solidarietà ai prigionieri
Contro il terrore imperialista e la sua guerra Unità attorno ai prigionieri della guerra di classe
E' possibile!
Dopo le perquisizioni, avvenute lo scorso dicembre nella sezione speciale del carcere di Biella, con il sequestro di libri, riviste, lettere e indirizzi, si sono sviluppate numerose iniziative di solidarietà nei confronti dei prigionieri colpiti, la maggior parte compagni rinchiusi da decenni. Quello che è accaduto a Biella non è un'eccezione. Anche nel carcere di Sulmona, dove si trovano alcuni compagni dopo il loro trasferimento da Trani, si sta verificando un atteggiamento di limitazione di libri e materiale di informazione da parte dell'amministrazione carceraria. E, a Latina, le compagne comuniste prigioniere sono tenute isolate e separate dal resto delle detenute e, ora, viene loro imposto l’isolamento diurno. Altre perquisizioni sono state eseguite nelle celle di compagni arrestati nell’ultimo periodo perché accusati con l'articolo 270 bis del codice penale (associazione sovversiva con finalità di terrorismo), come quelle subite da Willy Frediani a Spoleto e Alessio Perondi a Torino incarcerati in regime EIV (Elevato Indice di Sorveglianza).
Questi avvenimenti mostrano come lo Stato tema i prigionieri che mostrano coerenza e vitalità politica nonostante la lunga carcerazione e tutti i tentativi di piegarli. La durezza delle pene e del trattamento a cui sono sottoposti è proporzionale alla tenuta e alla natura politica, comunista e di classe, del loro impegno. Essi rappresentano un filo rosso, una continuità nel possibile sviluppo del processo rivoluzionario nel nostro paese. E' per questo che, proprio ora che le condizioni di classe peggiorano irrimediabilmente, ora che avanza la guerra imperialista e che il revisionismo non offre più prospettive credibili di uscita dalla situazione attuale, per la borghesia diventa pericoloso un legame tra i prigionieri e il movimento di classe all'esterno. La borghesia teme e vuole impedire questo legame con i prigionieri perché essi rappresentano visibilmente la continuità tra il passato e la determinazione attuale della lotta di classe. Questa continuità è un aspetto che la borghesia tenta in tutti i modi di negare cercando di diffondere tra i lavoratori e le masse popolari la rassegnazione con l'ideologia della sconfitta, dell'impossibilità della lotta di classe per il potere e della sua affermazione e vittoria.
Questi fatti mostrano anche che nelle carceri non ci sono prigionieri abbruttiti, piegati e distrutti come la borghesia vorrebbe far credere con la sua politica del terrore e della tortura, ma militanti che resistono. Anche il carcere è un fronte della lotta di classe. E la mobilitazione che si sta sviluppando contro le perquisizioni e le vessazioni nei confronti dei prigionieri, ostaggi di uno Stato che ne vuole la liquidazione, dice a tutti che è possibile lottare al loro fianco. Non solo è possibile ma è necessario. Lo è soprattutto per chi considera la solidarietà lotta politica e non umanitaria. Una lotta per la causa di classe e dei popoli oppressi che sappia mettere in discussione il potere della borghesia imperialista. La stessa causa per cui lottano e resistono i prigionieri rivoluzionari.
Centro Proletario Ilic e-mail: centroilic@libero.it Milano 1 febbraio 2005
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