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Lavoro, sindacati, May day - SEPARATI IN PIAZZA
by dal corriere Sunday, May. 01, 2005 at 11:19 AM mail:

Lavoro, sindacati, May day - SEPARATI IN PIAZZA.

Due cortei, due Primo maggio, due mondi? Questa mattina c’è il corteo sindacale classico, con comizio in piazza Duomo; il pomeriggio carri allegorici, concerti e corteo multicolore per l’Euro May day. L’uno il prolungamento dell’altro? Per la verità sembra una staffetta impossibile, una inconciliabilità degli opposti, però sono due facce di una comune realtà. Il mattino a far la parte del leone saranno operai, impiegati, ma anche cittadini, che si riconoscono nelle confederazioni e nelle loro strategie. Nel pomeriggio sfilano gli «alternativi», che anche quest’anno vogliono marcare una distinzione. Per ora, quindi, «separati in piazza». Ma i contenuti, gli obiettivi, più che i mezzi per raggiungerli, sono più vicini di quanto non si pensi, se si abbandonano gli occhiali dell’ideologia.
Sono soprattutto cinque le questioni sul tappeto. La prima è rappresentata dall’asse declino-sviluppo. Come ha rilevato la stessa Confindustria, che alcuni giorni fa ha lanciato l’allarme, il declino non è un tormentone sindacale o giornalistico ma una spietata realtà. Il problema è come unire le forze per una stagione di nuova competitività, in grado di creare sviluppo e buona occupazione. Su questo punto, la vicenda «a perdere» dell’Alfa Romeo suona come una metafora stonata. Milano e la Lombardia devono giocare un ruolo più dinamico e innovativo.
Poi c’è la partita della flessibilità-precarietà. Un binomio non coincidente, se non per certa retorica. C’è flessibilità buona e cattiva, che produce precarietà. L’estensione dell’area dell’incertezza e dei «diritti negati» divide le generazioni. Troppe, e questa è la terza sfida sul tappeto, sono le barriere che tengono lontani i giovani dal mercato stabile del lavoro. Ciò che per la prima volta li rende più disagiati dei loro padri e che blocca le stesse aspettative di promozione sociale. Si sta formando una generazione di «sprecati», su cui possono pericolosamente insinuarsi progetti di destabilizzazione.
La quarta questione, anche a Milano e nella ricca Lombardia, riguarda le donne. La creazione di posti di lavoro per le donne e di servizi che le affranchino dalla «doppia presenza» deve diventare una priorità per tutti. Infine, la quinta emergenza è quella degli «over 50», spesso espulsi dalle grandi imprese, che rischiano di essere «troppo giovani per la pensione e troppo vecchi per lavorare». Una generazione fuori mercato, che rischia il limbo del lavoro nero.
Intanto oggi sfilano i cortei. La cui bandiera dovrebbe essere quella di ricomporre il «lavoro in frantumi».

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