Negli esperimenti condotti nei laboratori sotterranei del Gran Sasso sono utilizzate numerose sostanze chimiche, alcune delle quali molto pericolose e stoccate in notevoli quantità.
Il composto più pericoloso è senza dubbio il Cloruro di Gallio (GaCl3), di cui sono presenti nel laboratorio circa 30 tonnellate. Questa sostanza è inclusa nell’elenco delle “sostanze estremamente rischiose” (extremely hazardous compounds) stilato dall’EPA, l’Agenzia Federale per l’Ambiente del Governo degli Stati Uniti, unanimemente riconosciuta come l’Agenzia per l’ambiente all’avanguardia a livello mondiale.
La scheda redatta dall’EPA con le caratteristiche del Gallio non lascia margini di dubbio sulla pericolosità di questa sostanza. La dose minima letale è tra le più basse tra quelle delle sostanze pericolose presenti nell’elenco dell’EPA: negli esperimenti di laboratorio, infatti, si è verificato che è sufficiente una concentrazione di 0.19 mg (2 decimillesimi di grammo) per litro d’aria per causare la morte delle cavie. Il Cloruro di Gallio, inoltre, è molto solubile sia in acqua calda che in acqua fredda. Per tali ragioni appare chiaro che un eventuale incidente, anche per il probabile coinvolgimento di altre sostanze, avrebbe conseguenze disastrose in un’area ben più vasta dell’area interessata dal Laboratorio e certamente non basterebbe un cunicolo per rendere possibile il soccorso e l’immediata bonifica dell’area interessata. Nella citata scheda dell’EPA si può leggere: “Per la tossicità del Gallio e dei suoi derivati, come dimostrato dagli esperimenti, tutte le persone coinvolte nel lavoro con queste sostanze dovrebbero essere sottoposte ad un esame medico periodico, durante il quale un’attenzione speciale deve essere posta al controllo delle condizioni del fegato, delle vie respiratorie e della pelle”. Va poi considerato che le caratteristiche della sostanza sono ancora in parte sconosciute: per esempio, in caso di incendio con cloruro di Gallio, non si è in grado di affermare con certezza quale sia il metodo migliore per spegnere le fiamme.
Molteplici e gravissime sono le conseguenze sanitarie di un’eventuale esposizione a questa sostanza (arresto respiratorio, cianosi, paralisi ecc.), tanto da rendere il soccorso delle vittime particolarmente difficoltoso. Sempre nella scheda dell’EPA si può leggere: “L’esposizione acuta al Cloruro di Gallio può richiedere la decontaminazione e supporto rianimatorio delle vittime”.
Tra le altre sostanze presenti nei Laboratori di Fisica Nucleare sotto il Gran Sasso, si possono ricordare: 1.800 tonnellate di idrocarburi (miscelati con altre sostanze) stoccate in circa 1500 tanks, 600 tonnellate di Argon liquido (da portare a varie migliaia di tonnellate nei prossimi anni) e 16 Kg di Germanio arricchito.
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