come quelle tedesche, consistono di due parti. La metà dei membri del parlamento sono eletti in liste di partito (come in Israele), l'altra metà sono eletti individualmente nei propri distretti.. Questo ha dato ad Hamas un grosso vantaggio. Nelle elezioni su liste di partito Hamas ha vinto con una stretta maggioranza. Questo suggerisce l'idea che, finché si tratta della linea politica generale, la maggioranza non è lontana da Fatah: due stati, pace con Israele.

Molti dei voti dati ad Hamas non hanno a che fare con la pace, la religione ed il fondamentalismo, ma con la protesta. L'amministrazione palestinese, quasi esclusivamente nelle mani di Fatah, è inquinata dalla corruzione.L'"uomo della strada" ha percepito che ai piani alti non importa niente di lui. A Fatah è stata anche attribuita la colpa della terribile situazione creatasi con l'occupazione. Inoltre, la gloria dei martiri e la lotta irriducibile contro l'immensamente superiore esercito israeliano,hanno accresciuto la popolarità di Hamas. Nelle elezioni personali-locali la situazione di Hamas era anche migliore: Hamas aveva candidati più presentabili, non macchiati da corruzione; la macchina del partito era di molto superiore, i suoi membri molto più disciplinati; in ogni distretto c'erano molti candidati di Fatah in competizione fra loro. Dopo la morte di Yasser Arafat non c'è nessun leader abbastanza forte da imporre l'unità. Marwan Barghouti, che forse avrebbe potuto essere all'altezza, è chiuso in una prigione israeliana, altro grande regalo di Israele ad Hamas.

La gente che crede nelle teorie delle cospirazioni può affermare che tutto ciò fa parte di un ambiguo piano israeliano. Alcuni pensano addirittura che Hamas sia stata fin dall'inizio un'invenzione di Israele. Questa è naturalmente una grossolana esagerazione, ma è comunque un fatto che negli anni precedenti la prima intifada l'organizzazione islamica è stato l'unico gruppo palestinese che aveva praticamente libertà di movimento nei territori occupati.

La logica era questa: il nostro nemico è l'OLP, gli islamisti odiano il laico Olp e Yasser Arafat, quindi possiamo usarli contro l'OLP. Per di più, mentre tutte le istituzioni politiche erano bandite, e perfino i palestinesi che lavoravano per la pace erano arrestati per attività politiche illegali, nessuno era in grado di controllare quello che succedeva nelle moschee. "Finché stanno a pregare non sparano", era l'ingenuo convinzione

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