Il 23 marzo a Perugia Paolo Dorigo starà ancora una volta di fronte ai giudici per conquistare un'altra vittoria contro i suoi torturatori che da anni cercano di piegarlo in tutti i modi, per continuare nella sua lotta di comunista, irriducibile nemico della borghesia imperialista italiana, del suo stato, dei suoi aguzzini. Dimostriamo ancora una volta a Paolo che non è solo, che siamo in tanti a volerlo al nostro fianco, fuori dalla galera, nella lotta comune per l'abolizione dello stato di cose presente. Il 23 Alle 9 tutti a Perugia in Via Mario Angeloni, 45 di fronte la sede del tribunale di Sorveglianza.
Appello per un presidio militante a Perugia, mercoledì 23 marzo davanti il tribunale di sorveglianza.
Mercoledì 23 marzo il Tribunale di sorveglianza di Perugia si pronuncerà sull'istanza di sospensione o domiciliazione della pena presentata dai difensori di Paolo Dorigo, comunista marxista-leninista-maoista prigioniero.
Paolo è detenuto da 12 anni perché accusato di un attacco dimostrativo contro la base USA di Aviano, al termine di un processo che la stessa Corte Europea per i Diritti Umani ha definito illegale.
Quella del 23 è una tappa importante, forse decisiva e conclusiva, della battaglia che da anni Paolo conduce per dimostrare la verità delle torture di controllo mentale che denuncia e subisce.
È un altro passaggio della sua guerriglia legale contro la giustizia borghese, che lo ha condannato in spregio ai suoi stessi principi giuridici, come riconosciuto da ripetute pronunce del Consiglio dei ministri d'Europa, che dal 1998 intima al governo italiano la revisione del processo o la scarcerazione di un prigioniero illegalmente condannato.
È un momento importante per tutti quei compagni, che hanno portato avanti la campagna per la sua liberazione, sostenendo Paolo nella lunga e articolata battaglia che ha visto susseguirsi denunce documentate delle torture che subisce, controinchieste, processi contro di lui trasformati in atti d'accusa contro i suoi persecutori, uno sciopero della fame che ha mobilitato e imposto il suo caso all'attenzione di forze molto al di là dei compagni solidali coi prigionieri rivoluzionari.
Paolo sarà a Perugia non per mendicare la liberazione, ha già fermamente rifiutato la disponibilità alla grazia espressagli dallo stessa sistema giudiziario italiano a seguito degli ammonimenti europei.
Paolo starà ancora una volta di fronte ai giudici per conquistare un'altra vittoria contro i suoi torturatori che da anni cercano di piegarlo in tutti i modi, per continuare nella sua lotta di comunista, irriducibile nemico della borghesia imperialista italiana, del suo stato, dei suoi aguzzini.
Dimostriamo ancora una volta a Paolo che non è solo, che siamo in tanti a volerlo al nostro fianco, fuori dalla galera, nella lotta comune per l'abolizione dello stato di cose presente.
Mercoledì 23 marzo, ore 9 tutti a Perugia in Via Mario Angeloni, 45 di fronte la sede del Tribunale di Sorveglianza.
CON PAOLO DORIGO FINO ALLA SUA LIBERAZIONE!
Soccorso Rosso Proletario
Chi è Paolo Dorigo: Paolo Dorigo è da 12 anni in carcere per aver lanciato una molotov contro la base della morte di Aviano, quella da cui sono partiti bombardieri e rifornimenti per le truppe che hanno massacrato i popoli jugoslavo e irakeno nelle ultime guerre di aggressione imperialista. Paolo Dorigo è stato condannato da un processo che la corte del Consiglio dei ministri d'Europa ha definito illegale e lesivo dei suoi diritti umani, intimando al governo italiano di provvedere a un giusto processo o scarcerarlo. Paolo Dorigo in tutti questi anni ha continuato a lottare con coraggio e intelligenza per resistere alle pratiche di annientamento perpetrati in carcere contro di lui e gli altri prigionieri che mantengono una integrità rivoluzionaria, da ultimo documentando esperimenti di tortura e controllo mentale a distanza e sfidando lo stato a chiarire con esami obiettivi inconfutabili la verità delle sue denunce. Per ottenerli ha tenuto uno sciopero della fame per 70 giorni, per passare poi al rifiuto del vitto del carcere, per impedire la sua deportazione al centro clinico penitenziario di Torino, proprio dove Paolo denuncia sia avvenuto l'intervento chirurgico di impianto nel suo corpo di apparati spia e dove sarebbe comodo farne sparire ogni traccia, magari dopo averlo assassinato. Tutto è ancora da dimostrare, ma sembra che nessuno voglia farlo oltre a lo stesso Dorigo! Hanno tentato di annientarlo fisicamente e psicologicamente, con pestaggi, trasferimenti a ripetizione, vessazioni di ogni genere. Hanno tentato di farlo passare per pazzo, ricoverandolo nel centro psichiatrico penale di Livorno. Hanno cercato di farlo recedere dalla sua posizione di fermezza rivoluzionaria, offrendogli la grazia. Paolo Dorigo con lucidità e determinazione ha respinto ogni offerta e fatto fallire ogni piano contro di lui. Ha vinto la sua battaglia giudiziaria contro l'illegalità del processo che lo ha condannato. Nessuna perizia nega la sua salute mentale. Nessuna offerta di grazia è stata accettata. I processi contro di lui si sono trasformati in atti accusa contro il sistema carcerario che gli stessi tribunali hanno recepito. Quegli esami oggettivi che chiarirebbero facilmente l'infondatezza delle sue denunce non sono mai stati effettuati. Dal chiuso della cella in cui lo hanno sepolto, nonostante le condizioni di detenzione durissime, Paolo Dorigo ha continuato a essere un militante comunista, un combattente contro l'imperialismo, un irriducibile e pericoloso nemico della borghesia imperialista italiana e ha portato colpi durissimi contro il suo sistema di annientamento e tortura dei prigionieri. Ed è proprio questo che vogliono fargli pagare non aver smesso di lottare un solo minuto per il comunismo, quello che non gli perdonano è, come scrisse a novembre nella sua perizia la psichiatra incaricata dal Tribunale: "il carattere sovversivo della sua identità .che appare fragile e pericolosamente fondata sulla sovversione sociale".
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