Sulmona: 10 suicidi in 12 anni, ecco il carcere della morte…
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Sulmona: 10 suicidi in 12 anni, ecco il carcere della morte…
Secolo XIX, 3 marzo 2005
Decimo suicidio, un altro detenuto salvato dalle guardie. La paura di vendette di camorra contro i suoi famigliari ha indotto un pentito, Nunzio Gallo, 28 anni, di Torre Annunziata (Napoli), a impiccarsi con la cinghia della tuta alla grata della sua cella singola, nella sezione "alta protezione" del supercarcere di Sulmona. Poche ore dopo un altro tentativo di suicidio: un giovane macedone ha cercato di togliersi la vita tagliandosi le vene ma è stato subito soccorso dagli agenti in servizio.
Quello di Gallo è il decimo suicidio legato a una struttura moderna che ospita solo detenuti particolari e sulla quale sembra esserci un maleficio: tra le morti, infatti, figura anche quella della direttrice Armida Miserere, che nel venerdì santo di due anni fa si sparò un colpo di pistola alla tempia destra nell’alloggio interno all’istituto di pena.
Un supercarcere oggetto di polemiche e interrogazioni, che ha vissuto anche sommosse e sul quale ieri il ministro di Grazia e Giustizia, Roberto Castelli, ha detto: "A Sulmona c’è un dato preoccupante perché, in confronto alla media nazionale, c’è un numero di suicidi piuttosto elevato". Castelli ha annunciato un’indagine che si aggiunge a quelle della magistratura e dell’autorità penitenziaria. Gallo stava scontando condanne per estorsione e rapina; sarebbe uscito nel 2011. A Sulmona era arrivato quattro mesi fa dal carcere napoletano di Poggioreale, dopo il pentimento. Era un detenuto "tranquillo", che non aveva dato problemi; il suo gesto ha sorpreso il direttore del carcere, Giacinto Siciliano il quale afferma che il giovane "era seguito da tutti quotidianamente e costantemente".
Il penitenziario sulmonese entrò in funzione nel 1992; sorge vicino a quello vecchio adattato in un convento benedettino del XII secolo. È composto da 13 fabbricati; le sezioni di detenzione sono dieci per complessive 250 celle in grado di ospitare 500 detenuti, mentre ve ne sono 400. Una struttura moderna, nella quale direzione e Comune organizzano attività per il recupero dei detenuti. Eppure, detiene il primato delle morti: dieci in 12 anni.
Comodo, moderno, ma Rifondazione Comunista ne ha chiesto la chiusura, denunciando la "follia di quel carcere, con situazioni difficili e detenuti senza speranza".
La lunga serie nera comincia il 16 dicembre 1994, con una rivolta dei detenuti. Dieci agenti vengono indagati per presunte violenze sui rivoltosi. Il primo morto è del 19 gennaio 1994: Luigi D’Aloisio, 37 anni, di Barletta (Bari), malato di Aids, si impicca con il lenzuolo legato alla finestra della camera di sicurezza. Il 18 giugno 1999 Cosimo Tramacere (26) di Mesagne (Brindisi), alla vigilia del ritorno in carcere dopo un permesso di tre giorni, si getta sotto a un treno. Il 12 luglio 1999 si impicca in cella con il lenzuolo Antonio Miccoli (30), di Foggia. Il 23 gennaio 2000 l’ergastolano Luigi Acquaviva si impicca nel carcere "Badu ‘e Carros" di Nuoro dove da poco era arrivato da Sulmona dove aveva tentato di uccidere un compagno di cella. Il 2 luglio 2001 le guardie sventano un tentativo di suicidio.
Poi la serie ravvicinata: 19 aprile 2003, si uccide la direttrice; 14 ottobre successivo si impicca in cella, con i lacci delle scarpe legati a una grata, Diego Aleci (41), mafioso di Marsala (Trapani); 28 giugno 2004, allo stesso modo, si uccide Francesco Di Piazza (58), del clan di Giovanni Brusca. Il 16 agosto 2004 il sindaco di Roccaraso (L’Aquila) Camillo Valentini - arrestato due giorni prima per concussione - si soffoca nella cella di sicurezza mettendo la testa in una busta di plastica. Cinque giorni dopo un pedofilo assassino si taglia le vene, ma viene salvato. Il 3 gennaio 2005, con i lacci delle scarpe si impicca Guido Cercola, braccio destro di Pippo Calò, coinvolto nella strage del "Rapido 904’’. Fino alla morte di Nunzio Gallo.
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