Il progetto del precariato sociale metropolitano: dai saperi agli spazi, dalla casa ad una socialità altra.
Siamo studenti e lavoratori precari che giorno dopo giorno contribuiscono con il loro lavoro a costruire questa città: le sue mura, le sue strade, la sua comunicazione, la sua cultura. Siamo precari e non garantiti, siamo acrobati, funanboli sociali sul filo della quotidianità. In quest'ultimo anno noi precari autorganizzati nei collettivi CRASH e MAO abbiamo espresso attraverso le nostre pratiche di lotta i nostri bisogni e desideri di liberazione dalle condizioni di miseria in cui la precarietà lavorativa ed esistenziale ci ha cacciati. Abbiamo cominciato con la lotta contro il carovita della spesa. Difatti con l'arrivo dell'euro il costo della vita e' salito alle stelle, sono aumentati i prezzi dei beni di prima necessita'. Siamo stati protagonisti di momenti di comunic-azione nei supermercati Pam ed Esselunga, vere e proprie fabbriche dell'impoverimento dei consumatori e della precarizzazione più selvaggia. Ma anche la cultura e la socialita' sono diventati privilegi per pochi. Il sistema culturale bolognese è ad accesso doppiamente limitato. Bologna è una città che ha al suo centro la quantità maggiore di spazi per la produzione culturale, spazi che hanno la caratteristica però di non essere aperti alla partecipazione dal basso e che sono comunque di difficile fruizione per tutti, visto i costi di entrata e consumo che li rendono impraticabili per i precari. I percorsi si sono poi intrecciati con il call center di HERA, azienda a maggioranza di proprietà del comune di Bologna, che sono usati come valvola di sfogo contro il caro bollette dai cittadini, e che hanno nella gestione del call center da parte di Telework l'attuazione più radicale della legge Biagi. Tutti gli operatori infatti sono immersi nella precarietà più nera, ed è stata aperta una vertenza politica e sindacale contro le due aziende. Ma inoltre ogni giorno noi lavoratori, studenti e migranti per andare al lavoro, a lezione e per muoverci nella città dobbiamo prendere i mezzi pubblici......e ogni giorno l'ATC ci chiede un euro per ogni viaggio che facciamo. Le nostre lotte sulla gratuità dei trasporti, legate anche ad un discorso sulla qualità dell'ambiente e seguite alle lotte degli autoferrotranvieri attraverso un coordinamento di lotta sui trasporti, hanno posto in risalto il desiderio di una libera mobilità nella metropoli slegata dalla mercificazione e dall'inquinamento ambientale. Liberi trasporti significa di fatto diminuizione del traffico automobilistico La nostra lotta sulla casa ha messo in risalto in questa città il dramma di tutti quelli che non riescono a trovare casa o a pagarne un affitto: studenti, immigrati, famiglie e precari. Abitare le case sfitte Acer chiuse tempo e lasciate al degrado, partendo da quartieri popolari come san Donato e san Vitale, ha aperto in questa città una vertenza sociale pubblica con quest'amministrazione che fin da subito è stata sorda, se non addirittura criminalizzatrice con le dichiarazioni della vicesindaco Scaramuzzino ad un'assemblea nel quartiere San Donato e quelle dell'assessore alla casa Amorosi, che siamo riusciti ad incontrare solo dopo una "ricostruzione" in piazza Maggiore della miseria abitativa, seguita poi da un'occupazione del suo ufficio. Sabato 5 marzo abbiamo preso e liberato con le nostre mani uno spazio, e abbiamo iniziato a farci battere il nostro tempo. Uno spazio dove far confluire i nostri bisogni e desideri, un tempo fuori dal ritmo dell'ipermercato-bologna-città. Abbiamo denunciato le condizioni in cui versava un edificio pubblico (questa è la sua storia http://www.ecn.org/baz/spazi/liberiamo.html) e lo abbiamo fatto con la pratiche che da un anno ci ha permesso di conquistare un semplice e necessario diritto, quello ad abitare dignitosamente in una casa, lo abbiamo fatto con il gesto dell'occupazione e della riappropriazione. Le occupazioni nascono anche perche' una legislazione sul lavoro precario non ci riconoscono come lavoratori, se non come produttori di ricchezza sociale a cui ci è impedito l'accesso al consumo. Per l'ACER e per il comune i lavoratori dei call center, i muratori, gli autoferrotranvieri, gli operatori della coperative non esistono! Eppure noi esistiamo ma i nostri contratti di lavoro e l'indifferenza istituzionale ci dicono che siamo invisibili e precari. In via Avesella adesso vive una comunità in moltiplicazione, una comunità che insieme alla denuncia pubblica e con la determinazione di riconquistare un bene comune sottratto dall'amministrazione alla città, adesso desidera e fa del desiderio sociale mille progetti di lotta, di denuncia, di soddisfazione e di cultura altra. Rimarremo in quello stabile fino a quando la centralina enel-atc che diffonde pericolosissime onde elettromagnetiche per il quartiere non verrà spostata lontana da zone abitate e quindi resa innoqua, rimarremo nello stabile fino a quando il palazzo di via Avesella 2 non sara' riqualificato e restituito alla città e ai suoi lavoratori.
Questa breve esperienza di "socialità altra" in movimento ci sta insegnando che costruire comunità, linguaggi, eventi dal basso è possibile ed è necessario! Lo dimostra il continuo fermento che ci sta travolgendo in questi primi giorni di occupazione e di autogestione. Siamo determinati a continuare questa esperienza contro cui la giunta comunale ha da subito minacciato una soluzione militare. I precari di Bologna hanno il bisognonecessitàdesiderio di costruire giorno dopo giorno un luogo altro dove produrre la propria cultura: musica, espressione letteraria e teatrale. I nostri primi esperimenti di work-shop autogestiti, per socializzare i saperi e le conoscenze nel campo delle comunicazioni e dell'informatica di mostrano, data l'affluenza, che c'è un bisogno reale di cooperazione dal basso delle intelligenze. Laboratori di video-art e di fotografia, cineforum e incontri seminariali con chi lavora nel campo della cultura e della comunicazione. Eventi multiculturali, intrecci tra le comunità presenti in città, con le loro storie di conflitti. Siamo convinti che questa città abbiamo bisogno di questi progetti, come un valore aggiunto contro il razzismo, fascismo e sessismo. Dal centro alle periferie i luoghi di aggregazione giovanile sono egemonizzati dall'eroina, noia e alienazione che fanno la sponda al riemergere di comportamenti intolleranti e fascisti. Vogliamo rispondere a questa condizione di degrado e solitudine che attanaglia la città con questa piattaforma progettuale, che è aperta alla condivisione e all'aggregazione di altri desideri e produzione di eventi e socialita' dal basso.
Questi sono i primi progetti che abbiamo tracciato, una traccia in continua espansione!
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GLI OCCUPANTI DI VIA AVESELLA 2
news: appuntamento alle 17 in via Avesella 2 per ricordare Francesco ci sposteremo in via Mascarella dalle 18 assemblea Guerra infinita e terrorismo di stato: da Francesco Lo Russo a Carlo Giuliani
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