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PER UNA POLIZIA RIFLESSIVA
by ernst Saturday, Mar. 05, 2005 at 6:28 PM mail:

tu provaci, non si sa mai...

Gli accadimenti di queste ultime ore possono spingerci a fare una mini-analisi della situazione, oramai sempre più difficile da collocare in un contesto (locale? globale?). Quello che sta accadendo, tuttavia, dovrebbe quantomeno essere di stimolo per una riflessione più seria e articolata all’interno di altri settori, sicuramente distanti dalla galassia o dalle galassie dei movimenti, nella fattispecie quelli delle forze dell’ordine. Per far comprendere circa l’urgenza e la necessità di una vera riflessione da parte degli operatori della sicurezza (sociale, nazionale, ecc.), possiamo citare diversi episodi che li ha visti coinvolti, in particolar modo quello più recente, la morte di Nicola Calipari. Ma, andando un po’ più a ritroso nel tempo, non si può fare a meno di citare il conflitto a fuoco di pochi giorni or sono a Verona, che ha visto la morte di due agenti di polizia, di una prostituta e dell’investigatore privato Arrigoni, legato a uomini di partito e di apparato come Ascierto, Gasparri e Bossi.
Ecco, è proprio questo il punto: quali e quante certezze per gli uomini delle forze dell’ordine di fronte a un’ondata pervasa di irrazionale? Citando solo questi due fatti si possono cogliere diversi aspetti: non è solo la galassia della sinistra il problema, per l’appunto il demone quotidianamente invocato all’unisono da politici incendiari come Berlusconi, Gasparri, ecc., oppure quello enfatizzato da una certa stampa nostrana che sta facendo proprie le tesi degli incendiari di oltre-atlantico (i neocons), che a quanto pare, con le loro astruse idee di esportazione della democrazia tramite un conflitto duraturo (ma imprevedibile per gli effetti), stanno avendo un certo successo a livello internazionale e italico.

Ma è il vissuto dello stesso Calipari che può forse offrirci un altro spunto di riflessione. Si legge da qualche parte che l’operatore del SISMI era prima un agente di polizia, che fu costretto ad allontanarsi dal suo incarico in quanto bersaglio di minacce da parte della ndrangheta. Guarda caso si va a finire sempre lì, ai legami fra malavita e politica (non è un mistero che la ndrangheta abbia avuto dei rapporti con uomini politici e anche con personaggi delle forze dell’ordine). Ma da qui si può evincere anche dell’altro: non c’è forse una sorta di perenne guerra civile anche nella nostra e democratica Italia? I fatti attuali di camorra a Napoli ne sono un esempio. Oppure il numero dei morti sui posti di lavoro, e dunque dell’elevato numero degli invalidi, può essere un altro esempio di guerra civile, reale ma non dichiarata (quanti incidenti avvengono non solo per mancanza di norme di sicurezza, ma anche per lo sfruttamento esagerato dei lavoratori?). E perché non parlare dell’elevato tasso di morti causati dall’inquinamento? Qualcuno potrà obiettare che con questo esempio si esce dai binari della discussione. Ma ne siamo sicuri? Non siamo per caso in Iraq anche per avere una fetta della torta petrolifera? E gli stessi americani, che più di tutti inquinano nel pianeta, non hanno impiantato varie ditte legate alle corporations e agli interessi legati all’oro nero e dunque a quelli dei Bush e dei Cheney? Ma torniamo a noi, ad esempio a tutto quel bel argomentare di politici e religiosi dai contorni giudaico-cristiani che fanno apologia della famiglia. Non ci siamo ancora accorti, considerando i morti in famiglia (uno su cinque del totale degli omicidi), o la conflittualità esasperata all’interno di essa, o la violenza sulle donne, che la guerra è entrata direttamente fin dentro le nostre case? E per fortuna abbiamo l’attenuante di non avere a disposizione le armi nel negozio sotto casa come negli Usa. (cosa che desidera con un certo zelo il nostro ministro della Difesa Martino).
Ma non si può fare a meno di richiamare un altro fatto abbastanza significativo che ha visto coinvolti gli stessi agenti delle forze dell’ordine: era il 2001, a seguito delle convulse giornate di Genova molte persone hanno sofferto di disturbi respiratori, causati dall’uso dei lacrimogeni: ebbene, anche diversi agenti di polizia hanno avuto lo stesso tipo di disturbi, dunque quelle stesse persone che li hanno usati sparandoli, magari proprio mentre altri coraggiosissimi eroi prestavano la loro opera da aguzzini all’interno di spessi muri, rigorosamente al riparo da occhi indiscreti… e dai lacrimogeni

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