Un testo gia' spedito ieri, ma con l'aggiunta di una terza parte, scritta sulla base delle ultime notizie.
Tutto sommato, se proviamo ad esercitarci nel fare qualche ragionamento su quanto e' accaduto ieri sera, alcuni elementi emergono con una certa chiarezza. E' stato gia' detto e ripetuto che si e' trattato di un agguato. Effettivamente e' difficile pensare che si sia trattato di qualcosa di diverso. Ci sono una serie di elementi forniti da Scolari (che ha fatto il viaggio in aereo con Giuliana) che lasciano pensare che a un certo momento e' partito un ordine. Sono cose gia' dette ma vale ripeterle: i) c'era un areo era in attesa, e da Baghdad non partono molti aerei. Quindi e' ragionevole ipotizzare che, per prassi, quando ci sono persone in partenza tutte le truppe vengono informate a riguardo. Come potrebbe non essere cosi' ? ii) L'esperienza professionale di Calipari e la testimonianza di Giuliana rendono del tutto inattendibile l'ipotesi che da parte degli italiani ci siano stati comportamenti, nella guida o di altro tipo, tali da far insospettire i militari americani. Insomma, sembra veramente poco probabile che dopo aver passato tutti i controlli, giunti a poche centinaia di metri dall'areoporto, qualche soldato abbia deciso di sparare in preda ad un raptus. Non e' del tutto impossibile. Ma sembra un'ipotesi veramente remota. Molto piu' probabilmente si e' trattato di un ordine. Sulle ragioni di questa scelta si possono fare diverse ipotesi. Sicuramente dare soldi ai ribelli non e' un modo per ingraziarsi i generali americani e la CIA. Va poi detto che e' molto difficile capire quanto il controllo delle truppe USA sia centralizzato e quanto, viceversa, esistano entita' che si muovono sul territorio iraqueno con una certa autonomia decisionale. Cio' che rende l'ipotesi dell'agguato poco convincente e' tuttavia una semplice ed elementare constatazione: se gli americani avessero voluto, avrebbero certamente potuto finirli. Dobbiamo allora fare l'ipotesi dell'avvertimento ? Si deve pensare che si sia trattato di una risposta ad un atteggiamento poco "rispettoso" da parte dei servizi italiani ? Poco probabile. Anche in quel caso sarebbe stato molto meglio architettare qualche tipo di montatura, evitando la gogna internazionale e i pasticci nella politica interna italiana. Se l'obiettivo era dare un segnale al Governo italiano sui malumori USA in materia di riscatti, sarebbe stato piu' facile fingere un attacco dei ribelli. E soprattutto sarebbe stato piu' "opportuno" non lasciare testimoni. Tra l'altro, se ci fosse stato un piano di questo genere, sarebbe stato preparato in dettaglio. Per l'areoporto, Giuliana, prima o poi, sarebbe dovuta comunque passare. Dunque se, come probabile, si e' trattato di un ordine, quest'ordine tuttavia e' stato dato all'ultimo momento. Perche' ?
C'e' una cosa che Scolari ripete: Sgrena "aveva informazioni". Le aveva e, si e' tantati di aggiungere, adesso non le ha piu'. Chiaro no ? Senonche' rimane da chiedersi chi puo' aver raccontato a qualche generale della CIA che in quella macchina viaggiavano informazioni scottanti. E qui si possono fare duemila ipotesi, ma la piu' convincente e' che sia stata un'idea dei rapitori, o di chi li comanda. E nulla esclude che, per rendere piu' completa la beffa, Giuliana non avesse ricevuto in realta' alcun documento. Questa mi sembra un' ipotesi ragionevole.
Un'altra ipotesi, altrettanto ragionevole, e' quella che Calipari abbia agito nella consapevolezza di muoversi contro la volonta' della CIA. In questo caso e' possibile che di fronte al segnale di alt abbia deciso di giocare il tutto per tutto. Cosi' non si e' fermato all'alt. Se e' andata in questo modo, deve averlo fatto per un motivo preciso: quello che sapeva che, nel caso si fossero fermati, poteva finire solo peggio. Quella pattuglia, evidentemente, agiva in modo autonomo, in pieno contrasto con quanto era stabilito dalle convenzioni interforze. Per questo motivo, potrebbe aver deciso di accelerare e, chissa', di mettere mano alla pistola. Del resto, se fossero spariti sulla via dell'areoporto, non sarebbe stato facile ritrovarli. E allora si puo' pensare che Calipari abbia deciso di far "saltare" il piano "dettagliato" che la CIA aveva ordito alle sue spalle. Un piano, che poteva prevedere, tanto per inventarsene una, una doccia fredda per gli italiani festanti incollati davanti al televisore, con l'annuncio di un secondo rapimento o di una "beffa" da parte dei feroci rapitori. Ottimo copione per far montare una furia antislamica bipartisan in tutta Europa. Puo' darsi che a Calipari fossero state avanzate proposte di questo genere, e lui abbia deciso di rifiutarle. A questo punto, quando la pattuglia si e' accostata e gli ha intimato l'alt, ha capito quello che stava succedendo. E ha deciso di non accettare l'invito. Sapeva di avere i fari internazionali puntati contro, e sapeva che la sparatoria non sarebbe stata facile da giustificare. Forse il suo e' stato un gesto eroico non tanto e non solo perche' ha coperto Giuliana, ma soprattutto perche' ha scelto la soluzione piu' razionale nell'interesse dei suoi connazionali (tutti). Se davvero la macchina aveva passato una serie di check-point e' probabile che l'azione della pattuglia che li ha aggrediti fosse in contrasto con gli ordini "ufficiali" ricevuti dagli altri militari americani. E in effetti, a quanto pare, gli assassini hanno sparato molto, ma non all'infinito. A un certo punto si sono fermati. Potrebbe darsi che gli assassini abbiano dovuto ritirarsi per evitare di spiegare agli altri soldati le ragioni del loro comportamento. Cio' potrebbe illuminarci sul perche', dal racconto di Scolari, risulta che i soccorsi sono giunti solo dopo un certo tempo. Si insinua una terza possibilita'. E siamo nel terreno dell'indicibile, dell'impronunciabile. A quanto dice Giuliana, sull'auto c'erano tre italiani: lei, Calipari e il terzo uomo, quello che e' tornato con lei, il maggiore dell'Arma. Eppure le notizie, la sera dell'incidente, parlavano di un quarto italiano ferito gravemente al polmone. Un fantasma ? Non era italiano ? E se era italiano chi era ? Da dove veniva ?
Se questo quarto uomo esiste davvero, italiano o meno, allora deve esserci stata una sparatoria. Cio' fornisce materiale per una profonda riflessione. Giuliana ha scritto: "Il resto non lo posso ancora raccontare". Prima che scendesse dall'areo a Ciampino, Berlusconi le ha fatto visita. E sorvoliamo, per decenza, sulle minacce di Gustavo Selva. Intanto la notizia di un "convoglio italiano" composto da tre fuoristrada e' stata rimossa.
Ma nel pensare che fosse lei il bersaglio dell'agguato, Giuliana probabilmente sbaglia. E' del tutto evidente che Calipari era un dirigente di ispirazione autenticamente democratica. Uno che quando ha giurato sulla Costituzione Italiana sapeva quel che faceva. Ci inchiniamo profondamente commossi di fronte alla grandezza del suo gesto, al suo valore e alla sua umanita'. Ma Calipari non c'e' piu'. Altri prenderanno il suo posto all'ufficio "Operazioni Internazionali" del SISMI. E' evidente che la politica dei riscatti si chiude con lui. Comunque "questo" specifico problema difficilmente si ripresentera', visto che la Farnesina ha diffidato nuovamente i giornalisti dal recarsi in Iraq. Condoleeza Rice deve essersi trovata a suo agio con il nuovo ministro degli esteri italiano. Conosciamo bene il nucleo del pensiero della paladina dell'intervento preventivo, ex responsabile della sicurezza e ora segretario di stato USA: colpire prima per non rischiare dopo. Stessa filosofia seguita da Fini a Genova.
Nel nome di quella Costituzione per la quale Calipari ha dato la vita e' necessario ricordare agli uomini del Governo e a tutti gli italiani l'articolo 243 del nostro codice penale. Non intendiamo fare insinuazioni. Al contrario, lo facciamo per non lasciare nulla di intentato nella ricerca della verita': «Chiunque tiene intelligenze con lo straniero affinche' uno Stato estero muova guerra o compia atti di ostilita' contro lo Stato italiano, ovvero, commette altri fatti diretti allo stesso scopo, e' punito con la reclusione non inferiore a dieci anni»
Nello stesso spirito si deve ricordare loro l'articolo 287 C.P. «Usurpazione di potere politico o di comando militare» in caso di guerra o di imminente pericolo di guerra, c'e' l'ergastolo. Tenere a mente. Se qualcuno pensa che con la globalizzazione sia venuta meno la tutela degli interessi nazionali sbaglia di grosso.
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