Il macroevento specchiato e amplificato dai rapimenti; la terra, la guerra, una questione privata.
La guerra stravolge l’umanità, la fa a pezzi, la piega. Mavcroevento che comprime le questioni private. Accade, talvolta, che il piano individuale assurga ad emblema di una catastrofe globale. Rapitori e rapiti, richieste disperate di aiuto ed ancora una volta noi e loro, oriente ed occidente compresi in una frattura che oggi pare quasi insanabile. La disperazione, però, può essere più grande delle parole e i segni più densi dei discorsi e degli articoli giornalistici. L’orda massacrante di una guerra di occupazione, resistenza, falcia le sue vittime ovunque, nessuno ne resta escluso. Sperare nella fine, in ogni caso fine? Giuliana Sgrena era andata in guerra per portare in occidente la voce dei più deboli, ma abbiamo ascoltato la sua diretta voce. Io non voglio morire; il corso della vita di ogni essere umano è mosso dall’istinto di autoconservazione. La notizia ha inglobato il suo veicolo. Che cosa dire? Un articolo può valere poco o tanto. Sgrena è oggi nelle mani di rapitori che impediscono, così, la circolazione delle notizie, l’amplificazione delle voci e delle immagini dei bambini negli ospedali. Oggi, intanto, sabato 19 febbraio, manifestazione per
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