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CONTESTATO IL VICEAMBASCIATORE ISRAELIANO
by collettivo universitario autonomo - torino Wednesday, Apr. 20, 2005 at 5:20 PM mail: collunivaut@yahoo.it

CONTESTATO IL VICE AMBASCIATORE ISRAELIANO

Stamattina 20 aprile 2005, alle ore 8.30, la professoressa Daniela Santus, del corso di Geografia culturale presso la Facoltà di Lingue di Torino ha personalmente invitato a tenere una lezione (che sarà programma d’esame per gli studenti del corso) il vice ambasciatore israeliano in Italia. In questa occasione l’ingresso del Palazzetto Aldo Moro, la struttura adiacente Palazzo Nuovo – sede delle Facoltà umanistiche – e le porte dell’aula erano presidiati da digos e polizia. Alcuni studenti, sia della facoltà di lingue che di altre facoltà dell’ateneo, interessati ad assistere alla lezione, questa mattina si sono recati al Palazzetto con l’intenzione di entrare nella struttura. Alcuni di questi sono stati fermati dalla polizia su indicazione della digos già all’ingresso della sede universitaria e sono stati caldamente invitati ad allontanarsi. Altri, riusciti ad entrare, sono stati successivamente individuati dalla docente che, verificando la loro non appartenenza al corso, li ha accompagnati fuori dall’aula, sostenendo che la lezione non era aperta al pubblico. Usciti dall’aula gli studenti hanno dovuto mostrare i documenti agli agenti di polizia e sono stati anch’essi allontanati. Altri studenti ancora, tra cui una frequentante del corso, sono stati trascinati fuori dagli agenti della digos quando all’interno dell’aula hanno tentato di distribuire un volantino e di aprire uno striscione - con su scritto “fuori le truppe sioniste dai territori, intifada dappertutto” . Anch’essi infine sono stati identificati e scortati all’esterno. La celere si è poi schierata davanti al cancello, costringendo gli ignari studenti che si recavano ad altri corsi a passare in mezzo al cordone di polizia, ad essere perquisiti ed identificati.
Gli studenti allontanati e privati del loro diritto di entrare dentro una struttura universitaria, hanno deciso di rimanere al di fuori del Palazzetto per attendere l’uscita della docente ed avere spiegazioni sulla sua condotta inaccettabile. La professoressa, scortata dalla polizia al di fuori della struttura, esprimeva tutta la sua soddisfazione e scherniva gli studenti a cui era stato impedito l’accesso.
Non ci soffermiamo sulla parzialità della docente e sulle dichiarazioni a dir poco infelici della Santus e del suo ospite (come ad esempio “Grazie a Dio Arafat è morto”), ma vogliamo sottolineare che la professoressa da circa un mese e mezzo parlava di questa lezione con ambiguità, minacciava gli studenti affinché non invitassero amici esterni e non frequentanti il suo corso, dichiarava che durante la lezione del vice ambasciatore le porte dell’aula sarebbero state chiuse alle 8.30 per evitare qualunque contestazione, e aveva già contattato di persona digos e polizia. Il tutto senza rendere partecipe o coinvolgere nell’iniziativa né la facoltà né il rettorato.
Quando l’auto del vice ambasciatore è uscita velocemente dal cortile del Palazzetto, gli studenti costretti fuori, hanno sventolato alcune bandiere palestinesi, urlato slogan contro Israele e lanciato sulla vettura alcune uova. Poco dopo è uscita la docente scortata dalla polizia che ha schernito e provocato gli studenti, causando alcuni momenti di tensione e di tafferuglio anche con le forze dell'ordine.
Dopo quanto accaduto gli studenti hanno deciso di recarsi prima alla presidenza di lingue per redigere un esposto al Preside e poi al rettorato dove hanno conferito con il Prorettore che ha promesso di far luce sulla situazione.

Le lezioni universitarie sono notoriamente pubbliche e aperte a tutta la cittadinanza. A maggior ragione studenti regolarmente iscritti all’università, che in alcuni casi devono sostenere l’esame di Geografia culturale, non possono essere privati del diritto di assistere a una lezione. L’allontanamento degli studenti non è stato in alcun modo preceduto da una contestazione, ma è stato preventivo, dimostrando che ancora una volta è la digos a decidere in anticipo chi sono gli studenti buoni e quelli cattivi, sulla base della loro attività politica o anche solo dell’abbigliamento. Significativamente un agente della digos si è rivolto ad uno studente con queste parole “Tu non puoi entrare perché non vai bene per questa lezione”.
L’università dal canto suo deve prendere una posizione chiara e impedire il ripetersi di episodi simili. L’ateneo deve rassegnarsi ad essere anche luogo di contraddizione – proprio in quanto luogo di studio - e i tentativi messi in atto negli anni scorsi di limitare la libertà di espressione e di manifestazione delle proprie idee, hanno sempre sortito l’effetto contrario, ovvero l’inasprirsi delle contrapposizioni. Anziché incentivare la passività e l’apatia che regna in tanti corsi universitari dove il punto di vista del docente non viene mai messo in discussione, chi crede realmente nella formazione dovrebbe valorizzare i comportamenti che esprimono atteggiamento critico; tutto il resto è ragion pigra o peggio conformismo travestito da cultura.

Qui di seguito il volantino che è stato distribuito.
NO ALLA PROPAGANDA SIONISTA ALL’UNIVERSITA’
Oggi una docente dell’università di Torino ha invitato a parlare all’interno del suo corso di “Geografia culturale”, un rappresentante dello stato di Israele. Il vice ambasciatore in Italia è stato infatti chiamato ad intervenire sull’economia israeliana e la sua relazione costituirà, insieme al programma del corso, materia d’esame per gli studenti e le studentesse.
Già come avviene durante le lezioni della professoressa Daniela Santus, il cui punto di vista è chiaramente di parte – la docente non perde infatti occasione per celebrare le magnificenze di Israele e per denigrare la lotta di liberazione palestinese – anche in questo frangente sarà una sola la voce a trovare spazio all’interno delle mura dell’ateneo torinese.
L’università, che dovrebbe distinguersi dai salotti televisivi e dalla propaganda mediatica per essere invece luogo di formazione critica e spazio aperto al dibattito e al contraddittorio, dimostra nuovamente la propria volontà di monopolizzare le coscienze, di impedirne un approccio critico all’esistente e di indirizzarne la formazione verso un pensiero unico, omologato e compatibile.
La professoressa Santus ha ben pensato di cedere oggi la sua cattedra a un rappresentante di Israele, ma si è ben guardata dall’affiancargli una controparte che riportasse anche la voce e le ragioni del popolo palestinese. Che fine ha fatto il contraddittorio, così spesso esaltato a massima forma di “confronto democratico”? Un’unica voce qui oggi, un unico punto di vista, come se le parti in causa – ed è bene ricordarlo, in conflitto – non fossero due, ma una soltanto e dall’altra ci fosse un’entità astratta, senza nome, senza legittimità e senza diritto di parola. Invece dall’altra parte c’è un popolo oppresso che da decenni grida al riscatto e lotta contro l’occupazione dell’esercito sionista. Un esercito, quello del governo di Ariel Sharon, che quotidianamente rende impossibile la vita di un intero popolo. Ai palestinesi sono impediti gli spostamenti e le necessità più elementari, vengono repressi e costretti a subire violenze e soprusi, ma nonostante tutto, questo popolo non ha mai perso la propria dignità così come non ha mai rinunciato a lottare con ogni mezzo possibile per la propria autodeterminazione. I check-points dell’esercito israeliano impediscono agli studenti di raggiungere la scuola, ai lavoratori di recarsi sul posto di lavoro, ai malati e alle donne incinte di andare all’ospedale. I muri e il filo spinato circondano i villaggi e le città palestinesi, rendendoli delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. I soldati di Sharon hanno mano libera sulla popolazione palestinese, che oltre a subire una violenza fisica costante è anche sottoposta a subdole forme di oppressione psicologica, basti pensare alle perquisizioni notturne, ai rastrellamenti, al coprifuoco, etc…Il terrorismo è creato, praticato e organizzato scientificamente dallo stato sionista e non - come qualcuno vorrebbe farci credere – da chi in Palestina lotta contro quella che è a tutti gli effetti un’occupazione militare illegittima e ingiustificabile.
Chissà se il vice ambasciatore, parlando dell’economia israeliana, si ricorderà di dirci che essa si sviluppa e si basa sullo sfruttamento indiscriminato dei territori nonché della popolazione araba. Chissà se si ricorderà di aggiungere che i palestinesi sono privati della loro acqua e delle loro fonti idriche perché queste sono invece destinate a riempire le lussuose piscine dei coloni israeliani, comunità di cosiddetti civili, armati fino ai denti che vivono a ridosso dei territori occupati e dalle loro finestre giocano al tiro a segno colpendo i giovani palestinesi. Chissà se ci racconterà che i palestinesi non possono godere dei frutti della loro terra perché questi servono a riempire le pance e le tasche degli israeliani…E potremmo continuare all’infinito con gli esempi di storie che semplicemente l’ambasciatore ometterà con il beneplacito della professoressa Santus che dalla sua aula ancora una volta ha escluso la voce del popolo palestinese e ha impedito il contraddittorio, nella pretesa di riscrivere la storia e gli eventi.

Per far fronte a tutte queste sicure omissioni, siamo qui a ribadire la legittimità della lotta del popolo palestinese contro l’occupazione sionista dei suoi territori e a esprimere tutta la nostra solidarietà alla tenace ricerca di autodeterminazione che il popolo palestinese insegue da quasi sessant’anni.

COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - TORINO

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Congratulazioni
by Ze'ev il Sionista Wednesday, Apr. 20, 2005 at 6:05 PM mail:

Mi congratulo con la professoressa Santus per il coraggio intellettuale e con la Digos per la professionalita'mostrata . Non e' mai facile gestire situazioni di questo tipo, con facinorosi pronti alla violenza e alla sopraffazione, salvo poi nascondersi dietro il vittimismo della "democrazia negata". Questa gente non sa nemmeno lontanamente che cosa significa la parola democrazia (ne' conosce alcunche' della realta' israelo-palestinese, al di la' degli slogan).

Ze'ev il Sionista.

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Vivissime congratulazioni....
by AntiSion Wednesday, Apr. 20, 2005 at 6:15 PM mail:

...a quegli studenti che, sfidando i manganelli e le schedature della DIGOS (ma perche' i sionazi hanno sempre bisogno di una scorta armata?), hanno nondimeno contestato questo ennesimo provocatore.

Quando capiranno che il loro posto e' fra i quattro muri
dell'ambasciata e che NON devono andare in giro a creare
casini..???!!!

Quanto alla docente vorrei sapere in virtu' di quale cervellotica logica ha introdotto fra gli esami del suo
corso il contenuto della conferenza (? direi piuttosto
"comizio" anti-palestinese...).

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Università, libertà e democrazia
by sic Thursday, Apr. 21, 2005 at 5:17 PM mail:

Caro amico sionista, a mio modo di vedere stai travisando un pò i fatti; quelli che si sono rivelati antidemocratici ed anche intolleranti sono stati la digos e la cara professoressa. L'università è un'istituzione libera dove ognuno dovrebbe essere nella condizione di esprimere le proprie idee; ben venga la professoressa che invita il vice ambasciatore alla lezione, ma ben vengano anche gli studenti o chiunque fosse stato informato dell'avvenimento di poter intervenire e poter esprimere il proprio eventuale dissenso. Già bloccare l'accesso ad un'aula universitaria non mi sembra costituzionalmente lecito; in più bloccarlo solo a coloro i quali la digos reputava fossero contrari al pensiero del vice ambasciatore mi sembra un atto repressivo e di censura non degno certo di un'istituzione libera come l'università dovrebbe essere. Mi auguro che il preside di facoltà o chi per lui possa fare chiarezza sulla questione.

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...
by Alex Saturday, Apr. 23, 2005 at 4:58 PM mail:

E' proprio vero!!!
la madre degli imbecilli è sempre incinta ed ecco i risultati.
COMUNISTI NEI GULAG
VIVA ISRAELE

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perchè la sinistra appoggia Sharon
by haaretz Saturday, Apr. 23, 2005 at 9:00 PM mail:

Il palazzone di Haaretz è piantato in una zona industriale di Tel Aviv, dove il bianco degli edifici Bauhaus viene sovrastato dall' « abito di cemento e asfalto che vestirà Israele » , celebrato in una canzone sionista degli Anni Trenta. Allora l'imprenditore tedesco Salman Schocken comprò il giornale dal gruppo che l'aveva fondato nel 1919 e da allora resta una questione di famiglia. Il nipote Amos siede sulla poltrona dell'editore, dopo che suo padre Gustav ha pubblicato e diretto per 51 anni il q u o t i d i a n o che più viene identificato con la sinistra israeliana.
Arrivare all'ufficio di Amos Schocken è come un percorso nei gusti di un collezionista vorace, le pareti delle stanze sono coperte dalle opere che ha acquistato.
Non è l'unico segno che imprime su Haaretz , oltre alla scelta del direttore. E' stato lui a rispondere ai lettori, quando il giornale nel pieno della seconda intifada era stato accusato di essere anti israeliano « perché continuava a criticare il governo e l'esercito impegnati nella guerra al terrorismo » . Oggi invece appoggiate Ariel Sharon.
« Sul ritiro da Gaza, siamo tra i più ostinati e convinti sostenitori. Sharon sta compiendo quello che durante la campagna elettorale il laburista Amran Mitzna aveva proposto: Israele non può più mantenere il controllo dei territori occupati » . Haaretz ha definito « churchilliano » il discorso con cui il premier ha presentato l'evacuazione delle colonie.
« Lasciare la Striscia è una scelta storica. Riconosciamo che Sharon ha preso questa decisione correndo dei ri schi, con uno strappo dai sostenitori tradizionali. Ma senza dimenticare che è stato lui uno dei principali architetti dell'espansione degli insediamenti. In ebraico abbiamo un detto: chi si pente dei peccati sta in un posto più alto di chi non pecca mai » . Nel 2002 la scrittrice Irit Linor inviò una lettera per dire che cancellava l'abbonamento al quotidiano. Vi accusava di essere antisionisti.
« Fin dai tempi di mio padre, abbiamo difeso i valori del sionismo e criticato i governi » . Che cosa succederà dopo il ritiro? « A sinistra qualcuno sospetta che sia solo una mossa per mantenere il controllo della Cisgiordania. Israele deve definire i suoi confini in un modo ragionevole e accettato dalla comunità internazionale. I palestinesi devono avere uno Stato. Se non sapremo convivere in questo modo, ci sarà un'altra guerra, ne abbiamo combattute tante » . I ranghi più alti nell'esercito erano una volta presidiati dell'élite ashkenazita, laica, da cui lei proviene. Oggi gli ufficiali sono sempre di più religiosi.
« Invece della carriera militare i giovani preferiscono studiare, cominciare a lavorare, andare all'estero. Credo che questa sia una vittoria del sionismo: costruire una nazione dove gli ebrei possano condurre una vita normale. Il Libano, l'occupazione hanno in parte intaccato per la sinistra la legittimità delle forze armate. Una volta un rabbino mi ha mostrato le foto di soldati morti che venivano dalla sua comunità. Con orgoglio, perché quello era il suo certificato d'ingresso nella leadership dello Stato » .

dal corriere della sera

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