Reggio Emilia: arrestato per minacce a farmacista s'impicca in cella
Il Resto del Carlino, 25 gennaio 2005
L’essere finito in carcere ha fatto precipitare una situazione forse già instabile e si è tolto la vita, impiccandosi con i lacci delle scarpe in una fredda cella della Pulce. Gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno trovato quando ormai era troppo tardi e al medico non è rimasto che constatare il decesso.
Sabato pomeriggio, poco dopo l’ora di pranzo, un uomo di 43 anni (del quale non pubblichiamo le generalità per tutelare la figlia minore) si è tolto la vita. Tra le cause scatenanti forse anche l’onta di essere finito dietro alle sbarre agli occhi della figlioletta, che adorava.
Era stato arrestato venerdì mattina dopo aver tentato di rapinare una farmacia a Borzano di Albinea. Voleva un farmaco, ma non aveva la ricetta. Davanti al rifiuto del farmacista, ha estratto un coltello da cucina, di quelli con la punta arrotondata. Immediatamente immobilizzato dal titolare, ha atteso in modo pacifico l’arrivo dei carabinieri che l’hanno arrestato per tentata rapina e portato in carcere.
L’ultima telefonata
Era già dietro le sbarre quando ha telefonato alla moglie. "Non riesco ad andare a prendere la bambina a scuola - le avrebbe detto -. Per favore, pensaci tu". Nessun accenno a dove fosse e perché. Non voleva che la figlia sapesse quello che aveva fatto.
All’indomani, non avendo più notizie del marito, la donna ha telefonato ai carabinieri. Solo allora ha saputo dell’arresto. Da lì a poche ore l’uomo si sarebbe tolto la vita. L’udienza di convalida dell’arresto era in programma per ieri, ma non ha voluto attendere. La notizia della morte è arrivata nella casa della coppia, in un anonimo condominio poco fuori dalle mura cittadine, sotto sera. Poche parole per telefono: "Suo marito è morto, si è suicidato".
Parola all’avvocato. "Presenteremo un esposto alla Procura (il titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Luciano Padula, ndr) affinché questo accerti, anche tramite autopsia, se l’arresto è stato legittimo, se lo stato psichico e emotivo dell’indagato al momento dell’ingresso in carcere è stato sottovalutato e se i soccorsi sono stati efficaci e tempestivi". La vedova ha affidato all’avvocato Maria Napolitano il compito di far luce sull’intera vicenda. "Con ogni probabilità sarebbe uscito dal carcere oggi (ieri, ndr) - continua il legale -.
Era incensurato e non ha opposto resistenza, elementi che ci fanno pensare che il suo stato psichico e emotivo dovesse escludere la detenzione per 48 ore. Depositeremo anche un’istanza per avere la copia integrale del procedimento penale a carico della vittima. Voleva un farmaco per il quale non aveva la ricetta, e dalla reazione che ha avuto possiamo desumere uno stato di dipendenza. Chiederemo infine di sentire i farmacisti. Era un padre di famiglia, incensurato, ha estratto un coltello innocuo e ha atteso in modo pacifico l’arrivo dei carabinieri. Era disperato. Occorrevano cautele diverse". info
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