Migliaia a Roma per la liberazione della giornalista del Manifesto. Un lungo corteo silenzioso e senza slogan contro il governo.
ROMA - Sono tornati. A portarli in piazza è stata una donna minuta e coraggiosa. Pacifista come loro. Che adesso, in un video girato dai suoi rapitori, chiede aiuto per essere liberata. Una supplica che il popolo della pace raccoglie e fa sua. Sono migliaia nelle vie del centro di Roma. Mezzo milione dicono gli organizzatori. Sicuramente tantissimi. Hanno Giuliana nelle bandiere e nel cuore. Chiedono che sia liberata. E che le truppe lascino l'Iraq.
Il popolo della pace è tornato a marciare. Anche stavolta, come l'ultima volta, c'è una donna da salvare. Allora erano le due Simone, oggi è Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto. Era già in programma da tempo la manifestazione di Roma. Poi, come un secchio di acqua gelata, è arrivato quel video, con Giuliana che implorava aiuto, la voce rotta dai singhiozzi, il viso segnato da stanchezza e paura.
Ed è stato allora che le energie si sono moltiplicate. Con quel video negli occhi la manifestazione è cresciuta, le adesioni si sono rincorse. Sindacati, Arci, istituzioni, no global, partiti. E tante gente. E oggi a Roma sono in 500 mila: "Per Giuliana e con Giuliana", scrivono sui cartelli. Perché torni a casa, perché tornino anche la giornalista francese di 'Liberation' Florence Aubenas e il suo interprete iracheno Hussein Hanoun Al Saadi. Perché la pace sia liberata.
Non c'è la Casa delle Libertà, "perché - ha sentenziato il forzista Sandro Bondi - il capo di quel corteo è Bertinotti". E mai come stavolta le immagini consegnano un'altra verità. Non ci sono striscioni contro il governo nel corteo, non ci sono slogan contro gli Usa. Nemmeno negli spezzoni più "duri". C'è un silenzio intenso, rotto, di tanto in tanto, dagli applausi per i genitori di Giuliana e per i giornalisti del Manifesto. Chi sperava che la manifestazione si trasformasse in un affondo continuo contro Silvio Berlusconi e le scelte del governo, ha fatto male i conti.
Non è il momento delle polemiche. Non servono a Giuliana. "Il centrodestra non c'è? - dice Pier Scolari, compagno della giornalista del Manifesto - E' comprensibile". Ha il viso stanco Scolari. Passa da un'intervista all'altra. Lo fa da giorni, da quando la sua compagna, tra i singhiozzi, gli ha chiesto aiuto. "Bisogna liberare Giuliana, dobbiamo darci questo obiettivo. Il governo prenda atto che gli iracheni vogliono che le truppe straniere se ne vadano" ripete più volte.
Sfilano anche i politici. Non tutti, il centrodestra ha deciso di disertare. Ci sono Romano Prodi, Piero Fassino, Fausto Bertinotti e tutti i leader del centrosinistra. Francesco Rutelli non c'è. Massimo D'Alema nemmeno. Ma erano entrambe assenze annunciate. Ci sono molti giornalisti, qualche volto noto della Rai (che ha negato la diretta), passa Nanni Moretti. Ci sono le bandiere della pace, quelle della Cgil, dei Cobas e della Fiom. Quelle dei Verdi, qualche bandiera con il volto di Ocalan, quelle dei Ds. Molte quelle di Rifondazione e dei Comunisti italiani.
La testa del corteo arriva al Circo Massimo. La coda è ancora a via Cavour. Il popolo della pace si riprende la scena. Dal palco, una grande foto ritrae Giuliana Sgrena sorridente. Due striscioni dicono "Liberiamo la pace" e "Liberate Giuliana- Florence-Hussein". Il popolo della pace torna a farsi sentire. A chiedere che Giuliana torni presto. A gridare che la pace sia liberata.
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