In 1.500 sfilano per protestare contro il nuovo e più severo regolamento del carcere cittadino.
Hanno risposto in millecinquecento all'appello dei familiari e degli amici dei detenuti del carcere di Biella. Nonostante il freddo si sono dati appuntamento in piazza Vittorio per un corteo che ha attraversato le vie di una città deserta, complice il giorno di festa. I pullman sono arrivati da Milano, Bergamo, Bologna, e poi tante macchine da Firenze, Torino. La manifestazione è stata promossa per denunciare l'imposizione da parte della direzione di un nuovo regolamento carcerario. Tra le altre cose è stato vietato ai detenuti di tenere libri. Dopo una violenta perquisizione, il 20 dicembre scorso, sono stati requisiti tutti i libri e le riviste. Il nuovo regolamento prevede ora che ogni detenuto possa tenere soltanto quattro tra libri e riviste. Per denunciare questa nuova violazione dei diritti i familiari hanno lanciato una campagna, `un libro in più di Castelli' e hanno invitato cittadini e associazioni a spedire ai detenuti libri e riviste. La risposta del carcere non si è fatta attendere: pacchi, libri, lettere rispedite al mittente. Una ulteriore violazione, visto che non è affatto vero che i detenuti non possono ricevere posta da persone che non siano i familiari come invece sostiene la direzione del carcere. Ieri alla manifestazione hanno partecipato anche i tre librai biellesi che hanno aderito alla campagna, mettendo a disposizione le loro librerie e ospitando la raccolta dei volumi da spedire al carcere. In una città quasi spettrale, l'unico suono era quello della musica lanciata dal furgoncino che apriva il serpentone umano. In testa lo striscione dei familiari e degli amici dei prigionieri comunisti in carcere. Dietro c'erano i torinesi: il centro sociale Askatasuna di Torino, il collettivo rossefuoco, Radio Black out e poi ancora quelli delle case occupate nella città della Mole. Tantissimi gli aderenti a titolo individuale. E poi quelli di Biella, dai giovani comunisti a Rifondazione, al segretario della camera del lavoro.
Il corteo è giunto davanti al carcere dove sono partiti slogan e mini fuochi d'artificio. Del resto lo scopo era anche riuscire a farsi sentire dai prigionieri. E quando sono comparse delle improvvisate bandiere rosse alle finestre a sbarre, tra i manifestanti c'è stata la certezza che tutto quel `rumore' non era stato affatto per nulla. Musica, slogan, piccoli comizi, interventi al microfono del camioncino. Tutti con un messaggio: no alla repressione. E soprattutto no alla negazione di diritti come quello di avere libri e riviste, ma anche musica visto che ora è molto più complesso anche avere cd da ascoltare. E' stato denunciato inoltre il ricorso massiccio all'isolamento che ora avviene nelle celle e non più nella sezione dove i prigionieri sono rinchiusi. A manifestazione conclusa qualcuno ha voluto sottolineare che la presenza di così tante persone non era stata gradita. Forse da una macchina, mentre il corteo stava ritornando al punto di ritrovo dei pullman, una mano naturalmente invisibile ha lanciato in mezzo alla folla diversi lacrimogeni. Così, soltanto per dare ulteriore sfoggio di prepotenza. Ma senza riuscire ad offuscare o nascondere la realtà di una manifestazione che ha portato il carcere `fuori' dalle mura e dalle sbarre.
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